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Il Covid-19 visto dallo Spazio. Ecco le immagini di Copernicus

Una serie di linee gialle, verdi e viola, più o meno spesse, a indicare rispettivamente strutture sanitarie, aree di eventuale riapertura e zone di interesse. Il tutto ad altissima risoluzione, da integrare con i dati relativi e popolazione e contagi per poter valutare come e quando passare alla “fase due”. È così che appare dallo Spazio l’emergenza Covid-19, per la prima volta ritratta nelle immagini satellitari di Copernicus (qui disponibili).

Le sentinelle spaziali del sistema europeo di osservazione della Terra si sono messe in modo lunedì scorso, quando la Protezione civile italiana ha chiesto e ottenuto l’attivazione del Servizio di gestione delle emergenze (Ems) e in particolare del “rapid mapping”, che consente di avere mappe precise nel giro di qualche ora dall’attivazione delle richiesta. È utilizzato di frequente per terremoti, alluvioni e incendi. In ambito sanitario, ha avuto un impiego simile solo con l’Ebola, nel 2014 e nel 2018. Oggi, il servizio ha pubblicato le prime immagini relative al Covid-19, e in particolare alla città di Torino.

La richiesta del dipartimento guidato da Angelo Borrelli era di evidenziare le strutture temporanee messe in campo per l’emergenza, dagli ospedali da campo alle tende per il triage, così da avere “una chiara comprensione” della situazione sul territorio nazionale e valutare eventuali nuove attività da intraprendere. Sono evidenziate anche zone sensibili come i mercati rionali all’aperto, i parchi e altre zone esposte, così da offrire un quadro utile alle amministrazioni in vista della loro futura riapertura.

Le applicazioni di tale servizio sono molteplici. Prima di tutto, il censimento delle strutture sanitarie, opportunamente mixato con i dati del contagio tra la popolazione, nonché con l’età della stessa, consente di evidenziare eventuali sovra-affollamenti, potenziali criticità e capacità rispetto al bacino di utenza possibile. Di più: per i mercati all’aperto è possibile identificare le strade di accesso e le zone di pertinenza, le superfici disponibili e la densità massima di accesso dei cittadini, informazioni importanti per le amministrazioni quando si dovrà decidere cosa (e quanto) riaprire.

Tutto questo è fornito da un servizio europeo che parla molto italiano. A fornire le mappe di Copernicus è infatti un team guidato da eGeos, la joint venture tra Telespazio e Agenzia spaziale italiana (Asi), attiva da oltre dieci anni nella commercializzazione di dati satellitari in tutto il mondo. A marzo dello scorso anno, il consorzio si è aggiudicato per la terza volta consecutiva (dopo i bandi 2012 e 2015) il contratto “Ems – rapid mapping” della Commissione europea. Si occupa dunque di acquisire ed elaborare dati satellitari (o provenienti da altre piattaforme di remote sensing) e di rendere disponibili, in poche ore dall’attivazione del servizio da parte degli utenti le mappe richieste. Dall’inizio dell’attività, otto anni fa, la mappatura rapida è stato attivata 432 volte e ha prodotto più di quattromila mappe per una novantina di Paesi.

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