New York – Il coronavirus ha stravolto la campagna elettorale per le presidenziali Usa, e per Donald Trump ogni passo nella lotta al Covid-19 può essere cruciale per conquistare il secondo mandato alla Casa Bianca. Qualsiasi mossa, dagli attacchi al candidato democratico in pectore Joe Biden, alla strategia negli stati chiave, va calibrata tenendo conto del fatto che la pandemia é divenuta il centro dell’agenda politica americana. L’emorragia di posti di lavoro e le tensioni politiche legate all’emergenza, secondo fonti del partito repubblicano, potrebbero però complicare il percorso del presidente verso il nuovo mandato, in particolare in alcuni degli stati considerati l’ago della bilancia per eccellenza come Michigan, Pennsylvania, Wisconsin, Florida, Arizona e North Carolina.
In Michigan, colpito duramente dal virus con oltre 31 mila contagiati, continua il conflitto di alto profilo tra il governatore democratico Gretchen Whitmer e il Comandante in Capo. Mentre in Florida, dove la vittoria del presidente é considerata quasi obbligata, l’industria turistica e’ in ginocchio, e la pandemia potrebbe avere ripercussioni durature. La perdita di posti di lavoro è addirittura drammatica in alcuni degli ‘swing states’, con il 21% dei lavoratori in Michigan e quasi il 20% in Pennsylvania che ha presentato richiesta di sussidio di disoccupazione nelle ultime quattro settimane.
Fondamentale sarà quindi la risposta messa in campo per cercare di ricostruire l’economia. L’attenzione è concentrata sulla strategia per riaprire il Paese: Trump spera che questo possa avvenire il più presto possibile, ma nel suo piano si è limitato a disporre le linee guida, lasciando ai governatori la decisione su come e quando ripartire.
Secondo alcuni alleati del tycoon, rivela il Wall Street Journal, le rigide posizioni di alcuni governatori democratici potrebbero trasformarsi in un boomerang a beneficio del presidente. D’altro canto, nonostante spinga per tornare alla normalità, The Donald sa bene che mosse troppo affrettate potrebbero essere deleterie: da qui, il braccio di ferro con il governatore repubblicano della Georgia Brian Kemp per la sua decisone di riaprire da domani spa, saloni di bellezza, barbieri, parrucchieri, centri massaggi e per i tatuaggi.
“Devono aspettare ancora un po’ perché la sicurezza deve predominare”, ha fatto sapere Trump, dicendosi fortemente in disaccordo. Posizione condivisa dal virologo Anthony Fauci, il luminare membro della task force anti-coronavirus, per cui riaprendo troppo presto certe attività “c’è il pericolo di un rimbalzo”.
Per quanto riguarda il rischio di una seconda ondata del virus, invece, Fauci si è detto “certo che ci sarà in autunno, ma saremo più preparati: se sarà grande o piccola dipenderà dalla nostra risposta”. Più ottimista Trump, secondo cui il Covid-19 potrebbe non tornare, e in ogni caso “se tornerà, non sarà come ora”.
E Biden? In questo momento l’ex vice presidente è pressoché scomparso dai radar a causa della crisi che ha messo in pausa comizi, dibattiti tv e raccolte fondi. Il team di Trump starebbe puntando sui legami del candidato dem con Pechino, e sul fatto che non sia all’altezza del ruolo. Certo è che il coronavirus ha rimescolato tutte le carte della campagna elettorale, e come ha sottolineato l’ex stratega della Casa Bianca Steve Bannon, “questo è un referendum su come il presidente gestisce la pandemia”.
Sul fronte internazionale, intanto, il Covid-19 continua a dividere gli stati membri delle Nazioni Unite: Siria e Iran hanno bloccato una risoluzione dell’Assemblea Generale proposta da Riad che chiedeva una cooperazione globale per fronteggiare le ricadute socio-economiche della pandemia, un testo che rifletteva le conclusioni del summit di fine marzo del G20, di cui l’Arabia Saudita ha la presidenza di turno. Mentre un altra bozza proposta da Mosca, che mirava ad un impegno dei membri Onu ad “astenersi dall’attuare misure protezionistiche e discriminatorie in contrasto con le regole del Wto”, è stata bloccata da Usa, paesi europei, Israele e Sud Corea.