L’idea di un Movimento 5 Stelle liquido ma monolitico, guidato dal basso attraverso la piattaforma Rousseau e con gli eletti considerati “solo” come portavoce, subisce un ulteriore scossone. L’invenzione politica di Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo si fa sempre più partito. Dapprima con tutte le necessarie modifiche organizzative e ora con un atto che non si era mai visto in termini formali. È nata infatti una vera e propria corrente, con un leader ed i suoi seguaci parlamentari. Così infatti può considerarsi il post che Alessandro Di Battista ha pubblicato su Fb. Quel che conta infatti non è il contenuto (il distinguo sulle nomine ed in particolare sulla riconferma dell’Ad di Eni) bensì la scelta di far sottoscrivere la posizione politica. C’è Gianluigi Paragone, autore di un forte strappo con Di Maio e considerato forse il braccio destro di Dibba, ma anche le ex ministre Giulia Grillo e Barbara Lezzi, la vice presidente della Camera Maria Elena Spadoni, il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra, la commissaria Copasir Federica Dieni, l’ex numero 2 dell’associazione Rousseau Max Bugani, l’europarlamentare Ignazio Corrao, ed altri ancora.
VADE RETRO DRAGHI
Se il post su Fb segna l’atto di nascita di una corrente o comunque della volontà di “pesarsi” per modificare gli assetti interno al Movimento in un momento politico delicatissimo in cui si fanno sempre più evidenti le crepe del governo Conte 2, la piattaforma programmatica Alessandro Di Battista ha voluta esprimerla sul suo media di riferimento, Il Fatto Quotidiano. Un lungo articolo che colleziona un lungo elenco di parole chiave del movimentismo ma che possiamo sintetizzare nell’euroscetticismo, nella relazione privilegiata con la Cina e nella ferma opposizione a Draghi come espressione di quella cultura “mainstream” e liberale che Dibba considera come fumo negli occhi. “Non credo che abbia intenzione di diventare presidente del Consiglio, semmai ambisce al Quirinale, ma è indubbio che le sue parole abbiano risvegliato in molti quel desiderio mai sopito di lasciarsi governare dai tecnici, svilendo, ancora una volta, la Politica”. Per essere ancora più chiaro, Dibba ricorda ai lettori del Fatto e ai seguaci del Movimento che “fu Draghi, da Direttore del Tesoro, ad adoperarsi affinché la famiglia Benetton acquisisse dall’Iri, ad un costo ridicolo, la Società Autostrade. Lui, insieme a Prodi e Massimo D’Alema fu protagonista di quella stagione di privatizzazioni che ha indebolito lo Stato italiano. Fu ancora lui, diventato nel frattempo Governatore di Bankitalia, ad autorizzare Mps ad acquistare la Banca Antonveneta dalla spagnola Santander al triplo del suo valore. E nel febbraio 2012, fu sempre lui, stavolta da presidente della Bce a dichiarare in un’intervista al Wall Street Journal la morte del modello sociale europeo augurandosi un nuovo ciclo liberalizzazioni”. Scusate se è poco.
EUROPA CON SCETTICISMO (MEGLIO LA CINA)
Alessandro Di Battista non nasconde tutto il suo scetticismo sull’Europa. Non si schiera apertamente contro l’Unione o la moneta unica ma spende parole di critica feroce. Quanto al dibattito sulle misure eccezionali per contrastare la pandemia, scrive così: “A parte il Recovery Fund, misura ancora work in progress, dall’Eurogruppo sono uscite tutte proposte che aumenteranno i debiti pubblici degli Stati. Oggi, con la sospensione del Patto di stabilità, l’Ue garantisce ai Paesi membri la possibilità di indebitarsi ma un domani, a crisi sanitaria conclusa, quelle regole torneranno in vigore. E questo è l’obiettivo di Germania, Olanda, Austria ed altri paesi del nord: aumentare i debiti pubblici di tutti i Paesi europei costringendo tra un anno o due al rientro i paesi più esposti, a cominciare dall’Italia”. La trappola del debito, si direbbe. Peccato che questa formula si indichi per descrivere la strategia di Pechino. Dibba però la vede al contrario.
“Senza l’Italia l’Ue si scioglierebbe come neve al sole. Poi un rapporto privilegiato con Pechino che, piaccia o non piaccia è anche merito del lavoro di Di Maio ministro dello Sviluppo economico prima e degli Esteri poi. E la Cina, ed è paradossale essendo stato il primo paese colpito dal Covid-19, uscirà meglio di chiunque altro da questa crisi. La Cina ha utilizzato al meglio il soft-power, è riuscita a trasformare la sua immagine da untore ad alleato nel momento del bisogno”. Di Battista non ha dubbi, “il mondo sta cambiando e la geopolitica, nei prossimi mesi, subirà enormi mutamenti. La Cina vincerà la terza guerra mondiale senza sparare un colpo e l’Italia può mettere sul piatto delle contrattazioni europei tale relazione”. Punto.