Non è bastato portare a zero il costo del denaro. Né tantomeno l’annuncio di un bazooka a stelle e strisce da 700 miliardi di dollari per l’acquisto dei titoli di stato americani. La mossa della Federal Reserve, seguita a ruota dalle banche centrali di mezzo mondo, ha gettato ancora di più nel panico gli investitori, regalando un’altra settimana al cardiopalma per le piazze finanziarie, a partire da quella di Milano, in profondo rosso.
“La mossa che ha fatto la Fed, insieme tassi a zero e Quantative Easing, spaventa e non rassicura gli investitori, misure prese tra l’altro a due giorni dalla riunione programmata dalla stessa istituzione” spiega a Formiche.net Vincenzo Longo, market strategist di Ig Group “tensione e panico per qualcosa, pensano i trader, che la Fed sa ma non viene comunicata. La verità è che le banche centrali hanno poco spazio per intervenire, hanno già attuato politiche molto accomodanti in tutti questi anni”. E allora cosa bisogna fare? “Devono intervenire i governi e devono farlo con misure fiscali importanti, per l’Italia vorrà dire nuovo deficit che rischia di salire alle stelle. Questo spaventa e giustifica le pressioni in vendita sul nostro Paese. Il problema è che il panic selling non è finito qua, c’è spazio per discese importanti all’orizzonte”.
Non è bastata, quindi, la strategia della Federal Reserve con il taglio più significativo dalla crisi finanziaria del 2008, un azzeramento dei tassi di interesse fino a quando, ha detto il governatore Jerome Powell, non vi è “fiducia che l’economia abbia assorbito gli eventi recenti”. “Questo interventismo non va bene anche perché non si poggia su dati macro realistici, gli unici sono quelli arrivati questa mattina dalla Cina” spiega a Formiche.net Emanuele Canegrati, senior analyst di Bp Prime broker londinese “con un crollo maggiore del previsto di produzione industriale, vendite al dettaglio e investimenti nei mesi di gennaio e febbraio. La produzione industriale a gennaio e febbraio si è ridotta del 13,5%, la prima contrazione in circa 30 anni. Ma erano dati attesi, così come sappiamo che Pechino piano piano recupererà la sua capacità produttiva”.
Non ci sono dati macro sull’andamento dell’economia e i segnali di fumo lanciati dalla Fed e le altre banche centrali “allertano i mercati – prosegue Canegrati – vuol dire che la situazione è grave e non ci sono soluzioni a breve termine almeno da parte delle banche centrali”. Cosa fare allora? “I politici e policy maker si stanno dimostrando ancora una volta dietro la curva dei mercati finanziari rispetto agli investitori” continua il senior analist di Bp Prime “ci vorrebbe un coordinamento delle politiche fiscali nell’eurozona che attualmente non esiste perché queste sono di competenza dei singoli stati. A questo punto, ad esempio, si potrebbe utilizzare l’Esm (il Fondo salva-Stati) che ha una dotazione finanziaria di 650 miliardi di euro e nessuno di questi viene utilizzato”.
I mercati scommettono a questo punto su un possibile default italiano? “Non proprio su un default – conclude Canegrati – ma c’è il rischio di un downgrade se il debito aumenta di molto”.
Entrambi gli analisti concordano che questa che stiamo vivendo non è una crisi finanziaria o monetaria, appare più come una crisi dell’economia reale, con le Borse che per una volta sono specchio della realtà e non la causa di questo disastro.
“L’intervento della Fed e delle altre banche centrali causeranno molti più danni all’economia globale che il coronavirus” è invece il j-accuse di Peter Schiff responsabile di Euro Pacific Capital lo stesso che nel 2006 aveva predetto che i bassi tassi di interesse della Federal Reserve avrebbero portato a un crollo del mercato immobiliare. “Sebbene – spiega – il capitalismo non abbia nulla a che fare con questo disastro, il capitalismo è quello che se ne prenderà la colpa”.
Per Schiff questa crisi è molto diversa di quella vissuta nel 2008 con il fallimento di Lehman Brothers “L’apparente successo del Quantative easing nel 2008 ha creato un falso senso di sicurezza che questa politica possa funzionare di nuovo. L’ultima volta ha avuto successo perché tutti credevamo che fosse una misura temporanea”. E quindi per il broker finanziario oggi non ha senso ripetere azioni interventiste e lo scenario che disegna è piuttosto tetro: “questa finzione scomparirà, portando la realtà dell’iperinflazione e della depressione”.