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Ecco i combattenti spaziali degli Stati Uniti. Decolla la US Space Force

Gli Stati Uniti hanno i loro primi combattenti spaziali. Sono gli 86 tenenti che hanno terminato sabato scorso il loro percorso formativo alla Air force accademy di Colorado Springs, i primi che confluiranno direttamente tra le fila della neonata US Space force. Meno di un mese fa, il lancio del satellite l’AEHF-6 per le comunicazioni sicure aveva suggellato la prima missione con il cappello della sesta forza armata degli Stati Uniti. Ora, arrivano i primi cadetti, la “classe del 2020”, destinata a passare alla storia come la prima dedicata alla guerra spaziale.

LA PARTECIPAZIONE

L’attenzione che l’amministrazione targata Donald Trump dedica al tema è stata confermata dalla presenza alla cerimonia di graduation del suo vice Mike Pence, a cui il tycoon ha affidato la guida del re-istituito National Space Council. “Due anni fa – ha ricordato nel suo discorso – il presidente Trump ha rilasciato una solida visione per la leadership americana nello Spazio; lo scorso dicembre, ha reso tale visione una realtà siglando la storica legge che ha creato il sesto braccio delle nostre Forze armate”. C’era con lui la neo segretaria per l’Air Force Barbara Barrett: “Lasciando l’Accademia, i cadetti saranno fondamentali nella costruzione di una forza spaziale snella, agile e lungimirante, che difenda la nostra nazione, i nostri alleati e i nostri interessi nello Spazio”.

LE POSIZIONI RICHIESTE

“Siete il nostro futuro e io ho bisogno di voi per costruire dalle fondamenta questo nuovo servizio”, ha detto nel suo intervento il generale Jay Raymond, primo comandante della US Space force. A lui è stato affidato il delicato compito di mettere in moto una macchina già complessa. Soprattutto dalle fila del precedente Space command dell’Air Force, stanno progressivamente arrivando alle sue dipendenze 16mila tra militari e civili. Gli 86 tenenti usciti dall’Accademia aeronautica di Colorado Springs si uniranno a loro. La maggior parte verrà assegnata inizialmente alla base di Vandenberg, in California, dove varrà addestrata specificatamente per le “space operations”. Gli altri cadetti verranno formati per altre attività, tra cyber-space, intelligence e incarichi manageriale per sviluppo e acquisizioni. Solo una volta terminati i rispettivi training verranno ufficialmente assegnati alla Space force.

LA COMPOSIZIONE DEL PERSONALE

Restrizioni da Covid-19 permettendo, la pianificazione attuale prevede un anno e mezzo per la strutturazione definitiva dell’organizzazione della nuova forza armata. In tutto il personale militare della Space force ammonterà a 6.500 unità. Ad essi si aggiungeranno circa 3.500 civili del dipartimento dell’Air Force e 6.000 tra militari e civili che, pur restando ufficialmente tra il personale dell’Aeronautica, avranno incarichi all’interno della forza spaziale. Il reclutamento del personale aeronautico in servizio attivo inizierà ufficialmente il prossimo 1 maggio, quando sarà possibile far partire le richieste di trasferimento volontario.

NASCITA DI UNA SPACE FORCE

La Space force, come ricordato da Pence, è realtà dallo scorso dicembre, quando il presidente Trump ha messo la sua firma sul budget destinato alla Difesa contenente i primi 40 milioni di dollari per la nuova forza armata. Per il prossimo anno, il Pentagono ha già chiesto 111 milioni, anche se c’è da tener conto soprattutto dei 15,4 miliardi messi a bilancio dell’Air Force, evidentemente chiamata al maggior trasferimento di competenze e personale. A convincere tutti sulla bontà del progetto di una Space force (sebbene il percorso tra Congresso, Pentagono e Casa Bianca non sia stato facile) è stato l’attivismo nel dominio spaziale dei due principali competitor degli Stati Uniti: Cina e Russia.

GUERRE SPAZIALI IN ARRIVO

Gli scenari di guerre spaziali sono d’altra parte tutt’altro che futuristici. La scorse settimana, lo US Space Commmand (attivo da settembre e anch’esso affidato a Raymond proprio per garantire coordinamento tra le due nuove realtà) ha denunciato un nuovo test di capacità anti-satellite da parte della Russia. Mosca avrebbe testato il sistema Nudol (PL-19 per la nomenclatura Usa), capace di distruggere satelliti nella bassa orbita terrestre. La capacità (posseduta anche da Cina e India) si somma a quando denunciato dallo Space command a febbraio. Allora, i satelliti russi Cosmos-2542 e Cosmos-2543 manifestavano “caratteristiche di armi spaziali” conducendo “manovre in prossimità di satelliti del governo americano che sarebbero da interpretare come irresponsabili e potenzialmente ostili in ogni altro dominio”.

Foto: US Space Force

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