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Tornerà la libertà. Anche in Venezuela (senza Maduro). Parla Magallanes

Di Mariela Magallanes

La situazione del Venezuela, purtroppo, è peggiorata e tristemente sta portando i venezuelani all’abisso. È una situazione senza precedenti, uno scenario di calamità che potrebbe si potrebbe definire una catastrofe.

La pandemia del Covid-19 è arrivata trovando il Paese nelle peggiori condizioni, un contesto gravissimo, più volte denunciato alle organizzazioni internazionali. Si tratta di una crisi umanitaria complessa con una popolazione altamente vulnerabile.

Si somma alla crisi sanitaria, peggiorata con il virus, la mancanza di benzina, che impedisce drammaticamente la mobilità, principalmente per chi ha priorità all’interno dei protocolli di sicurezza come pazienti, medici, ambulanze, funzionari e trasporto di alimenti. Questi settori sono stati vittima di mafie che gestiscono la distribuzione e vendita del combustibile; mafie tristemente organizzate da militari e poliziotti, che hanno creato un business illegale in dollari, con prezzi esorbitanti tra 2 e 4 dollari il litro. Questo aggrava la distribuzione degli alimenti, impedendo il trasporto dalle regioni all’interno del Paese, provocando la perdita di molti raccolti della poca produzione nazionale privata che esiste in Venezuela. E fa crescere al contempo i loro prezzi. Tenendo conto che lo stipendio minimo ieri era di 1,3 dollari al mese, la situazione che vive il popolo venezuelano è di carestia.

Le esecuzioni extragiudiziali di gruppi paramilitari non si sono fermate e la delinquenza continua ad aumentare. Della gestione di tutto questo, è accusato un vertice che promuoverebbe il narco-terrorismo, che, pur essendo a conoscenza delle conseguenze, non ha intenzione di lasciare il potere. E, peggio ancora, la distruzione di Pdvsa (Petróleos de Venezuela), con la produzione molto bassa e il crollo del prezzo del petrolio (che si ripercuote su una bassissima produzione di benzina), è diventata la facciata per i traffici di droga dei cartelli che operano in Venezuela, con i principali capi nel palazzo di governo di Miraflores.

Da quando è arrivato il coronavirus, le misure applicate, come l’isolamento sociale, si stanno usando apertamente per perseguitare la dissidenza politica e aumentare il controllo sociale. L’entourage del presidente ad interim, Juan Guaidó, deputati, giornalisti, personale sanitario, denunciano la situazione di emergenza che si vive negli ospedali, la mancanza di materiale di biosicurezza e smentiscono la situazione dei contagi presentata dal regime, con terribili conseguenze.

Nella provincia del Venezuela, nelle ultime ore si sono registrati saccheggi, proteste per mancanza di benzina, di risorse economiche, per mancanza di alimenti e fame.

LE ISTITUZIONI IN VENEZUELA

In Venezuela, il Parlamento guidato da Juan Gerardo Guaidó Marquez, presidente ad interim, continua nel processo di re-istituzionalizzazione del Paese, nonostante le limitazioni, la persecuzione e la repressione contro tutti i membri. Continua ad essere l’unico potere legittimo in Venezuela e conta con il sostegno della comunità democratica internazionale, proteggendo gli interessi dei venezuelani e assumendo una crisi provocata dalla cattiveria di un vertice che, con un piano di distruzione, ha annientato un paese, facendolo diventare il più povero della regione, con una crisi migratoria di circa 5 milioni di persone sparse per il mondo, principalmente in Colombia, Perù, Ecuador, e diventando una minaccia per la sicurezza del continente, per i legami con il terrorismo e il narcotraffico.

Tra le ultime misure del presidente Guaidó c’è il sostegno di 100 dollari, per tre mesi, al personale sanitario in Venezuela, con il Piano José Maria Vargas. Loro assumono la crisi Covid-19 in maniera degna e con un forte spirito di vocazione e di servizio. Queste risorse saranno amministrate dall’Organizzazione di Stati Americani (Osa). Per garantire la trasparenza della gestione, il Parlamento nell’ultima sessione ha creato un consiglio per la vigilanza e la controllo delle risorse.

LA STRADA POLITICA E DIPLOMATICA

La linea politica è l’uscita di Maduro in maniera democratica, e con il sostegno della coalizione diplomatica internazionale che si è costruita con i Paesi alleati. Ancora di più dopo che a fine marzo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti accusò 15 membri del vertice del regime di Maduro di narcotraffico e di essere membri del Cartello dei Soli.

Il presidente ad interim ha proposto la formazione di un Governo di Emergenza Nazionale per evitare la catastrofe che sta arrivando ed evitare ancora più sofferenza ai venezuelani, riprendere l’istituzionalità e potere svolgere elezioni presidenziali in Venezuela. Questa proposta è stata accolta da tutti i Paesi alleati, guidati dagli Usa e sostenuti dall’Unione europea e dal Gruppo di Lima, i quali hanno appoggiato una soluzione al conflitto in maniera democratica per far terminare l’agonia di un popolo che si nega a vivere in condizioni avverse. È evidente che dopo tanto lottare, alzare la voce, protestare e vedere caduti, i venezuelani sanno che da soli non potranno uscire dalla dittatura. Nonostante tutta questa situazione vogliamo un’uscita che ripristini la democrazia e ricominci in Venezuela una nuova tappa senza criminali al potere.

Abbiamo fiducia che ne usciremo, non abbiamo smesso di lavorare per questo. A livello internazionale il governo ad interim articola e fa seguito con i Paesi alleati, fortificando i rapporti politici e democratici. E per noi, venezuelani nel mondo, il significato della libertà va oltre il sentirsi liberi, è avere coscienza di cos’è la libertà, e per questo non riposeremo finché non sarà riconquistata e difesa. Sempre.



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