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Coronavirus. Ma la scuola italiana riapre o no? Precari, esami, paritarie, fase 2: le urgenze da affrontare


In Germania, Danimarca, Francia e Spagna è già stato annunciato che riaprono le scuole dal 4 maggio. In forme diverse, con le accortezze necessarie e gli scaglionamenti utili, ma riaprono. Invece da noi oggi (ieri, ndr) leggiamo sulla pagina personale Facebook del ministro Azzolina che “si sta istituendo un tavolo tecnico di esperti per valutare cosa fare”. Sarà perché l’ufficio comunicazioni del ministero non è in grado di darci notizie? Oppure perché notizie non ce ne sono e si tratta di “lanci politici” ?   Al 4 maggio mancano 17 giorni e non credo che nei paesi citati abbiano preparato quelle decisioni due giorni prima. Nel frattempo i sindacati da noi non intendono andare al ministero per confronti utili. Le associazioni non sono formalmente consultate. Dovremo assistere anche qui a decisioni diverse per ogni Regione?

Il tempo passa e i problemi del mondo scolastico si aggravano, dentro e fuori il mondo della scuola statale.

1.  Dentro, perché, anche dopo la pubblicazione del decreto legge 22/2020, non si intravvedono chiare e delineate soluzioni all’orizzonte, per le questioni più serie.

a) Perché non si stabilisce con chiarezza che sulle cattedre di insegnamento statali del prossimo anno scolastico non ci sarà mobilità dei docenti e che quindi quelli che sono in cattedra quest’anno resteranno al loro posto nel prossimo? Ovviamente al fine di non avere a settembre, oltre a tutti i problemi di ripresa, anche la scoperta di non avere più l’insegnante con il quale si è fatta la didattica a distanza.

b) L’anno prossimo saranno più di 200mila i posti precari da coprire, per mancanza da anni di concorsi per il ruolo. Quindi le nomine dei supplenti, che dovranno essere fatte sulla base delle graduatorie che il decreto 22/2020 ha confermato, potranno essere già fatte da parte dei dirigenti scolastici da luglio? O si dovranno aspettare i soliti caroselli e gli scorrimenti provinciali che di solito finiscono a dicembre?

c) Lo svolgimento degli esami di maturità per le classi quinte del secondo ciclo potrà essere falteratto a scuola e preparato almeno un mese prima in classe, magari anche con rientri scaglionati? È assodato ormai che questo tipo di esami – come anche l’esame di terza media – dal punto di vista dell’esito finale (non da quello dell’impegno degli studenti) da tempo sono palesemente inutili (promozioni quasi al 100%, disinteresse del mondo esterno alla scuola verso le valutazioni assegnati in quelle sedi). Di conseguenza (anche ai fini dell’efficacia ed economici) non sarebbe opportuno decidere che si rientra a scuola dal 4 maggio solo con queste classi, per concludere con loro l’anno scolastico anche con le necessarie prove e valutarlo solo in sede di scrutinio finale, dichiarato come sostitutivo, in via eccezionale quest’anno, dell’esame stesso?  Già da ora si potrebbe rivalutare, almeno per la maturità, lo svolgimento di un elaborato di ricerca interdisciplinare, mettendo così a frutto quanto di nuovo svolto nella didattica digitale e valorizzando l’iniziativa personale degli studenti.

