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Più Nato con il coronavirus. Ecco cosa ha detto Di Maio al vertice dell’Alleanza

Uniti contro il “nemico invisibile comune”, senza però abbassare la guardia rispetto ai nemici visibili, tra terrorismo, deterrenza e la disinformazione di Cina e Russia. È il messaggio che arriva dal vertice tra i ministri degli Esteri della Nato, riuniti oggi in videoconferenza (la prima della storia) per fare il punto su un’agenda inevitabilmente stravolta dal coronavirus. A coordinare i lavori il segretario generale Jens Stoltenberg, “lieto” di accogliere per la prima volta il rappresentante della Macedonia del nord, trentesimo membro della Nato. Presente per l’Italia il ministro Luigi Di Maio, che ha ringraziato “di cuore” gli alleati per gli aiuti arrivati negli ultimi giorni, ma ha anche chiesto di più.

LA POSIZIONE ITALIANA

Da quanto apprende Formiche.net, il titolare della Farnesina è stato tra coloro che hanno invitato l’Alleanza a rispolverare alcune parti sopite dei documenti strategici, quelle che prevedono azioni comuni (come l’ultimo Concetto strategico) nel caso di rischi sanitari. È in tal senso che va inteso l’invito del ministro italiano a “risposte efficaci”. D’altra parte, ha aggiunto, “solo insieme possiamo vincere questa lotta”. Un appello a fare di più, sfruttando meccanismi ormai ben rodati dopo sette decenni di Nato, ma anche al maggior dialogo “con tutta la comunità internazionale”, perché “quella che stiamo affrontando è una pandemia globale, che riguarda tutti”. È compresa anche la Russia, ma sempre nel perimetro del “doppio binario” ricordato da Di Maio, quello che al dialogo affianca la deterrenza, una sottolineatura importante dopo le insofferenze giunte da oltreoceano sui tentennamenti italiani sul punto (si ricorderà il vertice 2+2 Italia-Russia di febbraio, ma anche i dubbi sui militari giunti nel nostro Paese).

LA LOTTA CONTRO IL VIRUS

In ogni caso, dal vertice si attendeva un messaggio di unità per rafforzare il coordinamento e sfruttare le strutture Nato esistenti (soprattutto nella distribuzione degli aiuti), e così è stato. Su richiesta di Italia e Spagna, la Nato ha attivato da circa una settimana il meccanismo che risponde al Centro euro-atlantico di coordinamento in risposta ai disastri (Eadrcc). Prende in carico le domande di aiuto (equipaggiamenti di protezione per il personale sanitario, respiratori, mascherine e kit per il test) e le passa gli alleati più attrezzati o disponibili, che offrono assistenza su base bilaterale, per lo più attraverso i canali dei rispetti ministeri della Difesa. In questo modo, lunedì sono arrivate a Milano attrezzature dalla Repubblica Ceca (circa diecimila pezzi tra tute produttive e respiratori) e poi ieri le forniture dalla Turchia. Ora l’Alleanza si organizzerà per fare di più, ha spiegato Stoltenberg, e sarà il Supreme Allied Commander Europe (Saceur), guidato dal generale Tod Wolters, ha identificare quella capacità “in surplus” che possono essere messe a disposizione per aiutare le autorità civili dei Paesi alleati.

LA PRONTEZZA DELL’ALLEANZA

Aiuti che corrono paralleli alle perduranti minacce comuni e alle missioni in corso, per cui non è possibile abbassare la guardia. Già lo scorso 18 marzo, la riunione a Bruxelles del Consiglio del nord Atlantico tra i rappresentanti permanenti dei Paesi membri aveva ribadito l’assoluta prontezza dell’Alleanza nel suo obiettivo principale: la difesa collettiva. Un messaggio importante per un’organizzazione militare oltre che politica, in un mondo denso di sfide e potenziali avversari. Messaggio che confermava in quell’occasione proprio il generale Wolter: “La capacità dell’Alleanza di svolgere missioni e le operazioni in programma non è stata compromessa”. Lo ha ribadito oggi Stoltenberg, elencando comunque le misure introdotte nelle varie sedi alleate contro la diffusione del virus.

LA RISPOSTA ALLA DISINFORMAZIONE

Agli aspetti pratici (tra distanziamenti sociali e misure di smart working nel quartier generale), si sommano quelli relativi a “disinformazione e propaganda” da parte degli avversari, Cina e Russia su tutti. “Abbiamo visto diversi esempi in questi giorni”, ha detto Stoltenberg. La migliore risposta? “La verità, i fatti; ed è per questo che la Nato risponde con informazioni fattuali”, e sostiene “l’importanza di una stampa libera e indipendente”. D’altra parte, le campagne disinformazione cinesi e russe sugli aiuti ad alcuni alleati (Italia e Spagna prima di tutti), la Nato le subisce da tempo sulla propria pelle. Continuerà a rispondere come sempre, ha detto il segretario generale: “Condividendo i fatti, restando trasparente, dicendo la verità e difendendo il diritto a società libere e aperte, con una stampa libera e aperta, specialmente in tempi come questi”.

LA LINEA PER L’IRAQ

Il segnale è stato ribadito con forza dalla ministeriale odierna, con un’agenda che, oltre la risposta al virus, comprendeva anche deterrenza, partnership con l’Ucraina, l’eventuale adesione della Georgia e soprattutto le novità tra Iraq e Afghanistan. Per quanto riguarda l’Iraq, si è confermata la linea identificata a metà febbraio dai ministri della Difesa: il progressivo trasferimento delle competenze della Coalizione internazionale anti-Isis (di cui l’Alleanza è parte) alla parallela Nato Training Mission. L’obiettivo è abbassare il profilo della presenza degli Stati Uniti, divenuta sovraesposta dopo l’uccisione di Qassem Soleimani e la conseguente risoluzione del Parlamento iracheno di invito al governo per fa uscire gli americani dal territorio. D’altra parte, Baghdad ha chiarito di ritenere importante il sostegno dei partner, anche considerando che le esigenze di sicurezza e anti-terrorismo restano invariate. Certo il Covid-19 ha colpito anche il Medio Oriente. Già da una decina di giorni, il comando Nato ha deciso di sospendere le attività addestrative a favore delle forze irachene e curde, ragion per cui anche l’Italia ha pianificato il rientro di 200 unità (ne restano 600).

L’ATTENZIONE PER L’AFGHANISTAN

Rimane la stessa attenzione anche sull’Afghanistan. L’accordo raggiunto a fine febbraio tra Stati Uniti e talebani prevede una riduzione della presenza straniere fino a 12mila unità entro l’estate. Certo, ha ribadito Stoltenberg in conferenza stampa ieri, sono misure “condizionate” al rispetto dell’accordo da parte dei talebani, ovvero la cessazione delle ostilità verso le forze afgana. I segnali in tal senso non sono tutti incoraggianti. Il mese di marzo è stato uno dei più difficili per la stabilità del Paese, con scontri violenti tra le due fazione. È per questo che i ministri degli esteri hanno ribadito “l’impegno” dell’Alleanza alla stabilità del Paese, da tradursi ora in un proficuo (seppur arduo) dialogo inra-afgano. L’Italia segue il dossier con attenzione, soprattutto in virtù degli 800 militari che partecipano alla missione Resolute Support.

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