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Riparazioni cinesi da coronavirus? Oltre 3 trilioni di euro. Parla Henderson (Hjs)

Oltre 3,5 trilioni di euro. È quanto potrebbero valere le cause in tutto il mondo contro la Cina per violazione del regolamento sanitario internazionale dell’Organizzazione mondiale della sanità, secondo un report della britannica Henry Jackson Society intitolato “Coronavirus compensation?”. 

Nello specifico, l’accusa del think tank londinese al regime di Pechino è di avere violato gli articoli 6 e 7 di quel regolamento fornendo all’Organizzazione mondiale della sanità informazioni errate sul numero di contagi tra il 2 gennaio 2020 e l’11 gennaio 2020 e circa la trasmissione da uomo a uomo. In questo modo, ha lasciato che 5 milioni di persone lasciassero l’epicentro Wuhan prima di imporre il blocco il 23 gennaio 2020 nonostante fosse a conoscenza della trasmissione tra persone. Ecco le vie legali suggerite dalla Henry Jackson Society: Corte internazionale di giustizia, Corte permanente di arbitrato, tribunali di Hong Kong, meccanismi di risoluzione delle controversie attraverso i trattati bilaterali di investimento, azioni presso l’Organizzazione mondiale del commercio. E una class action contro il governo cinese è già stata lanciata in Florida.

Dopo Stati Uniti e Francia ora è il Regno Unito a chiedere chiarezza alla Cina sull’origine del virus. Formiche.net ha quindi intervistato uno degli autori del report, Matthew Henderson, ex diplomatico oggi direttore dell’Asia Studies Centre della Henry Jackson Society. “Nel nostro paper quantifichiamo i danni economici causati dalla pandemia”, sottolinea Henderson: “Mentendo alla sua popolazione e al mondo intero la Cina ha peggiorato l’emergenza. Ma i costi reali sono ben più alti e non potranno mai essere ripagati: vite umane, dolori e sofferenze, l’educazione dei nostri figli, carriere e affari andati in fumo. Il mondo non sarà più quello di prima e dobbiamo tenere conto del ruolo della Cina in tutto questo”.

Henderson è convinto, ancor di più dopo l’aggiornamento dei numeri delle vittime a Wuhan e i segnali che giungono da Washington, che la storia del virus nato da un pipistrello ed esploso nei wet market sia una copertura in un incidente di laboratorio. Basti pensare che, come ha spiegato Lancet, un terzo delle vittime “iniziali” non ha collegamenti con il mercato Huanan di Wuhan, sottolinea l’esperto. “L’unica preoccupazione” di Pechino nella prima fase è stata “chiudere i laboratori, non parlare dei risultati, limitare la ricerca scientifica, silenziare i whistleblower e l’informazione, distruggere alcuni materiali”, spiega Henderson.

Così facendo “la Cina ha distrutto ogni tipo di fiducia” a livello internazionale, continua. “Ma è importante sottolineare che le colpe del Partito comunista cinese non possono ricadere sulla popolazione, che è vittima del regime. Dobbiamo prendere seriamente i futuri rapporti con la Cina”, aggiunge Henderson. “Dobbiamo mostrare alla Cina che fa parte di un mondo più grande. E quando il commercio ripartirà dovrà farlo in maniera davvero libera: cioè senza minacce, per esempio, a chi passa dal Mar Meridionale Cinese e senza quella strana cosa che è la Via della seta fatta di intelligenza artificiale e smart cities nelle mani di compagnie nelle mani del regime di Pechino”. Per Henderson le Nazioni Unite devono ripartire da zero con la Cina, riconducendola a un sistema di cooperazione davvero trasparente. Ma non può accadere senza l’impegno di Pechino che “non ha fatto abbastanza dopo la Sars”.

Che cosa cambierà a Pechino, quindi? Henderson non sembra credere alla possibilità di un regime change, piuttosto a una sostituzione alla guida del Paese. “È importante sottolineare che Xi Jinping è un leader molto autoritario perfino per un regime autoritario come quello cinese”, commenta. “E il Partito comunista cinese opera meglio quando lo fa in maniera collegiale, non è pensato per un uomo solo al comando che rischia di causare inefficienza e paura nella popolazione. Penso che una delle lezioni che possiamo trarre da questa pandemia”, continua, “è che il Partito comunista cinese è disfunzionale”. A partire dalla sua leadership così autoritaria.

Henderson elenca una serie di errori di Xi Jinping: da Hong Kong alle repressioni nello Xinjiang, dalla “stupida” guerra commerciale con gli Stati Uniti che ha indebolito l’economia cinese fino alla “disastrosa” Via della Seta che definisce uno “spreco di soldi” che ha “esportato morte, creato corruzione e messo in ginocchio le economie più fragili”. Contro la Via della Seta della salute (un progetto alternativo all’Organizzazione mondiale della sanità di cui Xi Jinping ha parlato anche con il premier italiano Giuseppe Conte), alla luce delle evidenze sulle responsabilità di Pechino e dopo le polemiche sugli aiuti e la loro qualità, Henderson tuona: “È la Via della Seta della morte”. Anche per questo, “è nell’interesse del popolo ma anche del Partito non continuare con un leader del genere”, conclude l’esperto.

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