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Due navi della Marina in quarantena. Rischi e contributi delle Forze armate

Due navi della Marina militare sono in quarantena nel porto di Brindisi. “Misure precauzionali”, spiega la Forza armata, dopo che sono risultati positivi al Covid-19 due militari che dieci giorni fa avevano svolto attività in mare a bordo delle unità. È così che il coronavirus è sbarcato sulla Marina italiana.

IL CONTAGIO

L’obiettivo ora, nota lo Stato maggiore dalla Marina, è “ limitare al massimo il rischio di contagio”, dovuto al fatto che i due militari risultati positivi aveva svolto dieci giorni fa attività in mare a bordo delle navi anfibie San Giusto e San Giorgio. Uno dei due è al momento ricoverato presso l’ospedale Perrino di Brindisi. Entrambi sono stati sottoposti al tampone dopo aver mostrato sintomi connessi al virus. Al riscontro positivo, sono stati loro a informare i rispettivi comandi.

LA QUARANTENA

È a quel punto che sono scattati i “provvedimenti restrittivi a tutela della salute del personale, dei familiari e della cittadinanza, segnalando a scopo quarantenario gli equipaggi delle due navi alle autorità sanitarie”. Per questo, spiega ancora lo Stato maggiore, “le navi resteranno ormeggiate in porto a Brindisi vigilate dal personale della Stazione Navale che ne manterrà lo stato di efficienza”.

LE UNITÀ NAVALI

Brindisi è d’altra parte il porto di assegnazione di entrambe le unità, due delle tre navi Classe San Giorgio in dotazione alla Forza armata. Si tratta di “Landing Platform Dock”, progettare come unità anfibia, con bacino allargabile, destinate principalmente a svolgere operazioni di proiezione di capacità sul mare e dal mare su terra. Sono altresì adatte a impieghi duali, come assistenza logistico-sanitaria in casi di calamità e trasporto in emergenze, anche in strutture portuali non idonee all’ormeggio. Resteranno ora nel porto di Brindisi per la necessaria quarantena.

IL RISCHIO PER I MILITARI

Il coronovirus d’altra parte non risparmia nessuno, nemmeno le Forze armate. Per la Marina era già arrivata la scorsa settimana la cancellazione del tradizionale giro del mondo della Amerigo Vespucci. Ieri, la notizia più triste, la morte di un ufficiale superiore dell’Esercito che prestava servizio al segretariato generale della Difesa, a Centocelle, Roma, dove è partita la sanificazione. Sempre ieri, la decisione di sospendere le attività delle accademie militari e scuole di formazione in tutta Italia. Ancora prima, la positività al contagio del capo di Stato maggiore dell’Esercito, il generale Salvatore Farina. È una delle due facce della medaglia delle Forze armate in questa emergenza coronavirus (ce le aveva spiegate il generale Leonardo Tricarico). Da una parte, i rischi per una struttura in cui è praticamente impossibile limitare i contatti tra appartenenti allo stesso reparto. Dall’altra, l’instancabile contributo che i militari italiani hanno messo in campo sin dal primo giorno.

RISCHI E CONTRIBUTI

Personale sanitario della Marina ha partecipato al rientro in Italia dei connazionali bloccati sulla Diamond Princess in Giappone. Come lei, anche Aeronautica ed Esercito si sono dati da fare, dal trasporto sanitario in bio-contenimento, ai militari sulle strade per attuare le norme restrittive del governo, fino ai posti letto resi disponibili su tutto il territorio nazionale. Medici militari supportano il servizio sanitario nazionale, mentre l’Azienda Industrie Difesa (simbolo dei civili della difesa) è stata messa a disposizione per contribuire per quattro mesi alla produzione di respiratori sanitari.


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