Anticipare le sfide di domani, i nuovi squilibri globali e la disrpution tecnologica tenendo insieme le due sponde dell’Atlantico. È questa “la sfida delle sfide” della Nato secondo Marta Dassù, senior director per gli Affari europei dell’Aspen Institute, direttore di Aspenia e da ieri membro del gruppo di esperti che supporterà il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg, nell’elaborazione di una nuova riflessione strategica (qui tutti i dettagli sulla sua composizione).
Come ha accolto la nomina nel gruppo degli esperti?
Posso dire onestamente: con sorpresa, non me lo aspettavo affatto. Ma naturalmente mi fa molto piacere, sono onorata di fare parte di questo Gruppo di riflessione e cercherò di dare il migliore contributo possibile di idee.
Cosa si aspetta?
Sarà una discussione interessante, io credo, e quanto mai stimolante. Stiamo parlando di un’Alleanza cruciale per l’Italia, per l’Europa, e per il futuro dei rapporti transatlantici.
Che mandato vi è stato dato insieme alla nomina?
Il gruppo di riflessione ha un mandato preciso, che è quello di presentare al segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, entro la fine dell’anno, idee e proposte utili per rafforzare il processo politico all’interno dell’Alleanza Atlantica, aiutandola così ad affrontare le sfide attuali e future. Come dimostra il rischio politico ed economico legato alla pandemia, le sfide sono mutevoli. L’Alleanza ha avuto un suo grande punto di forza, in questi decenni, nella propria capacità di adattamento a un contesto di sicurezza che è cambiato nel tempo. Siamo oggi di fronte a drammatiche cesure della storia e quindi si è aperto un nuovo processo di riflessione.
Esistono precedenti di questo tipo?
Sì, come il rapporto presentato nel 2010 da un gruppo di esperti guidato allora da Madeleine Albright. Il gruppo di oggi sarà co-presieduto da Thomas de Maizière, ex ministro della difesa tedesco e da Wess Mitchell, che è stato assistant secretary of State for European and Eurasian Affairs al dipartimento di Stato degli Stati Uniti.
Di che tipo di rinnovamento ha bisogno l’Alleanza Atlantica?
Di un rinnovamento la Nato ha bisogno, e l’avvio di questo processo di riflessione lo testimonia. Esistono nuovi equilibri (o squilibri) geopolitici, rischi inediti che si aggiungono a rischi tradizionali, ed esistono tutti i problemi legati, ad esempio, alla disruption tecnologica, con le sue implicazioni per la sicurezza. La Nato ha in un certo senso di fronte a sé la “sfida delle sfide”: come individuare e poi rispondere ai rischi che ho menzionato, cercando di giocare di anticipo e non solo di rimessa. E tenendo ancorate le due sponde dell’Atlantico.
Ha qualche indicazione sull’agenda dei lavori?
Non vorrei anticipare i lavori di un gruppo di cui sono parte soltanto da ieri. Mi lasci solo dire che il segretario generale intende ricevere input specifici non su questioni operative ma sull’esigenza di rilanciare – come, su che linee – il processo politico su cui si fonda l’Alleanza.