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Sanders con Biden (che vince in Wyoming), Trump con Fauci. Il punto di Gramaglia

Bernie Sanders dà il suo endorsement a Joe Biden, che vince le primarie nel Wisconsin. Fronte coronavirus, Donald Trump conferma Anthony Fauci, dopo essere stato sul punto di licenziarlo (ma l’opinione pubblica si fida più del virologo che del presidente).

L’appoggio di Sanders a Biden giunge un po’ a sorpresa: la campagna per Usa 2020 è ferma. Intervenendo in un video live dell’ex vice-presidente, il senatore del Vermont, che s’era ritirato dalla corsa alla nomination la scorsa settimana, dice che è necessario che i suoi sostenitori e tutti quanti appoggino Biden perché Trump sia presidente per un solo mandato.

“Farò tutto quello che posso perché ciò accada”, assicura Sanders nel video, aggiungendo: “Non è un gran segreto” che ci siano differenze con Biden in politica. “Non le ignoreremo”, aggiunge, spiegando che i loro staff hanno discusso per settimane e stanno definendo task force per valutare dove le due anime del partito democratico, la moderata e la progressista, possono unirsi.

Nel video, Biden ringrazia Sanders, definendo il suo appoggio “molto importante“: “Ho davvero bisogno di te, non solo per vincere la campagna, ma per governare”.

Dal Wisconsin, dove s’era votato martedì scorso, per ordine della Corte Suprema, e contro l’ordine del governatore, i risultati danno Biden vicino ai due terzi dei suffragi, oltre il 63%; Sanders è poco oltre il 31% – allora, il senatore era ancora in corsa.

Intanto alla Casa Bianca si consuma un altro atto dello scontro tra Trump e Fauci, che pare giunto all’epilogo e, poi, invece, si stempera. “Time to #FireFauci“, è ora di silurare Fauci: il presidente rilancia un tweet con hashtag contro il ‘virologo in capo’ Usa, reo di non assecondarlo nelle sue scelte contraddittorie anti-virus e nel desiderio di riavviare l’economia dell’Unione al più presto. Ma la Casa Bianca fa poi sapere che Trump non licenzierà Fauci, che, in conferenza stampa, annacqua le critiche.

“La mia era una risposta ipotetica”: dice Fauci, gettando acqua sul fuoco delle polemiche dopo l’intervista alla CNN in cui aveva affermato che se si fosse intervenuti prima contro l’epidemia si sarebbero potute salvare molte vite. “È ovvio che vi sarebbero stati meno morti”, ha osservato, negando che la sua fosse una critica al presidente. “Quando io e la dottoressa Birx gli raccomandammo il lockdown, agì subito” con misure di mitigazione, precisa Fauci.

Trump a sua volta è prodigo di elogi: “Il dottor Fauci è una persona straordinaria”. E afferma: “Ho solo ritwittato l’opinione di un’altra persona, non tutti sono d’accordo con lui, ma abbiamo fatto insieme un grande lavoro”.

L’invito a licenziare Fauci partiva da una ex candidata repubblicana alla Camera, Deanna Lorraine, irritata per le dichiarazioni del super esperto della task force della Casa Bianca sulla pandemia. Ma il rilancio del tweet da parte di Trump faceva sospettare che l’insofferenza del presidente verso l’esperto poco accomodante fosse al culmine.

Nel clima di odio che i fan di Trump creano contro chi contraddice il presidente, Fauci è già stato bersaglio di minacce (ed è oggetto di protezione). Un sondaggio della Monmouth university indica che oltre un terzo degli americani, il 35%, ritiene il virologo la voce più affidabile sulla pandemia, mentre solo un quinto dà fiducia a Trump.

Nonostante le cifre del contagio restino angoscianti – i decessi negli Usa superano i 23.500 e i casi sono quasi 580 mila, secondo i dati costantemente aggiornati della Johns Hopkins University, che contava lunedì 1.509 decessi -, Trump oggi insedierà la task force per la riapertura del Paese e conferma che prenderà a breve “una decisione, in coordinamento con i governatori”.

Per il presidente, è “evidente” che la strategia per rallentare il contagio sta funzionando, perché l’aumento giornaliero dei nuovi casi rimane piatto.

Qualche segnale positivo arriva da New York, nonostante i decessi superino la soglia dei 10 mila: “Penso che il peggio sia passato”, dice il governatore dello Stato, Andrew Cuomo. A New York, Trump perde un collega ed amico: il costruttore Stanley Chera, un ‘self-made man’ di 78 anni, spentosi al Presbyterian Hospital dopo avere lottato contro il virus per un mese.

Il presidente rivendica a sé la ripartenza dell’America, mentre aveva lasciato ai governatori l’ordine di chiusura, Stato dopo Stato. Ma qui si profila un altro scontro. Trump s’avoca “l’autorità suprema” per riaprire l’economia dell’Unione, mentre, nel New England e sul Pacifico, vari governatori lavorano insieme per piani coordinati di riapertura delle attività imprenditoriali dei loro Stati.

 Usa2020



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