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Quanto costano gli aiuti della Cina e della Russia? L’analisi di Lucas (Cepa)

Di Edward Lucas

Nascondi i tuoi errori. Semplifica il corso degli eventi. Esagera i tuoi successi. Ignora il contesto. Diffondi bugie. Pretendi gratitudine. Questo approccio è familiare a chiunque conosca come prima l’Unione Sovietica e ora Russia abbiano raccontato la Seconda guerra mondiale. Ma è anche lo stesso approccio con cui il Partito comunista cinese sta gestendo la pandemia di coronavirus.

Iniziamo dagli errori. La verità sconveniente per il Cremlino è che, invece che essere un baluardo della causa antifascista, Stalin ha ricamato un piano con la Germania nazista, a beneficio di entrambi i Paesi, con un protocollo segreto che prevedeva la distruzione dell’Europa centro-orientale. Nel caso della Cina, il parallelo risiede nel fallimento nel cogliere la gravità dell’epidemia lo scorso anno. Ricordate il dottor Li Wenliang? È stato costretto al silenzio quando ha cercato di suonare l’allarme. Ora le autorità cinesi si sono scusate con la sua famiglia e hanno dato la colpa a ufficiali locali per averlo maltrattato. Troppo tardi. È morto.

Taiwan ha colto subito la gravità della situazione a Wuhan e ha dato l’allarme all’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) il 31 dicembre. Ma l’organismo per la Sanità dell’Onu ha ignorato l’avvertimento, inchinandosi alle richieste cinesi di censurare la democrazia cinese offshore. Gli ufficiali dell’Oms che hanno visitato la Cina a gennaio erano più che prevenuti nel sottovalutare la serietà della diffusione del virus.

Segreti, inganni, paranoie sono costate tempo, e vite. È vero, ora la Cina ha fermato, con sforzi straordinari, un’ulteriore diffusione del virus. Ma altri Paesi – come Singapore, Corea del Sud e (ancora una volta) Taiwan – hanno fatto altrettanto, e con un costo umano ed economico molto più basso.

Un’altra semplificazione. La linea della propaganda russa suona più o meno così: noi abbiamo combattuto contro Hitler, quindi se non sei dalla nostra, sei un nazista. Quella cinese invece segue questo ragionamento: abbiamo combattuto la pandemia. Se non sei d’accordo con noi, stai contribuendo alla sua diffusione.

Il contesto e qualsiasi sfumatura sono ignorati. Taiwan e altri casi di successo nel respingimento del virus non sono menzionabili in Cina perché complicano questa narrazione. Per i russi, domande altrettanto scomode sono quelle che riguardano la Guerra d’Inverno contro la Finlandia, il massacro di Katyń, l’insurrezione di Varsavia.

Meglio diffondere bugie. Ora la Cina sostiene che il virus provenga dall’America (o magari dall’Italia – le teorie complottiste non devono essere coerenti, basta che creino confusione). La propaganda del Cremlino afferma che gli ucraini hanno abbattuto l’aereo MH17, che nessuno ha cercato di assassinare Sergei Skripal (è stato sequestrato dall’MI6), e che la guerra nell’Ucraina dell’Est sia una rivolta popolare antifascista.

In patria, l’obiettivo è alimentare la narrazione – vitale per la sopravvivenza di Vladimir Putin – che il mondo esterno è malevolo e mal governato. Solo in Russia si può vivere in sicurezza, e garantire la stabilità. All’estero, l’obiettivo è invece instillare confusione, nelle società che sono già allarmate e incerte. Divide et impera, questo vuole la Russia. E così la Cina.

L’ultimo punto: pretendi riconoscenza. La Russia la pretende in cambio dell’eroismo di quelli che hanno aiutato a sconfiggere Hitler (molti fra i quali non erano russi). Ora sta inviando dottori ed equipaggiamento medico in Italia. Anche la Cina sta sperperando aiuti – in Italia, Repubblica Ceca, Lituania e altri Paesi. Questi gesti umanitari sono ammirabili. Nessuno dovrebbe deriderli, soprattutto quei Paesi che stanno fallendo nel fornire aiuto ai loro vicini e alleati.

Ma non ci deve essere nessun dubbio sul prezzo politico di questi aiuti. I ricordi delle vittorie sovietiche e del sacrificio sul fronte orientale contro il Terzo Reich contribuirono a formare l’immaginario di una miriade di cittadini dell’Europa dell’Est. Il blocco aereo di Berlino del 1948 ha colpito l’immaginario di una generazione di abitanti della Germania occidentale, che hanno visto con i loro occhi gli sforzi degli alleati occidentali per preservare la libertà della città. Ora milioni di italiani e non solo ricorderanno che, quando ne avevano bisogno, l’aiuto è arrivato da Est.

 

 

Articolo pubblicato sul sito del Center for European Policy Analysis (Cepa)



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