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Oms, Organizzazione cinese della sanità. Perché gli Usa non ci stanno

E se tra poco a Washington si parlasse di “Organizzazione cinese della sanità” per definire l’Oms? Un’esercizio che non appare poi troppo metafisico ad osservare il rovente dibattito sulla gestione dell’emergenza coronavirus da parte dell’agenzia Onu, e in particolare del presunto sbilanciamento in favore di Pechino. Rovente al punto tale che Donald Trump minaccia il congelamento dei fondi diretti all’Oms.

L’ira implacabile del presidente è l’epilogo di una dura campagna mirata alle responsabilità della pandemia da lui stesso iniziata nelle conferenze stampa alla Casa Bianca insieme alla task force per il Covid-19. Sul perché si ostinasse a chiamarlo “virus cinese”, rispondeva: “Perché proviene dalla Cina, è un termine accurato”. Ed è arrivato addirittura a ventilare l’ipotesi di “ritorsioni” contro Pechino per le responsabilità sul ritardo con cui ha condiviso le informazioni.

Considerazione comune a illustri esponenti del Partito repubblicano, come il senatore della Florida Marco Rubio e il collega dell’Arkansas Tom Cotton, secondo cui “le bugie e la corruzione del Partito comunista cinese hanno trasformato un problema sanitario locale in una pandemia globale”.

Anche nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu è in corso un duro braccio di ferro tra Usa e Cina sul Covid-19. Pietra della discordia è un documento oggetto di negoziato dei Quindici membri dell’organo esecutivo delle Nazioni Unite. Fonti diplomatiche riferiscono a Formiche.net come Washington insista nel volere una menzione esplicita del fatto che il virus ha avuto origine a Wuhan, ovvero a catalogarlo di fatto come “virus di origine cinese”, proposta che si scontra sulla grande muraglia dei no di Pechino.

Il focus è ora soprattutto sulla gestione da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità e del suo presunto sbilanciamento a favore del Dragone. Non ha dubbi il Wall Street Journal, che in un editoriale parla di ‘”World Health Disinformation”, “Disinformazione globale della sanità”. E afferma che per impedire a nuove epidemie come quella del Covid-19 di diventare letali piaghe pandemiche occorre “riformare o destituire l’Oms”.

La scorsa settimana un altro esponente di spicco del Grand Old Party, il senatore della Florida Rick Scott, ha chiesto l’apertura di un’indagine del Congresso sul “ruolo svolto dall’agenzia delle Nazioni Unite nell’aiutare la Cina comunista a nascondere informazioni sulla minaccia del coronavirus”, ricorda il Wsj. La tempistica incastrerebbe l’Oms. “Il 31 dicembre funzionari di Taiwan avevano avvertito di prove che il virus potesse essere trasmesso da uomo a uomo”, ma “l’agenzia non ha relazioni normali con Taiwan per il bene dei rapporti con Pechino”. E l’allarme è caduto nel vuoto. Per la University of Southampton i casi sarebbero stati abbattuti del 95% se la Cina avesse lavorato per contenere il virus tre settimane prima. Ma non era il caso di allarmarsi allora, secondo il direttore generale dell’Oms, Tedros Ghebreyesus, perché i “saggi” di Pechino avevano “stabilito un nuovo standard nella risposta alle epidemie”. “Gran parte della colpa per i fallimenti dell’agenzia Onu – secondo il Wsj – ricade su Tedros, che è un politico, non un medico”, preposto alla guida di un ente che di politico dovrebbe avere poco.

C’è da chiedersi quindi “perché l’Oms teme più le ire di Pechino che non quella di Washington”, ancor più perché la Cina finanzia il 12% dei contributi, a fronte del 22% degli Usa. Inoltre, “gli americani che operano nell’Oms sono, secondo etica, guidati dagli interessi dell’istituzione, mentre i cinesi mettono al primo posto gli interessi del loro Paese”. “Ha sbagliato”, tuona Trump in merito all’agenzia Onu. “È finanziata in larga parte dagli Usa, ma è per qualche motivo Cino-centrica, daremo una occhiata attenta” a quello che stanno facendo. E una domanda su tutte: “Fortunatamente ho respinto il loro consiglio iniziale di rimanere aperti alla Cina. Perché una raccomandazione così sbagliata?”.


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