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Export e innovazione tecnologica. Così Londra punta sulla Difesa

La Global Britain sceglie il canale dell’export militare e dell’innovazione tecnologica nel campo della Difesa. Per rilanciare la proiezione internazionale nell’era della post-Brexit, il governo del Regno Unito ha ideato un fondo da un miliardo di sterline (1,14 miliardi di euro circa) per agevolare le vendite di materiali d’arma e una cifra pressoché uguale per tecnologie all’avanguardia e settori ad alto potenziale, incluso lo spazio. È quanto si legge nella proposta di budget presentata mercoledì al Parlamento inglese da Rischi Sunak, neo cancelliere dello Scacchiere nel governo di Boris Johnson.

LA GLOBAL BRITAIN

Proprio il premier britannico aveva anticipato novità sul tema a fine febbraio, quando aveva annunciato la “Integrated review of foreign policy, defence, security and international development”, già rinominata Global Britain. Come si notava su queste colonne, la revisione della postura internazionale affidata agli esperti britannici rappresenta “la più ambiziosa review di difesa, sicurezza e politica estera dalla fine della Guerra fredda”, con opportunità che paiono interessanti anche per l’industria italiana (alla luce dei consolidati legami oltremanica). Tra gli obiettivi già esplicitati, c’è il mantenimento del budget per la difesa oltre la quota del 2% del Pil, nonché la spinta a investire su tecnologie disruptive anche con applicazione al campo militare.

LE NOVITÀ

Vanno in questa direzione le novità presentate dal numero uno della Finanze Uk nella nuova proposta di bilancio nazionale. Come nota il sito specializzato Jane’s 360, la novità più rilevante riguarda un nuovo fondo per l’export nel campo della difesa e sicurezza. Con 1 miliardo di sterline, sarà gestito dalla Export Finance, l’agenzia britannica che si occupa di credito all’esportazione, e si tradurrà in prestiti agli Stati stranieri (in particolare le “economie emergenti”) per l’acquisto di beni e servizi prodotti nel Regno Unito. Ci sono poi 100 milioni per “sviluppare capacità in risposta alle minacce che Uk sta affrontando, incluso il finanziamento per tecnologie all’avanguardia nella propulsione avionica e spaziale”.

SETTORI AD “ALTO POTENZIALE”

Ci sono inoltre 900 milioni di sterline per il supporto allo sviluppo di settori industriali “ad alto potenziale”, risorse accolte con soddisfazione dal comparto nazionale. Apprezzamento è infatti arrivato dall’Ads, l’associazione che riunisce oltre 1.100 aziende britanniche che operano in difesa, aerospazio e sicurezza, con la promessa di monitorare nei prossimi mesi l’elaborazione di piani più specifici. D’altra parte, l’industria britannica chiede da tempo misure volte a mitigare gli effetti della Brexit, richiesta accompagnata dal timore di subire contraccolpi dall’uscita di un’Unione europea che si organizza per programma comuni nel campo della Difesa.

LO STATO DELL’EXPORT BRITANNICO

Londra punta tuttavia ben oltre i legami con l’Europa continentale. Le ambizioni riguardano mercati allettanti, a partire dal Medio Oriente. Il recente report dell’istituto svedese Sipri sui trasferimenti globali d’armamenti denota le difficoltà del Regno Unito nell’agguerrita competizione globale. Nel 2015-2019, rispetto al quinquennio precedente, le esportazioni britanniche sono diminuite del 15% (tra i big europei, peggio ha fatto solo l’Italia, con -17%). Nella top ten dell’export, Uk si colloca al sesto posto, coprendo una quota del 3,7% del mercato globale. La prima destinazione resta l’Arabia Saudita (dove vanno il 41% delle vendite britanniche), anche se in calo rispetto al periodo precedente.

I PIANI PER IL BUDGET

E se lo stesso report Sipri mostra l’ascesa poderosa della Francia, è intuibile il desiderio di Londra di recuperare terreno. Da parte sua, il Regno Unito può contare su un budget per la Difesa da 50,3 miliardi di sterline, pari a oltre 57 miliardi di euro (il budget italiano si aggira sui 22 miliardi). L’obiettivo dichiarato dal governo Johnson è accrescere ulteriormente tale cifra, sulla scia di quanto già predisposto dall’esecutivo di Theresa May. Nel 2018, era stato l’allora segretario alla Difesa Gavin Williamson ad annunciare il Modernising Defence Programme (Mdp), volto al complessivo ammodernamento delle Forze armate inglesi (basti pensare al Tempest, il programma per il caccia di sesta generazione). In ballo, si diceva allora, c’è lo status di “tier-one”, ovvero di potenza globale che non sarebbe più tanto scontato per Londra. Con risorse aggiuntive e investimenti in tecnologie all’avanguardia, i britannici puntano ora a consolidarlo.



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