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Colao e le task force. Ok ma manca la sicurezza nazionale. Scrive Caligiuri

L’emergenza del coronavirus richiede che il governo coinvolga le migliori energie per fronteggiare la difficile situazione. Con la dichiarazione di Christine Lagarde abbiamo constatato come una semplice frase possa incidere profondamente sui rendimenti dei titoli di Stato, sugli indici della borsa di Milano e sulle quotazioni dell’Eni.

Per cui la comunicazione istituzionale di questo periodo dovrebbe essere la più concordata e omogenea possibile, stabilendo ambiti di condivisione comuni per strategie e contenuti informativi. E questo per fornire corretti strumenti interpretativi ai cittadini e difendere gli asset nazionali. Infatti, nel rapporto con l’Unione Europea occorre rappresentare gli interessi nazionali, identificati non solo nella richiesta di interventi economici.

Infatti, la visione dell’interesse nazionale è oggi più importante che mai, come il Copasir, guidato da Raffaele Volpi, ha più volte puntualizzato. In questa fase più che affidare settori importanti della gestione dell’emergenza a responsabili politici dei dicasteri o a dirigenti della pubblica amministrazione, il governo ha ritenuto opportuno fare ricorso a manager esterni. La scelta è caduta su esponenti come Domenico Arcuri e Vittorio Colao, che hanno dimostrato sul campo le loro qualità. Essendo entrambi di origini calabresi, ne suggerirei un terzo, Antonio Catricalà, che potrebbe fornire un apporto non indifferente nella chiarezza dei dispositivi, dei regolamenti e delle autocertificazioni. Si conferma così che per tutelare l’interesse nazionale bisogna fare ricorso a tutte le risorse della Repubblica.

Appunto per questo, nei comitati che stanno affrontando l’emergenza ai vari livelli, potrebbe essere utile prevedere la presenza di esperti sulla sicurezza nazionale, indispensabili per offrire un particolare punto di vista ai responsabili delle istituzioni. È un momento in cui prima di decidere c’è bisogno di informazioni adeguate per orientare le scelte pubbliche, che debbono più che mai rispondere alle regole democratiche.

Infatti, nell’emergenza si opera per legge in stato di necessità. Di conseguenza le regole democratiche devono essere mantenute più vive che mai, cercando i punti di incontro e perseguendo la trasparenza. Pertanto, aggiungendosi agli apporti che già le agenzie di intelligence stanno attivamente fornendo, la presenza di esperti sulla sicurezza nazionale nei comitati sarebbe auspicabile. Quello che succederà nei prossimi mesi metterà dovunque a dura prova la tenuta delle istituzioni, l’organizzazione sociale e la struttura economica. Affrontare queste incertezze nella chiave predittiva dell’intelligence potrebbe evitarci ulteriori difficoltà e qualche spiacevole sorpresa.

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