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App Immuni? Considerare la sicurezza nazionale. La mossa di M5S e Pd

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Mercoledì il Copasir si riunirà sotto la presidenza del leghista Raffaele Volpi per esaminare Immuni, l’app di contact tracing scelta per la prossima fase due dell’emergenza da coronavirus. Al vaglio, non soltanto l’app ma anche la società Bending Spoons, il più grande sviluppatore di app per iOS in Europa fondato da Luca Querella, Francesco Patarnello, Luca Ferrari, Matteo Danieli, nel cui capitale figurano H14 (una delle cassaforti che controlla la Fininvest) oggi considerata family office di Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi.  

A chiedere al presidente l’esame sono i deputati Antonio Zennaro, capogruppo del Movimento 5 stelle in seno al Copasir, ed Enrico Borghi, rappresentante del Partito democratico all’interno del Comitato. “La decisione, assunta dal commissario straordinario per l’emergenza sanitaria, Domenico Arcuri, di stipulare un contratto di cessione gratuita della licenza d’uso sul software e di appalto di servizio gratuito con la società Bending Spoons che si occuperà di realizzare la app di contact tracing denominata Immuni, è una questione di sicurezza nazionale che a nostro giudizio deve investire l’azione del Copasir”, si legge in una nota dei due membri del Copasir.

“Si tratta della prima iniziativa adottata in Italia di un sistema di tracciamento dei contatti individuali, che sfrutta la tecnologia Bluetooth e che deve essere attentamente approfondita anche sotto il profilo del suo impatto sul sistema complessivo delle libertà, delle garanzie e della certezza che non vi possano essere soggetti ostili all’interesse nazionale nello sviluppo della applicazione. Sappiamo che le modalità sin qui assunte nei Paesi della Ue, per iniziative analoghe, sono state molto prudenti, e che Francia e Germania hanno fatto precedere ogni scelta attuativa da norme legislative cautelative oggetto di approfondita analisi anche sotto il profilo della sicurezza dello Stato e dei cittadini. È una strada che va percorsa anche in Italia”.

Zennaro interpellato da Formiche spiega: “È una questione di interesse nazionale visto che riguarda potenzialmente 60 milioni di italiani e rientra nei temi della nuova golden power. È necessario verificare il trattamento dei dati ma anche chi ha sviluppato quest’app e quali società ci hanno investito”.

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