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Così il Pentagono testerà il 5G (made in Usa) sulle basi militari

Il Pentagono vuole accelerare la corsa al 5G, considerato un “game changer” anche dei futuri scenari operativi. È per questo che il dipartimento della Difesa ha avanzato una richiesta al comparto a stelle e strisce di presentare proposte per lo sviluppo di prototipi volti a testare la rete di nuova generazione nel campo della logistica militare, all’interno di un rinnovato sforzo di budget e di collaborazione pubblico-privata.

LO SFORZO DEL PENTAGONO

La richiesta era stata preannunciata a fine febbraio da Mark Esper, segretario alla Difesa nel gabinetto di Donald Trump. L’attenzione del Pentagono sui temi del 5G è d’altra parte ormai ai massimi livelli, grazie anche alle sollecitazioni giunte dalla comunità di esperti e dal Congresso. Si punta a non perdere terreno rispetto alla Cina, primo competitor in questo campo. Non a caso, nella richiesta di budget per il prossimo anno, la Difesa americana ha inviato a Capitol Hill una sollecitazione da 449 milioni di dollari per ricerca e sviluppo su programmi tecnologici dedicati alle comunicazioni di nuova generazione, oltre il doppio rispetto a quanto approvato per l’anno in corso.

LA RICHIESTA DI PROPOSTE

Un’attenzione che giovedì si è concretizzata con la pubblicazione da parte del Pentagono di una “Request for prototype proposals” (Rpp) al fine di testare tecnologie 5G presso la base dei Marines di Albany, in Georgia, prima di quattro infrastrutture militari che sperimenteranno le reti di nuova generazione applicate alla logistica militare. La richiesta di proposte riguarda tre categorie: il network, le applicazioni e i potenziamenti successivi, partendo prima di tutto da un “5G prototype testbed” per progettare a sviluppare un prototipo di rete di quinta generazione per le operazioni nei magazzini del Corpo dei Marines. È la prima di quattro Rpp per altrettante basi militari, già identificate per testare soprattutto soluzioni di realtà aumentata, destinate a rivoluzionare la logistica (non solo militare).

IL CONSORZIO PER IL 5G

La particolarità nella richiesta del Pentagono sta soprattutto nei destinatari dell’invito a proporre soluzioni. L’Rpp si rivolge infatti al National Spectrum Consortium, una struttura appositamente pensata come partnership pubblico-privata per guidare lo sforzo nazionale nel campo del 5G. Il consorzio conta 305 membri, da start up a colossi come Lockheed Martin, con l’obiettivo di “alimentare la collaborazione tra governo, industria e accademia per identificare, sviluppare e testare le tecnologie abilitante necessarie ad ampliare l’accesso e l’uso militare e commerciale dello spettro elettromagnetico per 5G e oltre”.

FLESSIBILITA’ CONTRATTUALE

È operativo da circa un anno, dotato di un budget di lancio da 1,25 miliardi di dollari in cinque anni, fornito dal Pentagono attraverso la formula dell’Other transaction agreement (Ota). Gli Ota rappresentano uno strumento contrattuale particolarmente flessibile, che permette di escludere clausole o requisiti necessari negli accordi tradizionali di procurement (come i requisiti di audit o gli standard di contabilità). Sono per questo utilizzati dalle agenzie governative americane per finanziare progetti di ricerca e sviluppo su tecnologie avanzate, in cui si cerca di accelerare la corsa verso l’innovazione.

I PROTOTIPI PER LA DIFESA

Negli ultimi anni, gli Ota hanno visto un utilizzo (e finanziamento) crescente da parte del dipartimento della Difesa, soprattutto in campo prototipale. In tal senso, il loro ricorso è comunque vincolato alla sussistenza di alcune caratteristiche del programma, come la partecipazione di soggetti “nontraditional” e il coinvolgimento dei privati nel finanziamento. Non a caso, è proprio questa la logica del National Spectrum Consortium, nonché degli altri consorzi simili (ce ne sono una trentina) sponsorizzati dalla Difesa americana, dallo spazio alla missilistica, dalle navi del futuro alla propulsione, tutti concentrati sulle tecnologie disruptive.


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