d) Nella valutazione finale delle classi intermedie di questo anno scolastico deve essere chiaro che la decisione sovrana appartiene ai docenti, ai quali non può essere impedito bocciare, laddove assenze sistematiche oltre i livelli consentiti prima e durante l’epidemia (e non determinate dalla mancanza di strumenti digitali) e gravissime lacune che perdurino dal primo quadrimestre rendano impossibile qualsiasi recupero. Si tratta di un atto di giustizia anche verso tutto l’impegno degli alunni in questi mesi.  Per tutti gli altri, come ha ben proposto Petrolino su queste pagine e valorizzando al massimo l’attività di questi mesi, la valutazione finale di quest’anno dovrà limitarsi ad assegnare voti reali, indicare discipline e tematiche da recuperare (nei primi due mesi del prossimo anno scolastico) rimandando al giugno 2021 la valutazione finale a questo punto biennale. A questo scopo i collegi docenti debbono potersi riunire entro a maggio per poter concordare criteri di valutazione, modalità di lavoro e forme di recupero. Ai collegi quest’anno deve essere sospesa la facoltà di cambiare libri di testo e materiale didattico, che va per legge tutto confermato per il prossimo anno, onde non pesare con spese ulteriori sulle famiglie.

e) Nelle ordinanze applicative del Dl 22/2020 si deve con chiarezza dare conferma al ruolo fondamentale che nel prossimo anno scolastico dovranno ancora avere le prove Invalsi nei vari gradi di scuola e le attività di alternanza scuola-lavoro (oggi ridotte a Pcto), per non interrompere o fare passi indietro alle poche innovazioni introdotte nel nostro sistema scolastico.

f) Certo, per far tutto questo, oltre ai docenti occorrono anche i dirigenti scolastici: a tutt’oggi ne mancano ancora più di 500 nelle scuole statali, che vanno nominati entro luglio attingendo a graduatorie che già esistono.

2. Al di fuori dal mondo scolastico statale i problemi si aggravano.

a) Quelli che stanno subendo negativamente le conseguenze del “restare in casa” sono i più piccoli, i più fragili e i meno dotati (economicamente, tecnologicamente, psicologicamente, ecc.). Perché non consentire allora – sempre in forme diversificate, con le accortezze necessarie e gli scaglionamenti utili – la riapertura dei nidi, delle scuole dell’infanzia e almeno delle prime tra classi elementari? Non è pensabile, come sostengono anche illustri esperti, una turnazione per giornate e gruppi? E assieme a questi livelli, perché non studiare con urgenza il rientro, sempre con turni giornalieri, delle prime tre classi degli istituti professionali e delle scuole di formazione professionali, dove di solito si concentrano le problematiche maggiori in termini di disagio sociale e personale?

b) Le scuole paritarie, che sono parte del sistema pubblico di istruzione, hanno in diversi modi segnalato (anche se non sempre all’unisono, né con mobilitazione dei diretti interessati, i genitori) le gravi difficoltà generate dalla chiusura delle scuole. Specie nelle scuole dell’infanzia (ma mi risulta anche in altri livelli, a secondo delle situazioni geografiche ed economiche) le famiglie sono in difficoltà a far fronte alle rette periodiche, mentre dalle elementari in su anche queste scuole proseguono il loro servizio didattico, dove resta impegnato, come nelle statali, tutto il personale docente e non docente. Eppure l’altra settimana in Senato, al momento del voto di fiducia sul decreto Cura Italia, l’emendamento proposto dal Pd a favore delle famiglie di queste scuole è stato cassato, con tutti gli altri, a causa del dichiarato pericolo di ostruzionismo da parte del centrodestra. È mai possibile che su di una misura a favore di centinaia di migliaia di famiglie e dell’istruzione dei figli non si possa trovare un accordo tra le parti?

O si deve aspettare che il tavolo tecnico si insedi, si costituiscano le commissioni, si avviino le consultazioni (ma persino il Consiglio superiore della pubblica istruzione si è rifiutato di recarsi al ministero per il parere obbligatorio per l’emanazione dei bandi concorso per i docenti), si inizi la discussione, si attendano le soluzioni. Cioè, si deve aspettare, se va bene, qualche mese.

Nel frattempo qualche voce che si dichiara “esperta” sostiene che prima di dicembre non si potranno riaprire le scuole, pena gravi rischi per la salute pubblica. Ma negli altri paesi europei non avranno valutato questo rischio?

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