Lobby è una parola antipatica e dal significato mutevole. Proprio per questo, nel senso comune, il suo campo semantico ha confini elastici, che cambiano a seconda del settore del quale si parla. Sono considerate lobby le relazioni istituzionali delle multinazionali; non lo sono le relazioni istituzionali delle associazioni del terzo settore. È un’interpretazione erronea perché la lobby è lobby, sia che la faccia la società farmaceutica, sia che la faccia l’associazione ambientalista.
Per la nostra video-rubrica Lobby Non Olet, ne abbiamo parlato con la deputata di Italia Viva Silvia Fregolent, autrice di una proposta di legge per la disciplina dell’attività di rappresentanza degli interessi particolari e per l’istituzione di un registro pubblico dei lobbisti. Guarda il video.
“Anche le associazioni dei lavoratori, le associazioni ambientaliste, le associazioni di portatori di handicap sono delle lobby, perché rappresentano i propri interessi […]. Se parliamo di petrolieri, produttori di plastica o altre categorie, queste vengono subito identificate come lobby, ossia come soggetti che, avendo un interesse prettamente economico, devono essere visti con sospetto”.
I linguisti ci insegnano che il campo semantico di una parola non può essere imposto a forza, in quanto sono i parlanti, con l’uso, a definirlo e a determinarne le accezioni. A noi lobbisti non resta che fare bene il nostro lavoro, rispettando le regole e cercando di affermare il concetto che la lobby non puzza mai. Sia che la faccia una non profit sia che la faccia una multinazionale. Un peso una misura.