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Gli Stati Uniti tra 5G e Gps. I big four del Congresso si schierano con il Pentagono

“A meno che il presidente Trump non intervenga per impedire che l’iter vada avanti, spetterà al Congresso ripulire questo macello”. Si conclude così la dura lettera dei quattro leader parlamentari della Difesa (due repubblicani e due democratici) sull’annoso “caso Ligado”, tornato a dividere gli Stati Uniti da un paio di settimane. “L’iter” riguarda l’autorizzazione concessa dalla Federal communication commission (Fcc) alla Ligado Networks (chiesta nel 2011) per operare con i propri satelliti nella banda L dello spettro radio. “Il macello” riguarda invece il disturbo (segnalato da anni dal Pentagono) che ciò comporterebbe all’infrastruttura nazionale Gps, utilizzata per la navigazione satellitare dalle Forze armate e non solo.

LA LETTERA

In una lettera aperta su C4IsrNet (il sito specializzato che aveva anticipato l’approvazione da parte della Fcc sollevando non poche polemiche anche sui documenti utilizzati per la scelta), i “big four” del Congresso competenti sulle materie relative alla Difesa nazionale hanno preso ieri una ferma posizione contro il via libera a Ligado. Jim Inhofe presiede la commissioni Armed services del Senato, mentre il democratico Jack Reed ne è ranking member (cioè leader d’opposizione). Il democratico Adam Smith e il repubblicano Mac Thornberry svolgono le medesime funzioni alla Camera con maggioranza invertita. L’unità sull’argomento mostra una certa compattezza parlamentare, sebbene non manchino i rappresentati favorevoli a Ligado (soprattutto tra le commissioni Trasporti e Comunicazioni, quelle su cui l’azienda ha maggiormente concentrato l’attività di lobby).

TRA GPS E 5G

Il messaggio dei big four è chiaro: non si può mettere a rischio un’infrastruttura (quella Gps) essenziale per la sicurezza nazionale, anche se ciò significa rallentare la corsa alla Cina sul campo del 5G. Il nodo della questione è effettivamente questo. Da diversi anni il Pentagono (con altre agenzie tra cui la Nasa) contesta la richiesta di Ligado poiché il suo allargamento sulla banda L potrebbe disturbare il Gps usato dalle Forze armate americane. L’azienda ha risposto suggerendo correttivi, ma soprattutto solleticando la Casa Bianca sul tema del 5G, affermando cioè che l’ampliamento dello spettro operativo le consentirebbe di sviluppare un network di quinta generazione.

IL RUOLO DELLA CASA BIANCA

In una vicenda decennale, la spinta determinante secondo la stampa d’oltreoceano sarebbe arrivata dunque proprio dalla Casa Bianca, e in particolare Larry Kudlow, colui che ne guida il National economic council, presunto artefice della pressione della presidenza per autorizzare Ligado a operare nella banda L. Sarebbe stato lui ha sollecitare l’Fcc sull’autorizzazione in virtù del passo in avanti che ciò comporterebbe (almeno stando a quanto afferma Ligado) per le capacità nazionali nel campo del 5G. Un passo in avanti richiesto in blocco dall’amministrazione Trump, e in particolare dall’attorney general William Barr che sul caso Ligado è esposto in prima persona in favore della luce verde alla banda L.

TRA PENTAGONO E CONGRESSO

Chi si è esposto con altrettanta fermezza in senso contrario (come tutti i suoi recenti predecessori) è stato il capo del Pentagono Mark Esper, alla testa degli oppositori del via libera a Ligado. Con lui si sono schierati più di recente i big four del Congresso, la cui lettera su C4IsrNet è in realtà solo l’ultima mossa. Con le prime indiscrezioni del quotidiano online prima di Pasqua, Inhofe, Reed e Thornberry avevano subito scritto a Donald Trump chiedendogli di fare pressione per bloccare l’autorizzazione della Fcc. Adam Smith era inizialmente rimasto più defilato, lui che ha particolarmente a cuore la necessità di sviluppare un 5G made in Usa. È stato poi convinto dai timori per la sicurezza nazionale urlati nuovamente dai vertici militari, tanto da risultare il 18 aprile tra i promotori di un’iniziativa legislativa per bloccare l’autorizzazione dell’Fcc.

LE ARGOMENTAZIONI

Autorizzazione che è arrivata tre giorni fa, in barba a tanti appelli da alti funzionari di numerose agenzie federali, forze armate e amministrazioni. È arrivata con il voto all’unanimità dei cinque membri dell’Fcc, a partire dal suo presidente Ajit Pai, tra i più convinti del progetto di Ligado, che pure ha affermato di aver vincolato il via libera a “condizioni stringenti” affinché non sia intaccata l’infrastruttura Gps. Condizioni che però non convincono i big four, passati dunque al contrattacco con la dura lettera su C4IsrNet. “La Fcc ha usato la crisi Covid-19 per approvare l’application a lungo bloccata di Ligado Networks, una proposta che minaccia di minare le nostre capacità Gps e, con essere, la nostra sicurezza nazionale”.

UN DURO INVITO A TRUMP

“Lo sviluppo del 5G nazionale è fondamentale per la competitività economica e la sicurezza nazionale rispetto alla Cina”, riconoscono i quattro parlamentari. Il problema però, aggiungono, è che “l’utilizzo previsto da Ligado non riguarda lo spettro della banda media generalmente utilizzato per le reti 5G, e ciò avrà un rischio significativo di interferenza con la ricezione del Gps”. Dunque, “considerando i rischi, è chiaro che i commissari dell’Fcc hanno preso la decisione sbagliata”. Ne deriva l’invito alla commissione: “Ritirare l’approvazione concessa a Ligado” e affidarsi a nuove analisi della questione “per trovare una soluzione che supporti sia l’espansione commerciale della banda larga, sia la protezione delle risorse per la sicurezza nazionale”. In più, i big four chiedono che “l’Fcc risolva prima di procedere le questioni sollevate dal Pentagono”. In caso contrario, concludono, “a meno che il presidente Trump non intervenga per impedire che ciò vada avanti, spetterà al Congresso ripulire questo caos”.

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