Una seconda ondata del coronavirus potrebbe abbattersi sugli Stati Uniti dopo l’estate e minacciare l’Election Day, il 3 novembre. Anthony Fauci, il “virologo in capo” dell’Unione, prospetta l’ipotesi, anche se ne attenua l’impatto: “Sarebbe un’altra cosa”, perché ci sarebbero più possibilità di fare test e potrebbero essere già disponibili un vaccino e/o una terapia.
Di fronte all’eventualità, il presidente Donald Trump assicura, “Siamo pronti”, in un “lunedì nero” del contagio negli Stati uniti, quando il numeratore della Johns Hopkins University supera le 3000 vittime – le ultime 500 in un solo giorno, mai così tante – e i casi positivi accertati sono oltre 160.000.. E il presidente avverte che “il picco dei decessi da contagio si avrà fra due settimane”.
Trump continua ad affrontare tensioni con i governatori, con cui ha avuto ieri una conference call. Steve Bullock, governatore democratico del Montana, ha segnalato, come altri, la carenza di test, mentre il presidente nega che questo resti un problema. Nonostante la popolarità di Trump aumenti, come avviene nei momenti di crisi negli Usa, un sondaggio della Fox mostra che una maggioranza degli elettori pensa che il governo federale abbia risposto alla crisi “poco e tardi” e che una reazione più decisa avrebbe frenato la diffusione del virus.
Oltre che di vite, il contagio fa strage di posti di lavoro. Secondo uno studio della Fed di St.Louis, Missouri, citato da Fortune, l’emergenza coronavirus potrebbe tradursi in 47 milioni di disoccupati negli Stati Uniti entro fine giugno. Per l’economista Miguel Faria-e-Castro la disoccupazione potrebbe raggiungere il 32,1% nel secondo trimestre, superando di gran lunga il picco del 24,9% toccato nella Grande Depressione. Numeri “alti rispetto agli standard storici”, rileva Faria-e-Castro, “ma questo è uno shock unico come nessun altro negli ultimi cento anni”. Un esempio concreto: Macy’s, sigla storica dei grandi magazzini, proprietaria di Bloomingdale’s, progetta di lasciare liberi la gran parte dei suoi 130 mila dipendenti, coi negozi chiusi dal 18 marzo per l’emergenza coronavirus.
Nonostante la drammaticità del momento, Trump non rinuncia a mettere zizzania fra i democratici, dove l’emergenza offusca e quasi azzera la visibilità di Joe Biden e Bernie Sanders, rimasti in corsa per la nomination, e dà invece risalto ai governatori anti-presidente, a partire da quello dello Stato di New York, Andrew Cuomo.
In un’intervista alla Fox, Trump dice: “Conosco Andrew da molto tempo e, per essere onesti, penso che sarebbe un candidato migliore di ‘Sleepy Joe’”, Joe l’addormentato, come lui chiama Biden. Cuomo è divenuto popolarissimo con lo stesso strumento che sta portando su l’indice di gradimento del presidente: i briefing quotidiani sull’emergenza coronavirus. Solo che Cuomo è accurato e affidabile nei dati e reagisce alla crisi con coerente determinazione, mentre Trump è ondivago.
Un sondaggio del Siena College indica che il tasso di gradimento di Cuomo è salito dal 44% al 71% da febbraio a oggi. “L’abbiamo aiutato a farsi conoscere”, sostiene Trump. Cuomo sulla Msnbc fa sapere di essere troppo impegnato nei preparativi contro l’arrivo dello “tsunami virus” per “decifrare i mugugni quotidiani del presidente”.
(Usa2020)
(Foto: Kārlis Dambrāns)