Gli aiuti russi? Sembra una mossa studiata a tavolino dopo la decisione italiana di non partecipare all’esercitazione Defender Europe 2020 della Nato. A sostenerlo è Arduino Paniccia, presidente di Asce – Scuola di Guerra Economica e Competizione Internazionale, in uno colloquio con Formiche.net. Secondo il professore di studi strategici, il presidente Vladimir Putin sta cercando di modificare l’immagine internazionale del Paese, da poliziotto cattivo a poliziotto buono. Anche approfittando del coronavirus e rispolverando i vecchi stilemi solidaristici di matrice sovietica. Quali sono gli obiettivi di Mosca? Abolire le sanzioni certamente ma anche riallaccare i rapporti con gli Stati Uniti attraverso l’Europa.
Professore, come legge gli aiuti russi?
Semplificando, Cina e Russia – che noi lo dimentichiamo spesso, anche perché loro volutamente non lo fanno vedere, ma sono assieme nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai – si sono sempre divise i compiti. Alla Cina il soft power, alla Russia l’hard power: poliziotto buono e poliziotto cattivo.
Ora questo sta cambiando?
Sì. Il presidente russo Vladimir Putin sta cercando di modificare l’immagine della Russia poliziotto cattivo che sobilla l’Ucraina, si prende la Crimea e minaccia le repubbliche baltiche in quella di uno Stato pacificatore e stabilizzatore.
Anche approfittando sul coronavirus?
Assolutamente sì. L’immagine che Putin vuole modificare è quella del Paese armato fino ai denti che fa due cose: vende petrolio e gas da una parte e si arma per competere con gli Stati Uniti dall’altra. E quella di anni di combattimenti in Siria – anche se senza di lui la guerra sarebbe stata ancora in corso e con esiti tutti da vedere, possiamo dirlo.
Trasformarla in che cosa?
In quella di una potenza stabilizzatrice che dà aiuti, che si presenta con un volto umano di solidarietà e assistenza. Cerca di farlo anche richiamando i vecchi stilemi solidaristici di matrice sovietica. Tenta di dare questa immagine approfittando del fatto che sia gli Stati Uniti sia la Cina sono in forte difficoltà.
E la Nato?
Gli aiuti all’Italia sono una chiara risposta all’esercitazione Defender Europe 2020. Direi una risposta studiata a tavolino: andare nel Paese, a ridosso della frontiera, che non ha partecipato all’esercitazione. Non dico che sia quasi un riconoscimento, ma insomma…
Insomma?
Tu non hai partecipato all’iniziativa Nato, io sono prodigo di aiuti verso di te. Naturalmente la risposta non è così brutale e semplicistica, però…
E quanto all’eventuale presenza di ufficiali dell’intelligence russa sul nostro territorio tra quei militari invitati da Mosca?
Non dovremmo meravigliarci se tra i militari russi ci fossero anche degli ufficiali informatori. E visto che li abbiamo invitati noi in quanto esperti con alle spalle un’importante esperienza su certi temi maturata anche in Asia mi sembra superfluo ingenuo definirli inutili. Abbiamo paura di un centinaio di uomini? Non conosciamo i russi?
Quindi abbiamo un poliziotto buono in più e uno in meno in città. Ma perché allora venire in Italia con l’esercito?
Ho guardato bene i pochi filmati che sono stati fatti girare e ho visto una grande preparazione sul fronte Nbcr (nucleare batteriologico chimico radiologico). E questo mi suggerisce che anche questo è messaggio brutale nascosto dietro una faccia molto amichevole e solidale: attenti, voi fate la grande esercitazione Nato ma non pensiate di avere ancora di fronte l’esercito senza scarpe e senza cibo dell’Unione sovietica.
Che risvolti può avere questa operazione aiuti all’Italia?
La richiesta di abolire le sanzioni sicuramente. Ma ci sono anche diversi messaggi: quello precedentemente citato della forza militare, quello che l’impegno per la stabilizzazione non è solo cinese ma anche russo, quello della necessità di un rapporto meno conflittuale con gli Stati Uniti attraverso l’Europa.
Come vede l’Europa post coronavirus?
Un’Europa più forte è possibile se riuscirà a darsi una politica estera, una difesa e una strategia industriale comuni. La stabilità intesa alla tedesca è un suicidio, significa pensare a un’Europa post caduta del Muro di Berlino, a un mondo di trent’anni fa ormai superato, spazzato via. Con la Brexit e dopo questa pandemia potremmo veramente ripensare sia la difesa sia la politica estera europea.
E se non lo facciamo?
L’Europa finirebbe vittima dello scontro tra potenze a cui fa gola il nostro mercato da oltre mezzo miliardo di persone. La Cina cercherà di espandere la Via della Seta, la Russia di far sollevare le sanzioni per avere un rapporto simile a quello che ora ha con i Paesi del Centro-Sud Europa, Serbia in testa. Ci saranno cambiamenti epocali e se non decolleremo diventeremo il campo di questa guerra economica. E avremmo solo da rimetterci.