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Emergenza coronavirus in Italia. Così Parigi e Berlino rispondono a Pechino

La Nato ci invade, l’Europa ci lascia soli, soltanto la Cina ci aiuta. È il mantra che sta riscuotendo molto successo in queste ore sui social network italiani alimentari dalla propaganda grillina. Come ha spiegato su Twitter il politologo Lorenzo Castellani, la faccenda dei respiratori venduti all’Italia (lo ripetiamo: non “arriveranno” come sostiene la propaganda pentastellata, verranno acquistati quindi pagati) ha dato visibilità a Pechino.

Come spiegavamo ieri, però, nella narrativa sul modello Wuhan del leader cinese Xi Jinping – deciso a riabilitare sé e la Cina davanti alla Comunità internazionale passando da epicentro del coronavirus a salvatore dall’epidemia – mancano tre elementi. Il primo: che fine hanno fatto i giornalisti Li Zehua, Fang Bin e Chen Qiushi, spariti dopo le loro indagini sull’epidemia? Il secondo riguarda i dati economici e la permanenza di 55 milioni di persone dell’Hubei in quarantena. Il terzo: i ritardi e i silenzi del regime. A che prezzo quindi accettiamo di subire questa propaganda propria dal Paese che a causa dei suoi ritardi e silenzi ha permesso al virus di espandersi in tutto il mondo?

GLI ALLEATI STORICI

Quanto alla Nato, invece, abbiamo già spiegato come l’“invasione” dell’esercitazione Defender Europe (37.000 soldati di 18 Paesi) fosse pianificata da anni per aumentare la difesa del Vecchio continente. E il fatto che il coronavirus abbia fermato la Cold Response 2020, l’esercitazione militare della Nato in corso nel Nord della Norvegia da una decina di giorni, ha mandato all’aria tutte le teorie del complotto.

Axios oggi parla del blitz globale della propaganda di Pechino sul coronavirus. Ma all’offensiva cinese sull’Italia, a cui Pechino ha dato grande eco sui suoi media di regime, stanno provando a rispondere i Paesi europei e l’Unione europea tutta. “Il patto di stabilità tra i Paesi dell’Unione europea va usato con flessibilità”, ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel. Che, concedendo maggiori margini di bilancio ai governi in difficoltà per la diffusione del virus, ha aggiunto: “Non si può dire all’Italia di non spendere sulla sanità”, ha spiegato il capo del governo tedesco. E ancora: “L’Europa non si deve isolare ma deve coordinarsi. Nessun sistema sanitario dovrà vivere una situazione di emergenza”. Si tratta di un’apertura importante considerato il fatto che la cancelliera guida i Paesi del Nord poco disponibili a spendere per l’Unione europea.

PARIGI E BERLINO SULLE FRONTIERE

Un assist da Berlino a Roma arriva anche sulle frontiere. “La Germania non ritiene che chiudere le frontiere sia il modo adeguato di reagire”, ha detto ancora Merkel. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente francese Emmanuel Macron, secondo cui le restrizioni imposte dall’Austria all’Italia e la decisione di chiudere le frontiere da parte della Slovenia per il coronavirus sono state “sbagliate”. Inoltre, Macron ha spiegato che tutti i membri dell’Unione europea sono “pronti a prendere” tutti insieme “le misure indispensabili” per “evitare le forme di instabilità economica e finanziaria” provocata dalla crisi legata al coronavirus. 

Per il presidente del Consiglio europeo Charles Michel è necessario usare “ogni mezzo necessario” per affrontare le conseguenze economiche dell’emergenza. “Useremo tutti i mezzi per assicurarci che l’economia europea superi questa tempesta”, ha spiegato invece il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen annunciando un intervento immediato da 25 miliardi sotto il nome di Corona response Fund. Mentre il presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ha assicurato che l’Eurotower adotterà diverse misure contro gli effetti dell’emergenza coronavirus nella riunione di questa settimana.

LE REAZIONI ITALIANE

Apertura accolta positivamente dal premier Giuseppe Conte, che ha reso noto che dai leader europei è arrivato “ampio sostegno per le misure adottate dall’Italia per l’emergenza coronavirus” e che si deve “procedere con il massimo coordinamento” affinché “l’Europa adotti tutti gli strumenti necessari per proteggere la salute dei suoi cittadini e ridare respiro all’economia”. Per il commissario europeo all’Economia ed ex premier Paolo Gentiloni “non è il momento di guardare ai decimali delle regole, è il momento di guardare ai posti di lavoro, al sistema sanitario, alla liquidità delle imprese, al futuro delle nostre economie”.

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