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Europa? La fiducia è il miglior antidoto ai conflitti. Il commento di Mario Mauro

Se dovessi riassumere in una parola il senso delle esortazioni e delle misure proposte giorni addietro dall’ex presidente della Bce Mario Draghi dalle colonne del Financial Times, userei la parola “fiducia”.

Mai come in questo momento dobbiamo fidarci delle istituzioni. Ne è prova il fatto che accettiamo addirittura limitazioni della nostra libertà personale per affermare il bene comune della salute pubblica. Mai come in questo momento dobbiamo fidarci degli altri. Mettiamo con fiducia e tremore la nostra vita nelle mani di coloro che, sanitari, addetti alla grande distribuzione, forze dell’ordine, devono fare il possibile per tutelare salute, sostentamento e sicurezza. Ma paradossalmente molti governi e leader politici si illudono di difendere meglio gli interessi della propria nazione mostrandosi intransigenti sulla solidarietà internazionale quasi convinti che alcuni stati abbiano provocato il coronavirus, come in passato condotte di politica economica superficiali e dissennate abbiano prodotto o aggravato crisi e debito pubblico.

Questa miopia della visione e del senso stesso della missione delle istituzioni sovranazionali e del ruolo degli Stati nazione non può che avere una sola conseguenza. Il maturare di una sfiducia che oggi si fa diffidenza. Domani sarà rancore e disponibilità delle nuove generazioni alla logica del conflitto per risolvere i problemi che mano mano si presentano. Ancor più questa mancanza di fiducia tra le nazioni determinerà risentimento all’interno delle opinioni pubbliche nazionali dove l’insufficienza delle misure non coperte da garanzie illimitate farà crescere il malcontento sociale ed il rischio di disordini.

Abbiamo bisogno di fiducia. Di fidarci reciprocamente perché la fiducia è il fondamento ed il motore di dinamiche di comunità. Fondamento che regge il peso della costruzione di amicizie durature ed allo stesso modo si fa carico di processi economici ed addirittura di relazioni internazionali virtuose. Per questo il perdurare di egoismi e diffidenze viene avvertito da molti, non solo da Draghi come una ipoteca cupa sul destino della Unione europea oltre che sul benessere e la pacifica coesistenza di milioni di persone. Perché il progetto politico che chiamiamo Europa è anzitutto una scommessa sulla fiducia come antidoto ai conflitti ed alla volontà di potenza.

Il tempo è breve. Le classi dirigenti che stanno assumendosi la responsabilità di non condividere un presente fatto di dolore e di fatica rischiano di consegnarci un futuro fatto di povertà e di guerra.

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