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Perché Trump salta il briefing sul Covid-19

Donald Trump ha disertato: come i media Usa avevano anticipato, il magnate presidente non ha ieri partecipato, per la prima volta da oltre un mese, al briefing quotidiano sul contrasto al coronavirus. Con un tweet, Trump ha spiegato: “A questo punto non vale la pena, il tempo e lo sforzo di essere ai briefing … Qual è lo scopo di avere delle conferenze stampa della Casa Bianca se i patetici media fanno solo domande ostili e si rifiutano di riportare accuratamente la verità dei fatti!”.

Nella ricostruzione di diversi giornali, radio, tv, magazine online, la decisione del presidente è conseguente alle polemiche suscitate dal briefing di giovedì scorso, in cui il magnate aveva evocato l’ipotesi di trattare il contagio con iniezioni di disinfettante e l’esposizione ai raggi ultravioletti, suscitando un putiferio sulla stampa e fra gli esperti.

A quel punto, i consiglieri di Trump gli avrebbero suggerito di diradare le apparizioni, per evitare un rischio di sovraesposizione nociva per la campagna elettorale. I briefing avevano inizialmente giovato alla popolarità del magnate, nonostante sue affermazioni paradossali o in palese contrasto con i pareri degli esperti. Ma i sondaggi ormai registrano un’inversione di tendenza: il presidente perde punti e credibilità. Unica magra consolazione: non ne guadagna il suo rivale Joe Biden, che soffre di carenza di visibilità, in questa fase.

L‘appuntamento quotidiano con la stampa della task force anticoronavirus della Casa Bianca prosegue, almeno per ora; e Trump continuerà a farsi sentire. Ieri, ad esempio, ha trionfalmente twittato, in contrasto con i suoi esperti: “Abbiamo testato oltre 5 milioni di persone, più d’ogni altro Paese al mondo e più di tutti i principali Paesi messi insieme!”. Secondo i dati disponibili, gli Usa hanno condotto circa 12 mila test ogni milione di abitanti, l’Italia quasi il doppio: il virologo Anthony Fauci, la voce più autorevole della task force della Casa Bianca, insiste sulla necessità d’aumentare i test prima di riaprire il Paese.

Il fermento sull’origine dei ‘consigli per la salute’ presidenziali segna giornate tragiche: il numero dei decessi negli Usa ha superato i 53 mila e potrebbe oggi scavalcare i 55 mila, quello dei contagi tocca i 940 mila, stando ai dati della Johns Hopkins University. Sabato, i decessi sono stati 2.494, quasi il doppio del giorno prima, quando la cifra giornaliera più bassa delle ultime tre settimane aveva fatto sperare in un’inversione di tendenza. A New York, c’è stata la vittima più giovane finora registrata al mondo: Jay Natalie, bimba di cinque mesi di origine ispanica, che, nell’ospedale del Bronx dov’era ricoverata, tutti chiamavano the warrior princess‘, la principessa guerriera.

A difendere Trump dalle critiche per le sue sortite estemporanee non scientificamente fondate, sono rimasti, fra i media, solo pochi amici intimi: Rush Limbaugh, nel suo show radiofonico giornaliero, ha ripreso la tesi della Casa Bianca, un polverone sollevato ad arte dalle fake news: “Vogliono persuaderci che il presidente ha detto di bere l’acido muriatico per sturare i lavandini”; e Breitbart, magazine online ultraconservatore, fondato dall’ex stratega presidenziale Steve Bannon scrive che “il presidente non ha proposto di iniettare del disinfettante alle persone, ma di approfondire processi che possono portare alla pulizia dei polmoni dei pazienti”. Persino la Fox prende le distanze: “Iniettarsi disinfettante è velenoso, per favore, non fatelo a casa”, avverte il suo pubblico.

Usa2020

 

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