Non c’è solo la diretta della Santa Messa celebrata da Papa Francesco alle 7 in punto ogni mattina da Santa Marta ad accompagnare la vita dei cattolici. O quella celebrata alle 19.00 dal cardinale Angelo De Donatis (vicario del Papa) dal Santuario del Divino Amore a Roma. Tutto in diretta grazie a Tv2000 che nel corso della giornata ha riconvertito il suo palinsesto offrendo, accanto agli aggiornamenti sul coronavirus, anche altre occasioni di spiritualità da vivere via tv.
In realtà, per i credenti sono giorni nei quali si moltiplicano le occasioni spirituali attraverso i nuovi media e i social network. È un fiorire di iniziative da una capo all’altro del Paese. Si raccolgono, in questi giorni difficili, i frutti di una scelta fatta qualche anno fa dalla Conferenza episcopale, che investì risorse ed impegno culturale nella cosiddetta pastorale digitale. Fra il 2009 e il 2011, la Cei organizzò quattro convegni nazionali per spingere le diocesi italiane e gli operatori cattolici della comunicazione a imboccare con coraggio la via del digitale. Basta dare un’occhiata ai titolo di quei convegni, seguitissimi, per capire la forza di quell’investimento: Chiesa in rete 2.0 (2009), Testimoni digitali (2010), Diocesi in rete (2010) e Abitanti digitali (2011). A quel tempo il direttore dell’Ufficio nazionale era don Domenico Pompili che credeva fortemente nella scelta del digitale come strumento di nuova evangelizzazione e inculturazione. Oggi Pompili è vescovo di Rieti ed è stimatissimo da Papa Francesco. Il sito della sua diocesi è un esempio di animazione della fede cristiana attraverso la rete. Basta dare un’occhiata al testo dal titolo “La fede si aggrappa alla Rete”, per scoprire decine di iniziative social di parroci, sacerdoti, religiosi laici ed educatori. Una autentica miniera.
Dunque, l’investimento culturale fatto dalla Cei in quei tre anni sta dando i suoi frutti. Infatti basta dare una scorsa ai siti diocesani sorti in questi anni, per vedere affacciarsi le occasioni in streaming per seguire le celebrazioni liturgiche dei vescovi e tanti altri appuntamenti religiosi. Così come funzionano a tempo pieno i siti internet dei settimanali diocesani che garantiscono l’informazione locale e al tempo stesso offrono l’opportunità di partecipare alla vita spirituale delle comunità ecclesiali.
Non mancano poi sacerdoti e semplici credenti che in questi anni si sono specializzati nella comunicazione digitale e che ora tessono la loro rete quotidianamente. È il caso, ad esempio, di don Paolo Padrini (diocesi di Tortona), uno dei primi sacerdoti italiani ad occuparsi di pastorale digitale: ogni giorno invia su WhatsApp al suo sterminato elenco di amici, i link per seguire in Youtube la diretta della Messa dalla cappella dell’episcopio di Tortona e il Rosario.
Oppure don Alessandro Di Medio, parroco di San Francesco Saverio a Garbatella, molto conosciuto a Roma per i suoi percorsi pastorali innovativi (Signa Veritatis) con i giovani dai 19 ai 29 anni, che attraverso il sito del Sir (l’agenzia di stampa della Conferenza episcopale italiana), offre un percorso quotidiano di riflessione per il tempo della Quaresima.
E sempre per rimanere a Roma, don Roberto Cassano, parroco di San Paolo della Croce a Corviale, non ha voluto far mancare ai suoi fedeli il contatto con la liturgia, mediante la diretta streaming della messa via Facebook. Inoltre ha attivato una chat per i fedeli e ha predisposto una app della parrocchia, dove ogni parrocchiano può trovare commenti al Vangelo, preghiere di guarigione, annunci e raccolte fondi, perché la carità non può fermarsi in tempo di coronavirus. Anzi…
Iniziative dei parroci si segnalano in tutta Italia, soprattutto per continuare ad avere un rapporto con le proprie comunità. “C’è tanta offerta di Messe nella rete, ma per ciascuno di noi fa una grande differenza – osservano i sacerdoti – se celebriamo per i nostri parrocchiani”. E di sicuro, attraverso questi mezzi, si dà la certezza al popolo cristiano che i loro pastori non sono distratti e lontani.
Non mancano, ovviamente, le iniziative istituzionali messe in campo ad esempio dalla Cei, vedi la preghiera promossa per il 19 marzo (san Giuseppe): il Rosario (Misteri della Luce) in ogni famiglia alle 21 in punto, con l’esposizione di un drappo bianco alla finestra o una candela accesa. Tv2000 offrirà la possibilità di condividere la preghiera in diretta. Per non parlare del nuovo sito dal titolo “Chi ci separerà”, messo in rete proprio in occasione dell’epidemia per “dare segni di speranza e di costruzione del futuro a tutti i fedeli che stanno vivendo momenti difficili a causa del virus Covid-19”.
Ci sono poi i rivoli di spiritualità che tanti sacerdoti lanciano nella rete e raggiungono un gran numero di credenti. È il caso di don Gianni Fusco, lucano di origine e romano d’adozione, segretario dell’Unione apostolica del clero. Lui riesce a ritagliarsi il tempo per donare a migliaia di amici un “vocale” che lancia su WhatsApp. Quattro minuti di riflessione spirituale giornaliera, con immancabili appigli alla difficile condizione di vita di tutti noi. Una piccola sorgente di benessere spirituale.
Ecco, tutto si potrà dire, tranne che i cattolici non abbiano imparato la lezione del digitale. E proprio in questa stagione difficilissima stanno fiorendo mille fiori. Una vera e propria primavera digitale, in cui la fantasia dei cattolici naviga nella rete. Con la contaminazione fra vecchi e nuovi media, fra carta stampata, radio, tv e social media.
Senza dimenticare il suono delle campane, uno dei più antichi strumenti di comunicazione dei cattolici, che mai come in questi giorni di silenzio imposto dalla quarantena, percepiamo distintamente persino nelle nostre città. Finalmente.