“Sono finite le celle di una stessa gang, abbiamo mescolato tutti i gruppi terroristi nella stessa cella, in tutti i centri penali di sicurezza. Lo Stato si rispetta!”. Con questo tweet, accompagnato da una serie di immagini agghiaccianti, il viceministro per la Giustizia di El Salvador, Osiris Luna Meza, ha annunciato nuove misure nelle carceri del Paese. L’obiettivo è ridurre l’operatività di molti detenuti, che continuano ad emettere ordini all’esterno. Negli ultimi mesi, il numero di omicidi in El Salvador è aumentato e secondo le autorità gli ordini sono partiti dai carceri.
I tweet e le immagini sono state retwittate dal presidente Nayib Bukele e da molti account ufficiali del governo. Nelle foto si vedono ammassati membri di gang rivali (gli esperti lo capiscono dai tatuaggi con i quali si identificano), tutti inginocchiati, alcuni con mascherine, senza che sia rispettata la distanza di sicurezza per evitare il contagio di Covid-19. Da marzo in El Salvador è stato dichiarato il lockdown per contenere la diffusione del virus.
“Le ‘maras’ (organizzazioni criminali che operano in Centroamericano) sfruttano che quasi la totalità delle forze di sicurezza stanno controllando la pandemia”, ha scritto Bukele su Twitter, il mezzo in cui comunica gran parte delle comunicazioni importanti.
Successivamente, ha deciso di annunciare lo stato di emergenza nelle prigioni, autorizzando la polizia e l’esercito di fare uso “della forza letale” per contenere l’ondata di violenza nel Paese. “L’uso della forza letale è autorizzata per la difesa personale o la difesa della vita dei salvadoregni – ha scritto -. Chiediamo all’opposizione ad essere dalla parte della gente onesta, e alle istituzioni di smettere di proteggere chi uccide il nostro popolo”.
La scelta è supportata, secondo Bukele, dalle informazioni in mano all’intelligence che molti degli ordini per gli omicidi sono partiti proprio dalle celle. Da quando è arrivato alla presidenza a giugno del 2019, Bukele è riuscito a ridurre il numero di omicidi nel Paese, grazie ad una strategia di sicurezza. L’indice di omicidi è passato da 51 ogni 100.000 abitanti nel 2018 a 35,8 nel 2019.
Per anni, El Salvador è stato uno dei Paesi più violenti al mondo, soprattutto per le attività di organizzazioni come Mara Salvatrucha (MS-13) e Barrio 18, che si dedicato al narcotraffico e l’estorsione.
Venerdì scorso, media locali hanno riportato una ventina di omicidi in un solo giorno, una tendenza che si è mantenuta tutto il fine settimana. Bukele ha annunciato le misure, tra cui la sospensione di qualsiasi contatto tra detenuti con l’esterno, il confinamento assoluto, 24 ore al giorno, e l’isolamento dei capi delle gang.
“Tutte le celle dei membri delle bande resteranno sigillate […] Non potranno più vedere fuori dalla cella. Ciò impedirà loro di comunicare con segnali verso il corridoio. Resteranno dentro, al buio, con i loro amici dell’altra banda […] Chi opponga resistenza – ha aggiungo Bukele – sarà abbattuto con la forza proporzionale e possibilmente letale dalla nostra forza pubblica”.
Non si sono fatte attendere le critiche. Come riportato dalla Bbc, la Commissione Interamericana di Diritti Umani ha dichiarato di essere preoccupata per lo stato di emergenza delle prigioni in El Salvador, che “mette a rischio il diritto delle persone private dalla propria libertà”. Secondo la Commissione di Diritti Umani di El Salvador, mischiare i membri di diverse gang nelle stesse celle “porterebbe un rischio totale, giacché ci saranno rivolte e omicidi selettivi o collettivi”.
“Bukele cerca di dare carta bianca ai membri della forza pubblica per uccidere – ha spiegato José Miguel Vivanco, direttore per le Americhe di Human Rights Watch -. Le sue indicazioni alla polizia o alle forze armate contraddicono gli standard internazionali”.
Jeannette Aguilar, ricercatrice ed esperta di sicurezza e violenza, ha detto alla Bbc che queste misure di isolamento sono una bomba ad orologeria che potrebbe aumentare gli scontri: “L’isolamento permanente in condizioni precarie, con questo livello di ammassamento e con l’emergenza coronavirus, potrebbe fare esplodere nuovi conflitti a causa dello stress a cui si sottopongono i detenuti”.