Il coronavirus investe sempre più le primarie e minaccia di divenire un fattore determinante delle presidenziali: la diffusione del contagio, per il quale Donald Trump ha ieri dichiarato l’emergenza nazionale, induce la Louisiana a rinviare le primarie, che erano in programma il 4 aprile e che si svolgeranno, invece, il 20 giugno, praticamente alla fine del processo di selezione dei candidati alla Casa Bianca.
Per la Louisiana, rinviare le elezioni non è eccezionale, ma di solito avviene a causa d’un uragano. Questa volta, invece, si agisce “per eccesso di precauzione”, anche considerando che oltre la metà degli addetti ai seggi sono over 65, la fascia di età più a rischio di contagio.
Trump ha preso la sua decisione mentre negli Stati Uniti cresce di ora in ora l’allarme coronavirus, con quasi 2000 casi in tutto il Paese e almeno 41 morti. Il presidente intende placare le polemiche sul numero insufficiente di test compiuti negli Usa e agire in vista del G7 straordinario di lunedì 16 in cui i leader dei Grandi del Mondo discuteranno l’evoluzione della pandemia e la necessità di dare una risposta coordinata.
Sul piatto 50 miliardi di dollari per venire in soccorso degli Stati colpiti: “Chiederemo agli ospedali di preparare dei piani di emergenza, avremo più test, più posti letto, più medici”, ha detto Trump, annunciando che gli Usa acquisteranno petrolio ora che i prezzi sono bassi per fare salire il livello delle riserve strategiche – il che è bastato a fare schizzare le quotazioni del greggio a New York e ad accelerare il rimbalzo di Wall Street, dopo la peggiore seduta da 90 anni a questa parte.
Più che il coronavirus, sembra proprio essere questa la priorità di Trump: tenere in sesto l’economia e la finanza, perché le tensioni a Wall Street sono premonitrici d’una sua sconfitta nell’Election Day. È almeno quanto emerge da uno studio del Socionomics Institute, secondo cui l’indice di variazione netta dei listini nei tre anni che precedono le elezioni è significativamente correlato con il margine di vittoria o sconfitta del presidente in carica. E i livelli del Dow Jones quest’anno, soprattutto in funzione dell’andamento dell’ultimo periodo, comportano per Trump possibilità di sconfitta.
Lo studio prende in esame tutte le elezioni statunitensi per un secondo mandato a partire da quella di George Washington ed è basato sulla teoria socioeconomica secondo cui gli umori della società, le sue inclinazioni e le sue azioni determinano l’andamento di Wall Street. Quando il clima è positivo, la società spinge al rialzo i listini ed è più incline a rieleggere il leader in carica.