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Uniti contro il virus. La Nato in campo (di nuovo) per combattere il Covid-19

“Abbiamo un solo tema in agenda: la crisi da Covid-19”. Così il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha aperto ieri la conferenza stampa di presentazione dell’odierno vertice tra i ministri della Difesa dei trenta Stati membri dell’Alleanza Atlantica. In rigorosa videoconferenza, i ministri si ritroveranno nel pomeriggio a sole due settimane dalla riunione dei colleghi degli Esteri. L’obiettivo di Lorenzo Guerini e colleghi è sfruttare al massimo le rodate competenze che la Nato può offrire contro il Covid-19, tra il trasporto rapido di attrezzature, lo scambio di informazioni e la logistica emergenziale. D’altra parte, in tutti i Paesi colpiti dal virus, le Forze armate sono già in prima linea insieme al personale sanitario.

LA SPINTA DA BRUXELLES

Lo scorso 2 aprile, Luigi Di Maio e gli altri ministri degli Esteri avevano dato mandato al comandante supremo Nato in Europa, Tod Wolters (il massimo vertice militare dell’Alleanza), di identificare le capacità in surplus da mettere a disposizione delle autorità civili. Già dalla settimana precedente, su richiesta di Italia e Spagna, era stato attivato il Centro di coordinamento in risposta ai disastri (Eadrcc). Prende in carico le domande di aiuto (equipaggiamenti, respiratori, mascherine e così via) e le passa dunque agli alleati disponibili che offrono assistenza su base bilaterale, come fatto da Repubblica Ceca e Turchia in favore dell’Italia.

LE COMPETENZE NATO

Ci sono poi i team dell’agenzia Nato Support and procurement (Nspa), presenti in alcuni Paesi (a partire dal Lussemburgo) per supportare la creazione di ospedali da campo e strutture temporanee. Le capacità più ambite sono proprio su logistica e trasporto rapido di carichi pesanti, sfruttando le vie agevolate che i meccanismi di controllo del traffico aereo garantiscono ai velivoli dell’Alleanza (in virtù di un’intesa con Eurocontrol, l’organo europeo responsabile nel campo). Con sette decenni d’esperienza da organizzazione politica oltre che militare, la Nato si offre dunque quale piattaforma di coordinamento ai suoi membri, che interagiscono tra loro soprattutto attraverso i rispettivi dicasteri della Difesa.

IL RAPPORTO CON GLI USA

In tal senso, l’Italia può contare su un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti, frutto anche del feeling tra Guerini e il capo del Pentagono Mark Esper. A fine marzo, otto camion di aiuti forniti dall’Esercito Usa sono arrivati con la targa Nato, giunti dopo la lettera inviata da Guerini al collega e seguiti da una telefonata tra i due. Insieme ai canali diplomatici, hanno tirato la volata ai 100 milioni di dollari in aiuti annunciati da Donald Trump, e al suo successivo memorandum.

CONTRO LA DISINFORMAZIONE

Il tutto si intreccia all’altro tema sul tavolo del vertice odierno: il contrasto alla disinformazione ai tempi della geopolitica degli aiuti. “Abbiamo notato attori statuali e non-statuali provare a trarre vantaggio dalla pandemia diffondendo narrative false e dannose, tentando di dividerci”, ha detto ieri in conferenza stampa Stoltenberg. Non ha fatto nomi, ma il riferimento sembra chiaramente alla propaganda di Cina e Russia, riuscita a far passare in secondo piano il supporto degli alleati tradizionali. Stoltenberg ha già chiarito che l’Alleanza risponde con “la stampa libera e aperta, la verità e i fatti”, anche quelli che arriveranno dalla riunione di oggi.

GLI ALTRI DOSSIER

Nonostante la preponderanza dell’emergenza su tutti gli altri temi, restano chiaramente validi tutti gli altri impegni della Nato. È per questo che i ministri della Difesa passeranno in rassegna le varie missioni in corso e tratteranno anche di deterrenza. L’obiettivo, già chiarito nei primi giorni dell’esplosione del contagio in Europa, è garantire la prontezza operativa delle forze, un punto dirimente per un’Alleanza che ha come primo obiettivo la Difesa dei suoi trenta membri. “Le nostre forze restano pronte e il nostro lavoro procede”, ha detto ieri Stoltenberg preannunciando che il vertice tratterà anche dei battlegroup in Europa dell’est, dei dispiegamenti marittimi e delle missioni dal Kosovo all’Afghanistan. L’attenzione è alta soprattutto per quest’ultimo teatro operativo, in attesa di capire se l’accordo raggiunto tra Stati Uniti e talebani a fine febbraio riuscirà davvero a portare a una pace duratura nel Paese.

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