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Covid-19 e ricadute industriali. Rischi, minacce e ruolo dell’intelligence

Di Luigi Barberio e Franco Napoli

luigi barberiofranco napoliL’evento Covid-19 ha determinato una recessione atipica dove lo shock viene dall’esterno. Al progressivo blocco di molte attività economiche sul territorio nazionale si è associato un crollo della domanda di beni e servizi, sia dall’interno che dall’estero.

I provvedimenti del governo per contrastare l’emergenza hanno previsto meccanismi che si stanno rilevando poco funzionali alla dimensione del problema. Per le attività imprenditoriali sono state fornite esclusivamente garanzie, che incidono sul costo del supporto ma non hanno alcuno effetto sulla liquidità, elemento essenziale per la gestione di impresa in questo straordinario momento di crisi.

Le banche devono reperire liquidità in un mercato caratterizzato dalle stringenti regole di Basilea, causando rallentamenti nell’erogazione dei prestiti alle imprese. Considerata la particolare struttura produttiva del Paese, questo approccio finisce per agevolare la trasformazione dello stato di crisi in una depressione economica prolungata, alimentando il disagio sociale. Incombono, quindi, una serie di minacce per la sicurezza nazionale a partire dall’inevitabile indebolimento competitivo di tutte le attività economiche, in particolare quelle legate a energia, trasporti, acqua, salute, comunicazioni, media.

A queste si aggiungono anche i comparti in cui sono presenti le nostre multinazionali “tascabili” che operano nei settori dell’intelligenza artificiale, della robotica, del packaging, delle macchine utensili, della difesa e delle biotecnologie. Queste attività diventano potenziali prede di interessi economici di entità, straniere e criminali, che possono approfittare di questa inevitabile debolezza. Come peraltro è stato più volte evidenziato dal Copasir, ribadendo la funzione essenziale dell’intelligence anche sotto l’aspetto economico e finanziario. In tal senso, un blocco delle operazioni straordinarie sui settori strategici deve essere previsto, innovando il golden power che prevede informative preventive da cui possono scaturire precisi divieti. In questa fase sarebbe più opportuno vietare in ogni caso la vendita di quote degli asset strategici, individuandoli con precisione. Ciò anche al fine di dare un forte segnale a quanti, anche apparentemente amici, potrebbero pensare di agire in questa direzione.

Nel settore turistico e nell’industria degli eventi, motore del nostro sistema economico, la ridefinizione degli spazi richiederà ingenti investimenti che incideranno negativamente sulla produttività. Si tratta di costi aggiuntivi per il sistema imprenditoriale, che in questo stato di crisi difficilmente potranno essere sostenuti senza eccezionali sussidi. Occorre predisporre le condizioni legislative e fiscali per incentivare il rientro delle sedi legali delle aziende e contrastare il potere di attrazione dei “paradisi fiscali”, a iniziare da quelli europei. In tale quadro l’intelligence fiscale può svolgere un ruolo determinante, da sviluppare da adesso per i prossimi anni.

Allo stesso modo bisogna agevolare il “reshoring” (cioè il rientro delle attività industriali nazionali che sono state delocalizzate all’estero per diverse ragioni), prevedendo una contribuzione fino al 50% dei costi di reimpianto in patria di produzioni appartenenti a qualsiasi settore. Diventa essenziale sgonfiare l’ipertrofia fiscale e normativa come impegno prioritario, semplificando i labirinti procedurali di cui è sempre più disseminato il cammino delle imprese.

Infine, un’ulteriore linea di intervento potrebbe riguardare la territorializzazione della contrattazione, dando spazio a cogestione e welfare aziendale sul modello tedesco, ma con una forte attenzione al sistema territoriale basato su capitale sociale e identità dei territori.
Sicuramente non è facile operare in una selva di vincoli e regole e di necessarie mediazioni con il sistema europeo, ma di fronte a una situazione eccezionale è necessario compiere scelte eccezionali. Al momento abbiamo dovuto registrare scelte ordinarie e prive delle necessarie prospettive.

(Terzo estratto di un’analisi più ampia realizzata dalla Socint. La prima parte si può leggere qui, la seconda qui)

La ricerca, curata dal Presidente della Socint Mario Caligiuri, Direttore del Laboratorio sull’Intelligence dell’Università della Calabria, è stata redatta da Mario Caligiuri (Ricaduta Politica – Il problema pedagogico) e dai ricercatori Roberto Macheda (Ricaduta Economica), Francesco Napoli (Ricaduta Industriale – Piccola e Media Impresa), Luigi Barberio (Ricaduta Economica – Ricaduta Industriale) e Luigi Rucco (Ricaduta Scientifica – Problema pedagogico).

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