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Ecco chi penserà al futuro della Nato. La task force di Stoltenberg con Marta Dassù

Ci sarà anche Marta Dassù tra i dieci esperti che ragioneranno sul futuro della Nato. La nomina è arrivata direttamente dal segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, che ha scelto la sua task force sugli input degli Stati membri. Il tedesco Thomas de Maizière e l’americano Wess Mitchell presiederanno il gruppo in cui figurano tutti i maggiori Paesi dell’Alleanza (si segnala l’assenza della Penisola iberica rispetto alla preponderanza dell’Europa centrale). L’Italia comunque non poteva mancare, e ci sarà con l’esperta Dassù, senior director per gli Affari europei dell’Aspen Institute, direttore di Aspenia e già vice ministro e sottosegretario agli Affari esteri.

GLI OBIETTIVI

La task force supporterà Stoltenberg nella “riflessione strategica sul futuro della Nato”. Al vertice di Londra tra i capi di Stato e di governo dello scorso dicembre, infatti, i Paesi membri hanno dato mandato al segretario generale di formare un gruppo di esperti per ripensare l’azione collettiva e rinnovare l’Alleanza. È il modo con cui la Nato ha assorbito con resilienza le critiche sollevate da Emmanuel Marcon sulla “morte cerebrale” dell’Alleanza, oltre al rischio di strappo con la Turchia sul tema S-400 e le rimostranze americane sul burden sharing.

IL GRUPPO DI ESPERTI

La notizia arriva a due giorni dalla riunione tra i ministri degli Esteri dell’Alleanza, convocata per giovedì prossimo in rigorosa videoconferenza. Come di consueto, in preparazione dei lavori, il segretario generale ha fatto un giro di chiamate ai 30 capi delle diplomazie (da ieri è ufficialmente entrata anche la Macedonia del nord). Formiche.net aveva anticipato che il colloquio tra Stoltenberg e il ministro Luigi Di Maio aveva riguardato proprio la formazione della task force di esperti e l’esponente italiano che ne avrebbe fatto parte. “La composizione del gruppo tiene contro del gender balance, di esperienze rilevanti e della distribuzioni degli alleati”, fa sapere il quartier generale di Bruxelles. La task force si interfaccerà con i singoli Stati membri, con il Consiglio nord-atlantico (che resta l’organo decisionale di riferimento) e con “altri rilevanti stakeholder”.

LE SCELTE PER USA, FRANCIA E GERMANIA

Per gli Stati Uniti ci sarà Wess Mitchell, co-fondatore e attuale vice presidente del Center for European policy analysis (Cepa) che ha lasciato solo da settembre 2017 a gennaio 2019 in virtù dell’incarico ricevuto da Donald Trump come assistant secretary di Stato per gli affari europei e euroasiatici. Per la Francia c’è Hubert Vedrine, già capo della diplomazia francese nel governo di Lionel Jospin (presidenza Jacques Chirac) e segretario generale della presidenza della Repubblica con François Mitterrand. Dal 2003 presiede l’istituto a lui dedicato, figurando anche nel board del French institute for international and strategic affairs (Iris). C’è un ex ministro anche per la Germania, con Thomas de Maizière, politico della Cdu al vertice dell’Interno per due volte con Angel Merkel (di cui è stato anche capo della cancelleria) con un’esperienza anche in qualità di titolare della Difesa tedesca prima dei sei anni targati Ursula von der Leyen.

TRA ANKARA E LONDRA

Significativa la nomina dell’ambasciatore turco Tacn Ildem, considerando che le ambizioni di Ankara (tra S-400 russi, Siria e Libia) sono tra i punti più delicati per la tenuta interna della Nato. Il profilo pare quello giusto per ricucire i rapporti. Già ambasciatore in Olanda e rappresentante permanente di Turchia all’Osce, dal 2016 è assistente del segretario generale Jens Stoltenberg per la Public diplomacy, la porta dell’Alleanza sull’opinione pubblica. Profilo più accademico per il Regno Unito, che schiera lo storico John Bew, professore al King’s College di Londra. È comunque vicino al premier Boris Johnson in qualità di membro della cosiddetta “Number 10 policy unit”, ovvero il gruppo di consiglieri dell’inquilino di Downing Street.

IL RESTO DEL GRUPPO

Completano il gruppo gli esperti altre quattro donne, rispettivamente per Canada, Danimarca, Olanda e Polonia. In ordine, Greta Bossenmaier è stata fino allo scorso novembre consigliere per la sicurezza nazionale del premier Justin Trudeau, già a capo del Communications Security Establishment, l’agenzia governativa che si occupa delle comunicazioni sicure dell’amministrazione. La danese Anja Dalgaard-Nielsen è direttore dell’istituto di strategia presso il Royal Danish Defence College, specializzata in terrorismo, cooperazione civile-militare e studi strategici. Profilo decisamente più manageriale per l’olandese Herna Verhagen, ceo di PostNl, la multinazionale con sede all’Aia che opera in spedizioni postali ed e-commerce. La polacca Anna Fotyga arriva invece dalla politica. Attuale membro dell’Europarlamento, è stata ministro degli Esteri e capo della cancelleria della presidenza a Varsavia. Il profilo sembra quello giusto per un altro tema delicato: il dialogo con un’Unione europea che procede verso la difesa comune. A Strasburgo, la Fotyga presidente da sottocommissione Sicurezza e Difesa.



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