Così come Piazza San Pietro durante il rito della Via Crucis, l’immagine della Grande Moschea de La Mecca praticamente vuota durante la preghiera del venerdì ha colpito milioni di musulmani in tutto il mondo questo mese di Ramadan. La comunità islamica si è unita alle misure di contenimento della pandemia da coronavirus, vietando il pellegrinaggio al luogo di culto e la preghiera collettiva nelle moschee.
Questa volta non ci saranno riunioni familiari per l’“iftar”, il pasto serale che interrompe il digiuno, né l’ambiente festivo intorno alla tavola. Per la prima volta nella storia dell’Islam, questo Ramadan, nono mese del calendario lunare islamico, sarà a porte chiuse, in solitudine. Dal Medio Oriente all’Asia, governi e capi di Stato di molti Paesi con una grande popolazione musulmana hanno concordato il divieto di assembramenti.
In Medio Oriente e nel Magreb è vietata l’apertura delle moschee e i tre luoghi sacri dell’Islam (La Mecca – la Ka’ba, Medina – la Moschea del Profeta e Il Nobile Santuario di Al-Haram al-Sharif) sono completamente chiusi.
Nonostante il lockdown – e in alcuni Paesi addirittura il coprifuoco, come in Arabia Saudita -, le misure e gli orari sono stati adeguati per permettere ai fedeli l’acquisto di alimenti per l’iftar. Resta però il divieto di mangiare, bere e praticare sesso durante il giorno, giacché secondo l’Università Al Azhar de Il Cairo, riferimento per la comunità sunnita, ha spiegato che non è stato comprovato che mangiare e bere aiutino a prevenire il contagio di coronavirus. Anzi, da quanto si legge su Abc, il Gran Mufti d’Egitto, Shauki Allam, prima autorità del Paese, ha dichiarato che il digiuno contribuisce a rafforzare il sistema immunologico.
Il mondo sciita ha eseguito le disposizioni e ha chiesto la flessibilità del digiuno per i pazienti contagiati dal coronavirus, come annunciato dal leader sciita iracheno, l’ayatollah Sistani. Stesso discorso è stato pronunciato dal ministero della Sanità iraniano, uno dei Paesi più colpiti dalla pandemia. Secondo loro la sharia spiega che chi è positivo al virus non è costretto al digiuno.
Il governo dell’Indonesia, il Paese con più musulmani al mondo, ha vietato il pellegrinaggio tra le città, tradizionale in questo mese per il ricongiungimento familiare. Molti imam si sono però ribellati a queste indicazioni. Nella provincia di Aceh, i leader religiosi hanno invitato ai fedeli a recarsi lo stesso alle meschite e a riunirsi con la famiglia e con gli amici.
Le organizzazioni musulmane più fondamentaliste hanno minacciato la ribellione, specialmente nelle zone dove il Corano è arrivato più recentemente, e non esiste una completa sinergia tra le autorità religiose e politiche. I maomettani in Asia hanno consigliato alle autorità di aprire le moschee durante il Ramadan, proprio perché c’è bisogno di pregare per la fine della pandemia.
In Pakistan, è stata inviata una lettera al governo del primo ministro Imran Khan nella quale una dozzina di organizzazioni radicali chiedevano l’apertura delle moschee per il Ramadan perché, in caso contrario, le autorità si sarebbero scontrate con “l’ira di dio e dei fedeli”. Alla fine è stato trovato un accordo per l’apertura, con la condizioni di rispettare alcune misure preventive, tra cui l’uso di mascherine e la pratica delle abluzioni –lavaggio dei piedi – prima di uscire di casa e non in moschea.