La giornata nazionale dedicata a Dante, il Dantedì, ha spezzato un po’ il senso monocromatico del nero profondo restituitoci dai domiciliari collettivi. In realtà, prima che si pietrificasse tutto in una sospensione di tempo scandita dal bollettino di guerra della Protezione Civile, il 2020 era partito con ambizioni anniversarie piuttosto alte.
Sarebbe questo, infatti, l’anno del 500esimo anniversario della morte di Raffaello Sanzio, celebrato, tra l’altro, da una sontuosa mostra alle Scuderie del Quirinale a Roma, che ha fatto appena a tempo ad inaugurarsi il 5 marzo per poi chiudere i battenti precipitevolissimevolmente a causa della sopravvenuta quarantena globale.
Speriamo di recuperare. Tra i grandi italiani Fellini, di cui si celebrano i cent’anni dalla nascita, a Rimini, sua città natale, e in molte altre città: magari se la tv ci aiutasse in questi giorni grami e forzati a ricordarlo come si usava una volta con i cineforum ( visione del film e spiegazione) male non sarebbe. Qualcosa in verità è andata in video, ma non ci è sembrata particolarmente curata.
Di Alberto Sordi, per restare in ambito cinematografico, s’e’ vista una fiction Rai: probabilmente non farebbe torto all’immenso talento dell’artista, straordinario interprete dei vizi (molti) e delle virtù ( non altrettanto numerose) degli italiani, una rassegna dei suoi film migliori, per raccontare alle giovani generazioni qualcosa di più delle macchiette di Nando Mericoni, americano a Roma. E poi siamo tutti curiosi di vedere aperta la sua villa-museo di fronte alle Terme di Caracalla, dove è allestita ( e non partita) la mostra del centenario.
Se allarghiamo l’orizzonte delle arti abbiamo per la musica il sommo Ludwig Van Beethoven, nato nel dicembre di 250 anni fa a Bonn e per la letteratura i 150 anni dalla morte di Charles Dickens, che raccontò meglio di ogni altro la faccia buia della rivoluzione industriale inglese. C’è spazio per la politica con i 150 anni dalla nascita di uno dei massimi artefici del comunismo inverato attraverso la rivoluzione di ottobre: Vladimir Il’ič Ul’janov, noto al mondo come Lenin. Per la musica rock due date importanti: la morte di Jimi Hendrix, il grandissimo chitarrista di Seattle, e lo scioglimento dei Beatles, cinquant’anni fa. Tutti eventi che attendono di essere adeguatamente ricordati.
Ma, fermandoci alla cifra tonda dei cent’anni, il 1920 fu l’anno della morte di Amedeo Modigliani, e quello della nascita di scrittori del calibro di Charles Bukowski, di poeti come Tonino Guerra, sodale di Fellini, e Gianni Rodari, indimenticato inventore di filastrocche e favole pedagogiche, di jazzisti come Charlie Parker, di inventori di storie fantascientifiche come Isaac Asimov. Tra le ricorrenze da tenere a distanza la fondazione in Germania del Partito Nazional Socialista, da parte di un certo Adolf Hitler, poco più che trentenne. Tra quelle, invece da celebrare, la nascita della prima Società delle Nazioni, antenata dell’Onu, a Ginevra e la prima campagna di resistenza passiva di Gandhi contro i colonialisti inglesi.
Sorprende, poi, il quadro delle ricorrenze con il 1920: anche quello era un anno bisestile e anche quello era un anno di Olimpiadi. Si tennero ad Anversa e celebrarono la liberazione dall’influenza spagnola. Dopo la guerra con le bombe e quella con il virus letale, il mondo sentiva il bisogno di riprendere fiato, di ossigenare il corpo e la mente dopo anni ininterrotti di cupa oscurità e di angoscia. Un’energia nuova attraversò la gente e gli intellettuali, sensori avanzati del sentimento del mondo, generarono un’esplosione di creatività protesa verso il moderno: è il tempo nuovo dell’auto, del cinema, della radio che ispirarono il Bauhaus, l’art decò, il cubismo, che fecero Parigi capitale dell’arte e New York capitale del futuro.
Chissà se tutta quell’energia compressa che il mondo sta accumulando in questi giorni strani riuscirà ad esplodere creando gli stessi effetti tonificanti sul mondo contemporaneo. Intanto, appena togliamo le mascherine, andiamoci a vedere le mostre in sospeso. E anche qualche città. Di questi tempi, come si dice, ogni lasciata è persa.