Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Perché la Francia punta sulla Difesa. L’analisi di Xerfi Canal

In Francia la cultura della Difesa non è mai stata un problema. Anche adesso, ai tempi del Covid-19, politica, media e cittadini condividono la consapevolezza dell’importanza del settore, strategica ed economica. Oggi, il quotidiano Le Tribune ha ripubblicato un’analisi di inizio marzo del centro studi Xerfi Canal, firmata dal suo direttore per le previsioni Alexander Mirlicourtois. Attesta la posizione della Francia “tra i grandi produttori di armi”, titolo che in Italia creerebbe non poco scompiglio. Suggerisce poi di consolidare il posizionamento, soprattutto a fronte dell’ascesa cinese.

I NUMERI DELL’EXPORT FRANCESE

Lo avevamo notato anche noi: la Francia è la grande protagonista dell’ultimo report dell’istituto svedese Sipri relativo ai trasferimento globali di sistemi d’arma. Nello scorso quinquennio, Parigi ha raggiunto il livello più alto di export dagli anni 90, coprendo quasi l’8% delle vendite mondiali. Le esportazioni transalpine sono cresciute del 72% rispetto ai cinque anni precedenti, con un impatto forte dell’ultimo anno (il report del 2019, parlava di un +43%). L’incremento è ancora più consistente per il Medio Oriente, dove le vendite francesi sono aumentate del 363% rispetto al 2010-2014, tanto che la regione oggi assorbe il 52% dell’export d’oltralpe. Le prime tre destinazioni sono Egitto (ben il 26% dell’export è arrivato qui), Qatar e India, grazie soprattutto alle vendite dei caccia Rafale effettuate in questi Paesi. Il trend, spiegano gli esperti Sipri, è destinato a proseguire nei prossimi anni, viste vendite (nuove e attese) di velivoli militari, sottomarini e fregate tra India, Qatar, Brasile, Egitto, Malesia ed Emirati Arabi.

I CONFLITTI GLOBALI

A trainare le vendite globali c’è, secondo l’analisi di Xerfi Canal, “l’aumento della conflittualità mondiale”, sia tra Stati, sia tra attori non statuali, “come i conflitti interetnici, tra i cartelli o persino i conflitti che rientrano nella definizione di violenza unilaterale, cioè l’uso della forza armata contro i civili da parte di uno Stato o di un gruppo armato”. Sono i numeri a mostrare il trend: “Dopo essere sceso a 81 nel 2010, il numero di conflitti è più che raddoppiato da allora e supera i 160 dal 2017”.

IL MERCATO GLOBALE E LA SFIDA CINESE

Ciò alimenta un mercato “di almeno 420 miliardi di dollari nel 2018, esclusa la Cina”. Le spese militari “sono aumentate del 13% tra il 2008 e il 2018”. Così che, adesso, “la somma dei budget annuali per la difesa supera i 1.800 miliardi di dollari, equivalenti al 2,1% del Pil mondiale”. Sotto la lente di Xerfi Canal c’è soprattutto la Cina, con “un budget per la difesa in costante aumento; negli ultimi cinque anni ha speso più di mille miliardi di dollari, tre volte meno degli Stati Uniti, ma tre volte più degli inseguito, compresa la Francia”. Un budget, quello cinese, che è riuscito a trasformare la dipendenza dall’import da Russia a Ucraina in una spinta al consolidamento del comparto nazionale. Pechino, ricorda Mirlicourtois citando ancora Sipri, è il secondo produttore di armi al mondo, dietro solo agli Stati Uniti.

…E GLI INTERESSI FRANCESI

Nella classifica la Francia è in quinta posizione (dietro anche a Russia e Regno Unito), ma resta al terzo posto in termini di export. “Questa posizione – spiega Xerfi Canal – si basa principalmente su sei gruppi: Thales, Naval Group, Safran, Dassault Aviation, CEA e Nexter, gruppo industriale di armamenti terrestri, elenco a cui aggiungere Airbus (settimo produttore mondiale di armi) e Mbda”, la joint venture europea specializzata nella missilistica. In dieci anni, i primi dieci clienti dei prodotti francesi hanno acquistato attrezzature per 30 miliardi di euro, facendo registrare nel 2019 un surplus di 5 miliardi contro 1,3 miliardi del 2000. Le conclusioni di Alexander Mirlicourtois sono chiare: il settore è strategico, soprattutto per un Paese che deve equilibrare la bilancia commerciale.

UN SETTORE STRATEGICO PER PARIGI

Tale consapevolezza appare condivisa dal governo francese, ben determinato a sostenere il comparto nazionale con l’obiettivo di supportare l’economia (anche per la ripresa post-coronavirus) e realizzare la complessiva modernizzazione dello strumento militare. Eppure, conclude Xarfi Canal, occorre fare attenzione perché “le posizioni francesi sono minacciate”. Da chi? Dalla Cina, “che non ha firmato il Trattato sul commercio di armi adottato nel 2013 dalle Nazioni Uniti e finalizzato a moralizzare il settore”, e da “visioni strategiche” sbagliate. Tra queste Mirlicourtois ne cita una: l’acquisto di droni dagli Stati Uniti, “un fiasco” che minaccia il concetto di “autonomia strategica” professato da Parigi, da intendere nella sua visione più radicale come indipendenza anche dall’alleato d’oltreoceano. È per raggiungerla che la Francia punta tutto sulla Difesa.

×

Iscriviti alla newsletter