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La Cina verso Marte. Ecco le mosse spaziali del Dragone

“La ricerca della verità celeste” o, in mandarino, Tianwen. È il nome della prima missione cinese verso Marte, rivelato oggi tra i dubbi sull’impatto che il Covid-19 avrà sull’ambizioso programma spaziale di Pechino. Solo il mese scorso il lanciatore Lunga Marcia 7A ha fallito il suo debutto.

IL SIGNIFICATO

Il 24 aprile è la Giornata spaziale cinese, ufficializza quattro anni fa in ricordo del lancio del primo satellite: il Dongfanghong-1, nel 1970. Quale miglior modo per festeggiare il cinquantesimo anniversario che lanciare in pompa magna una missione marziana? Ecco dunque che l’agenzia spaziale cinese (Cnsa) ha svelato oggi il nome della sua prima missione verso il Pianeta rosso che, ha fatto sapere, dovrebbe partire “nei prossimi mesi”. Lo scorso novembre, l’agenzia aveva svelato il primo test di prova di ammartaggio per il lander, invitando alla cerimonia diplomatici e stampa internazionale.

LA MISSIONE MARZIANA

Il lander è però solo uno dei componenti della missione. Insieme a lui partiranno infatti anche un orbiter e un rover, capace di muoversi sulla superficie del Pianeta rosso. In tutto, gli strumenti scientifici sarebbero tredici, e dovrebbero operare per almeno tre mesi con l’obiettivo di studiare il suolo, la struttura geologica, l’ambiente e l’atmosfera di Marte. Tutto questo ha ora un nome: “Tianwen 1”, in ricordo di un brano del poeta cinese Qu Yuan. Il simbolismo è un classico del programma spaziale e certifica l’importanza che Pechino vi attribuisce.

L’AMBIZIONE DI PECHINO

A marzo dello scorso anno era stata svelata la base nel bacino di Qaidam, un arido altopiano nella provincia occidentale di Qinghai, considerato particolarmente adatto a riprodurre lo scenario marziano. Lì vengono testati gli esperimenti diretti verso Marte, per una tabella di marcia ben più ampia della sola missione Tianwen 1 che la Cnsa ha illustrato nella Giornata spaziale cinese dello scorso anno. L’esplorazione inizia dalle orbite più vicine alla Terra, ed è per questo che Pechino ha da tempo in cantiere la Tiangong-3, il terzo palazzo celeste cinese che, con i primi moduli in rampa di lancio per quest’anno, potrebbe essere operativo nel 2024.

VERSO UN NUOVO PALAZZO CELESTE

È destinato a ospitare permanentemente taikonauti a bordo, seguendo le orme delle due precedenti stazioni. La prima, è caduta rovinosamente a terra a Pasqua dello scorso anno, mentre la seconda (Tiangong-2) è stata lanciata nel 2016 e ha ospitato già quell’anno gli astronauti Jing Haipeng e Chen Dong, tornati sulla Terra dopo oltre un mese in orbita. Già nel 2003 comunque la Cina diventava il terzo Paese ad avere accesso autonomo per astronauti nello Spazio. A bordo di una navicella Shenzhou-5 fu Yang Liwei a orbitare intorno al Pianeta. Quattro anni dopo anche le inclinazioni militari furono chiare. I cinesi dimostrarono infatti di possedere le temute capacità anti-satellite (Asat), riuscendo a colpire e distruggere con un missile intercettore un proprio satellite meteorologico. Ancora oggi è questo il campo che preoccupa maggiormente gli Stati Uniti e che va annoverato tra le prime motivazioni che hanno portato alla nascita della US Space Force.

I DUBBI SUI LANCIATORI

Ci sono poi i lanciatori, protagonisti del recente fallimento, il mese scorso, del Lunga Marcia 7A. Per arrivare su Marte e Luna, il vettore di riferimento per Pechino è il Lunga Marcia 5, al debutto senza problemi lo scorso dicembre. Eppure, diversi osservatori notato che i due lanciatori (la nuova generazione di razzi cinesi) condividono diverse tecnologie, tra cui motori a propellente liquido. Qualora il problema del 7A coinvolga tali componenti (e per ora non ci sono dettagli ufficiali), potrebbero verificarsi ritardi sui progetti futuri di esplorazione, a partire dal Lunga Marcia 5B – che dovrebbe debuttare il prossimo mese per il lancio di Thainé, il modulo centrale del Tiangong-3 – fino ai lanci verso Marte e Luna.

VERSO LA LUNA

Anche il programma lunare è in effetti molto ambizioso. All’inizio dello scorso anno, la sonda Chang’e 4 è arrivata (per prima nella storia dell’esplorazione spaziale) sul lato nascosto della Luna. Secondo quanto confermato oggi dalla Csna, la successiva missione (Chang’e 5) dovrebbe partire quest’anno. Ha l’obiettivo di raccogliere e riportare a Terra dei campioni di superficie lunare. Per la loro conservazione si è scelto un luogo simbolico: Shaoshan, città natale di Mao Zedong. Per le tappe successive sono arrivati proprio oggi i dettagli che mancavano. La Chang’e 6 dovrebbe partire tra il 2023 e il 2024 per studiare il polo sud lunare (la stessa destinazione identificata dagli Stati Uniti per il programma Artemis). Sarà poi la volta della Chang’e 7 e della Chang’e 8 dedicate allo studio profondo della superficie, con tanto di stampante 3D per costruire in situ strutture di ricerca. L’obiettivo fino a qualche mese fa era far arrivare i primi taikonauti sulla Luna nel giro di “circa dieci anni”.



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