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Test cinesi (poco affidabili) e non solo. Tutte le grane della Spagna

La Spagna ha superato la soglia dei 4000 morti. Oggi le autorità hanno annunciato che mercoledì sono morti 655 pazienti di coronavirus (per un totale di 4089) e ci sono 56188 contagiati (8.578 in più rispetto al giorno prima).

Il ministro per le Finanze e portavoce del governo, María Jesús Montero, ha dichiarato all’emittente Telecinco che la Spagna compie “un’autentica guerra per acquistare mascherine, test veloci e respiratori”. Il Paese è fermo e tutte le amministrazioni sono impegnate in questa missione, acquistare materiale sanitario, imprescindibile e vitale per riuscire a fermare l’epidemia.

E pensare che la beffa è arrivata dalla Cina… I tanto attesi kit rapidi per determinare la dimensione reale del coronavirus in Spagna non funzionano bene. La speranza di aumentare il numero di prove, e arginare la diffusione del virus, è scomparsa dopo la denuncia degli esperti sanitari. Una fonte ha spiegato al quotidiano spagnolo El País, che i test preliminari si sono rivelati insufficienti perché non rilevano i casi positivi come previsto.

I kit sono prodotti dalla società cinese Bioeasy con sede a Shenzhen e hanno infatti una sensibilità del 30%, invece di quella minima richiesta dell’80%. E con questi valori, purtroppo, non ha senso utilizzarli.

Così, l’Istituto di Sanità Carlo III, organizzazione dipendente del ministero della Sanità in Spagna, ha confermato che nel Paese si continuerà a usare il test attuale con il principio di reazione a catena della polimerasi (Pcr).

I test veloci funzionavano in modo simile ad una prova di gravidanza, con un tampone nasofaringeo. Dopo 10-15 minuti, la prova attiva diverse linee per identificare se il paziente è positivo o negativo (c’è anche l’opzione non valido).

Il governo spagnolo aveva acquistato 340.000 kit (inclusi in un pacchetto di materiale sanitario per circa 432 milioni di euro) con l’obiettivo di fare uno screening massivo al personale medico e nelle residenze di anziani, successivamente si sarebbe fatto il test anche al resto della popolazione. Ieri, l’esecutivo ha confermato che sono in arrivo altri 5,5 milioni di test, ma non si sa se sono dello stesso fabbricante cinese.

Questo non è l’unico problema che devono affrontare le autorità spagnole nella gestione della crisi coronavirus. Secondo El País, il Covid-19 nasconde “cinque crisi sanitarie in una sola”.

Una settimana fa, il coordinatore di Emergenze del ministero della Sanità, Fernando Simón, aveva detto che tra due giorni sarebbero arrivati i test veloci per il coronavirus, per allargare lo screening della popolazione. Il numero di test fatti finora sono molto pochi e non è possibile capire la reale diffusione del virus. Il sistema PCR è lento e limitato: permette di fare soltanto 800 prove al giorno e richiede personale e materiali molto specializzati.

La mancanza di respiratori è un altro punto debole. Molti dei reparti di terapia intensiva, specialmente nella Comunità di Madrid, hanno raddoppiato la capacità, spostando pazienti in unità di rianimazioni e in sale operatorie. La richiesta ha superato la quantità di respiratori disponibili. Ed è difficile acquistarli in questo momento perché tutti i Paesi cercano di reperirli sul mercato internazionale.

Stesso discorso per le mascherine chirurgiche. Un ospedale ne ha bisogno 5000 al giorno, così come tute, occhiali di protezione e guanti. Ad oggi in Spagna 721.000 professionisti sanitari sono in una situazione di totale insicurezza e vulnerabilità perché non hanno la protezione necessaria per eseguire il proprio lavoro. Una situazione critica che rischia di fare aumentare ancora i numeri dell’epidemia coronavirus in Spagna, ad oggi già allarmanti.


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