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Tokio2020 e non solo. Cosa sta facendo il Giappone per il coronavirus

Uno dei Paesi più colpiti dall’emergenza coronavirus è il Giappone. Più di 1.000 casi, secondo l’ultimo report dell’agenzia Reuters. Gran parte dei pazienti, circa 706, si trova in quarantena dopo essere stati nella nave da crociera Diamond Princess. Il ministero della Salute giapponese ha confermato 12 decessi, sei di persone che si trovavano sulla nave.

In una conferenza stampa, il governatore di Yamaguchi, Tsugumasa Muraoka, ha confermato l’ultimo caso sul territorio giapponese, un uomo di 40 anni.

La notte del mercoledì sono stati registrati altri 23 casi, da Yamaguchi a Hokkaido; evidenza che la diffusione del virus interessa tutto il Giappone. Come in Italia, il governo ha chiesto di privilegiare lo smart work e di chiudere le scuole. In 17 regioni c’è il consiglio di non uscire di casa.

La situazione ha aumentato i dubbi sullo svolgimento dei Giochi Olimpici a Tokyo alla fine del mese di luglio. Il presidente del comitato organizzativo dell’evento, Yoshiro Mori, ha detto ancora una volta che la cancellazione dei Giochi Olimpici non è sul tavolo delle opzioni: “Non sono dio, non so cosa succederà, se ci saranno cambiamenti, ma non stiamo valutando per nulla la cancellazione di Tokyo 2020”. Su questa linea è ancora il governo giapponese, che ha confermato che si sta avanzando in maniera ininterrotta con i preparativi insieme al Comitato Olimpico Internazionale. L’invito agli atleti è di continuare a prepararsi per il grande evento.

Tuttavia, sono sempre più rigide le nuove misure per proteggere la salute di corridori e spettatori durante la portata della fiamma olimpica, che comincerà questo mese. Il comitato organizzativo ha annunciato con un comunicato che questa volta non sarà un evento aperto al pubblico, ma con un numero di spettatori limitato e tutti i partecipanti controllati.

L’epidemia coronavirus danneggia anche i rapporti – già molto tesi – tra il Giappone e la Corea del Sud. Ieri il governo di Seul ha protestato contro la decisione di Tokyo di mantenere in quarantena i visitatori sudcoreani durante due settimane. Il Giappone è entrato nella lista dei 100 Paesi che hanno imposto limitazioni ai viaggiatori provenienti dalla Corea del Sud e altre zone con alto indice di contagi.

Più del 90% dei casi della Corea del Sud sono confinati nella città di Daegu e nella vicina provincia di Gyeongsang. Sono in totale 7041 casi, con una decrescita nel numero di nuovi casi giornaliero (da 760 sono passati a 196, secondo l’ultimo report della scorsa settimana). Il Centro Coreano di Controllo e Prevenzione di Malattie ha confermato 44 morti.

“È disdicevole che il Giappone abbia preso questa misura irragionevole ed eccesiva senza chiedercelo prima – ha dichiarato il ministro degli Affari esteri sudcoreano -. Facciamo un appello perché ci ripensi immediatamente”. Ha anche informato che l’ambasciatore giapponese sarà richiamato per spiegare questa scelta del governo di Tokyo e ricevere una contestazione formale. Prima, Seul ha ugualmente convocato gli ambasciatori del Vietnam e Singapore per le stesse limitazioni ai viaggi.

Dopo un incontro nel palazzo della presidenza, il Consiglio di Sicurezza Nazionale della Corea del Sud ha dichiarato che Tokyo è di fronte alla “sfiducia della comunità internazionale per colpa della sua risposta opaca e passiva contro il coronavirus”.

Il portavoce del governo giapponese, Yoshihide Suga, ha difeso la scelta di limitare i viaggi di sudcoreani e cinesi: “La decisione è stata il risultato di un esame esaustivo dell’informazione disponibile sulla situazione in altri paesi e gli effetti di altre misure […] Credo che questo è il momento opportuno”.

Le tensioni tra Giappone e Corea del Sud non sono nuove. L’anno scorso i giapponesi hanno imposto restrizioni commerciali ai sudcoreani e questi hanno risposto con un boicotto sui beni e servizi dal Giappone. Ora con il coronavirus la situazione sembra che può solo peggiorare.



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