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25 aprile, il ricordo dei soldati italoamericani che liberarono l’Italia

Nella celebrazione della nostra libertà, sia a livello personale che come We the Italians, il 25 Aprile è sempre occasione per ricordare e ringraziare anche gli americani che tanto contribuirono alla nostra liberazione.

Lo dico in qualità di “rappresentante” della comunità italoamericana che dopo Pearl Harbor fu il gruppo etnico che in percentuale maggiore rispetto a ogni altro si arruolò. Quando fu chiesto loro di scegliere tra la fedeltà a due Paesi che da quel giorno erano in guerra l’uno contro l’altro, quasi tutti scelsero l’America ma chiesero di essere inviati sul fronte Atlantico per contribuire a liberare il Paese delle loro origini.

Ovviamente quest’anno non posso, ma spesso io passo il 25 Aprile al Sicily Rome American Cemetery, dove riposano 7861 soldati americani che hanno dato la vita per liberarci, e altri 3061 sono lì celebrati, da missing in action. Molti di essi erano italoamericani: passeggiando tra le croci del cimitero di Anzio è facile riconoscere i cognomi che terminano con una vocale, ed emozionarsi al pensiero di questi figli d’Italia che diedero la vita per la patria che non conoscevano se non per i racconti dei loro genitori o nonni. Ed è altrettanto facile emozionarsi quando, all’interno del memoriale che raccoglie tutti i nomi degli eroi ai quali dobbiamo la nostra libertà, ci si imbatte negli Stati di provenienza: non ci sono solo quelli delle due coste o delle grandi città industriali, ma anche quelli rurali del Midwest, del Nord-Ovest, del profondo sud. Molti di quei ragazzi non avevano nemmeno idea di dove fosse, l’Italia, prima di imbarcarsi su un aereo che li avrebbe portati a morire per permetterci di esprimere liberamente le nostre idee, persino quelle di chi ha spesso denigrato e attaccato proprio la loro Patria.

A livello personale, ho nel mio cuore un perenne ringraziamento dovuto ad un motivo particolare. Mio padre fu salvato dalla quinta armata e in particolare da tre italoamericani che parlavano la nostra lingua e lo aiutarono ad evitare la morte certa, lui che si era rifiutato di arruolarsi coi fascisti: Sal Di Marco, Anthony Tiso e Eddie Gastaldo. Sono i miei eroi, senza di loro e senza gli americani, io non sarei mai nato, e tanti come me.

Per non parlare del Piano Marshall, che in questi tempi in cui si parla di ricostruzione non va mai dimenticato: contribuì alla crescita del Pil italiano per circa il 2,5% di ogni anno tra il 1948 e il 1952 e se le truppe americane contribuirono a liberarci dal nazifascismo, i dollari americani contribuirono a liberarci dalla povertà.

Viva tutti coloro che hanno liberato l’Italia, viva gli Stati Uniti e viva l’Italia libera e unita.



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