Lo avevamo detto appena si era palesato il primo caso di paziente infetto da coronavirus a fine Febbraio; dopo era stato intuito da molti; poi quasi tutti avevano compreso la portata della emergenza economica; infine adesso è stato ufficialmente confermato dal Fondo Monetario Internazionale: l’Italia affronterà quella che è di gran lunga la peggiore crisi economica dalla Seconda guerra mondiale.
Ed allora come fronteggiare questa “grande depressione” cercando quanto meno di limitare i danni? In primis certamente ponendosi come obiettivo principale quello di limitare la diffusione del virus ed al riguardo non dispiace la strategia delle 4 D, vale a dire distanza, dispositivi, digitalizzazione e diagnosi.
Ma poi se guardiamo la situazione da una prospettiva economica? Ecco, sino ad oggi l’approccio non è stato “lodevole”. Eppure basterebbe programmare in modo coordinato le varie fasi non solo sanitarie. Affidiamoci alla “politica delle R” e cioè Resistenza, Ripartenza e Ricostruzione.
Più in particolare:
– Resistenza nella Fase 1. E’ la fase in cui ci troviamo in questi giorni. E la stiamo gestendo male. Adesso bisognerebbe semplicemente mettere soldi nelle tasche degli italiani secondo più o meno la politica dell’”elicopter money”, vale a accreditando denaro come se fosse lanciato da un elicottero e cadesse dal cielo nei nostri conti. Bisognerebbe farlo anche molto rapidamente ma a livello pratico non sta funzionando. Basti pensare al sito dell’INPS che va in tilt, al decreto liquidità che è troppo complicato e dunque alle tante, troppe lamentele di cittadini, professionisti, industriali ed imprese italiane che si guardano intorno e vedono che invece in Svizzera appena 24 ore dopo la richiesta arrivano i soldi direttamente sul conto corrente
– Ripartenza nella Fase 2. E’ la fase che si sta programmando, che dovrebbe iniziare a breve e che ci permetterà appunto di ripartire “convivendo” con il virus. Ci vorrebbero certezze giuridiche su strumenti e modalità operative per indirizzare correttamente la domanda ed il prevedibile ritorno ai consumi ed agli investimenti ma anche in questo caso sembra che ci sia molta confusione e la sensazione è che ognuno vada per conto suo laddove invece servirebbe un raccordo permanente tra le Regioni e la cabina centrale. Abbiamo il Governo con più di 300 persone tra ministri, sottosegretari e dirigenti e poi il Consiglio superiore di Sanità e poi l’Istituto superiore di Sanità e poi la Protezione Civile e poi il Comitato tecnico scientifico della Protezione Civile e poi un super commissario al coordinamento della lotta al virus e poi una nuova task force composta da 17 esperti ma…nessuna decisione univoca. Mentre invece bisognerebbe programmare in dettaglio ed in modo coordinato le riaperture perché se la gente sta a casa e non va a lavorare non si produce ed il PIL diminuisce
– Ricostruzione nella Fase 3. E’ la fase che aspettiamo non dall’inizio della emergenza ma da oltre venti anni. L’Italia ormai da molto, troppo tempo non è più governata attraverso una visione di insieme ed una prospettiva realmente liberale e riformatrice perché da sempre siamo il Paese dei Patti e dei Contratti più che delle riforme effettivamente realizzate. Confidiamo che questa sia l’occasione storica per intervenire finalmente in modo massiccio su larghi settori tra cui giustizia, fisco e burocrazia e non solo. Bisognerà reagire in modo consapevole ed efficiente ad una flessione del PIL che è stimata in circa il meno 10%. Insomma appena finita l’emergenza bisognerà procedere con le riforme senza più aspettare oltre. E forse sarebbe opportuno che la ricostruzione sia realizzata da un governo legittimato dalla volontà popolare come dopo la guerra
Dunque Resistenza, Ripartenza e Ricostruzione. Ma anche Rapidità, Riaperture e Riforme. Soprattutto Riforme.