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Perché parlare di Piano Marshall non basta

Di Cristiano Zagari

Contrariamente a quanto si pensa, il Piano Marshall non rimise in moto l’Europa nel 1948 perché i Paesi europei non amandosi tra loro disdegnavano gli scambi. Fu questo il motivo per cui nel 1949 nacque un’organizzazione internazionale con il compito di mettere in rete le economie europee, l’Ocse, ma anch’essa fallì. Sarà invece la paura dei singoli Stati di non uscire dal circolo vizioso dell’autonnientamento (allora i conflitti bellici) a portarli ad un salto di qualità nella strategia. Purtroppo oggi stiamo vivendo la stessa situazione, fino a quando non vi sarà la cinica consapevolezza da parte di alcuni Stati del Nord del Vecchio continente che dal Covid e dalle sue conseguenze non se ne esce da soli non vi sarà nessuna risposta europea congiunta.

A chi dovesse obbiettare che rispetto al secondo Dopoguerra oggi vantiamo 70 anni di valori, politiche, istituzioni e buone pratiche condivise (acquis communautaire) rispondo che oggi dopo la Brexit basta che un singolo popolo si pronunci negativamente per perdere in un istante lo scrigno dei tesori accumulati a fatica in settant’anni. In altre parole o si razionalizza lo sforzo contro il Covid dividendosi i compiti (banca dati europea unica su casistica pandemica, produzione respiratori, mascherine ecc) oppure alle prossime elezioni il sogno europeo va in frantumi con l’intero scrigno dei tesori. Basta percorrere i social in lungo ed in largo per riscontrare un’inflazione di parole che terminano con exit.

Del resto un cittadino oggi dove la vede l’Europa se non attraverso il pessimo spettacolo trasmesso dai media riguardo alla totale mancanza di empatia all’interno del Consiglio europeo e purtroppo anche in parte all’interno della stessa Commissione? Riscoprire le attualissime lezioni di Jean Monnet e fare presto…

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