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Smart working, ovvero casa + lavoro + figli. Miniguida per la sopravvivenza

Di Maria Savarese

Premessa: il tele lavoro è un indicatore di progresso sociale e culturale. In condizioni come quella che stiamo vivendo il contributo di tecnologie e infrastrutture a sostegno dei settori produttivi del Paese è semplicemente vitale.

La storia ha voluto che muovessi i miei primi passi in questo nuovo mondo insieme ai miei figli – di cinque, tre e un anno – anch’essi costretti a casa per la chiusura di tutte le scuole. Per me smart working, per loro smart schooling. Mi piace vedere concretamente come questa difficoltà unisca la mia famiglia non solo nei limiti che pone, ma anche nella creatività dei modi per affrontarli e superarli.

Ho superato il normale disagio iniziale considerando la fortuna di poter continuare a lavorare in questo momento critico.

Altra premessa: i figli non sono un ostacolo alla realizzazione personale o professionale. La vita con loro è una continua evoluzione (io e mio marito “cresciamo” con loro) e comporta dei sacrifici, certo, ma sempre ripagati dall’inestimabile valore dell’infinito che ciascun essere umano porta con sé – e regala all’altro. Negli ultimi anni molte donne hanno offerto la propria testimonianza sulla possibilità di conciliare vita privata e vita professionale, affrontando ostacoli e pregiudizi, con brillanti risultati.

Non è facile nella quotidianità, perché dovrebbe esserlo in una situazione straordinaria? Ma noi mamme, si sa, di competenze manageriali, creatività, soft skill e multitasking ne sappiamo qualcosa. E queste risorse possono tornarci molto utili, ora che la complessità non è solo famigliare ma sociale.

Dunque, tirando le somme di questa prima settimana, quale potrebbe essere il risultato dell’addizione casa + bambini + lavoro? No, esaurimento nervoso non è la risposta giusta!

Con un po’ di allenamento, un’aggiustatina al tiro e qualche strategia sperimentale, è possibile trovare un equilibrio tra l’impegno per il lavoro e la cura della famiglia (e una passata di disinfettante per casa, che di questi tempi non gusta). Adattamento di se stessi all’ambiente e adattamento dell’ambiente a se stessi; non è un gioco di parole ma un esercizio quotidiano.

Alle mamme che già lo fanno, propongo una miniguida per la sopravvivenza:

1. Siamo chiare con i figli: per alcune ore della giornata, la mamma è impegnata con il lavoro. Come accadeva fino a qualche giorno fa, quando ci salutavamo, casco in mano e bacio della buona giornata (un’amica mi suggeriva di fingere di uscire, facendogli sentire la porta che si chiude… idea geniale ma… non sono ancora arrivata a tanto);

2. Prepariamo e allestiamo uno specifico ambiente per il lavoro, possibilmente nella zona della casa meno frequentata: può andar bene trasferire una piccola scrivania o un tavolino in camera da letto, ben illuminato e con il giusto spazio per pc e documenti utili. Isolamento assicurato, a beneficio  della concentrazione;

3. Di norma la giornata inizia con una lista infinita di faccende di casa ed esigenze della prole; va bene prendercene cura, ma senza sgarrare con l’orario di inizio dell’attività lavorativa;

4. Camilleri docet. Prima di metterci all’opera, optiamo per un abbigliamento professionale: siamo a casa, ma per lavorare (va bene, i tacchi anche no). Tanto più che non mancheranno, in questi giorni, video conferenze con i colleghi e i clienti (ps attenti allo sfondo);

5. Scandire il tempo dedicato al lavoro, secondo una sana e utile routine, può essere un buon espediente per rendere proficua la giornata, tenendo lontano lo stress: piccole pause (in incognito) dal lavoro, sono efficaci per schiarirsi le idee e ricaricare le energie mentali:

6. Anche i pargoli potranno trarre giovamento da una ragionata scansione temporale delle giornate, e così adattarsi in modo più positivo agli impegni della mamma. Cerchiamo di proporre ai bambini timesheet quotidiani che alternino il gioco libero ad attività di concentrazione, di riposo e di sfogo fisico, in autonomia e in compagnia;

7. Manteniamo un po’ di tempo per il rilassamento del corpo e della mente, soprattutto se ci sono lattanti o bambini ancora piccoli, che riducono le possibilità di recuperare le forze con il sonno notturno. In questo senso, quando possibile valorizziamo le evidenti (e accoglienti) comodità offerte dal poter lavorare da casa;

8. Non c’è un cartellino da timbrare, ma degli orari di lavoro si! Così come per lo spazio, anche il tempo deve avere il suo preciso perimetro: quando la giornata lavorativa è finita (salvo impreviste necessità), alzandoci dalla postazione stacchiamo la spina, e scolleghiamo la mente dalle esigenze del lavoro. Stesso dicasi per il weekend: è vero che stando sempre a casa sembra scomparsa la differenza tra un martedì e un sabato, ma manteniamo viva e percepibile nei bambini la distinzione tra i giorni lavorativi e quelli festivi. Domenica è sempre domenica;

9. Bando alla perfezione: siamo clementi con i nostri – e altrui – limiti. Questa situazione è oggettivamente difficile, perché in un clima di preoccupazione e di emergenza, perché fisicamente reprimente per gli adulti quanto per i bambini (e Dio solo lo sa quanto i più piccoli hanno voglia e bisogno di uscire, correre, saltare, giocare con gli amici), perché pervasa di incertezza;

10. Comunque vada, ci ricorderemo di questo tempo speciale, un po’ disagevole e inedito, un po’ faticoso ma molto caloroso. E anche i nostri figli se ne ricorderanno, in giorni in cui, forse, lo smart working sarà la modalità di lavoro principale. E non farà più notizia.

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