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Tutti con Biden (contro Trump). I Dem alla prova dell’unità

Dopo gli endorsement a Biden di Sanders lunedì e di Obama martedì, l’”operazione unificazione” dei democratici dietro l’ex vice-presidente ora candidato 2020 alla Casa Bianca s’è ieri completata con l’endorsement di Elizabeth Warren, che in un tweet dice d’essere “orgogliosa” di appoggiare Biden, lodandone empatia, esperienza, integrità e competenza. “Non possiamo lasciare che Trump continui a mettere in pericolo le vite e i mezzi di sostentamento di tutti gli americani”.

In un video-messaggio, la senatrice progressista del Massachusetts, già in corsa per la nomination, afferma: “L’empatia conta. E, in questo momento di crisi, è più importante che mai che il prossimo presidente restituisca la fiducia degli americani nel governo buono ed efficace… Biden ha speso quasi tutta la sua vita nel servizio pubblico. Lui sa che un governo gestito con integrità, competenza e cuore salverà vite e mezzi di sostentamento”.

Dopo averne ricevuto l’endorsement, Biden ha reso omaggio alla senatrice Warren, rivelando che sta lavorando con lei da settimane “per identificare e adottare importanti proposte politiche” che potranno rafforzare la sua piattaforma elettorale: un’ulteriore conferma che dietro gli endorsement dei suoi principali rivali della sinistra del partito democratico, Sanders e Warren, ci sono mediazioni per rendere il programma più progressista.

“Sono orgoglioso di avere la senatrice Warren al mio fianco per la futura battaglia, non solo mentre lavoriamo per sconfiggere Trump a novembre ma negli anni a venire, mentre spingiamo una agenda politica coraggiosa e progressista per il popolo americano”, afferma il candidato democratico, che elogia integrità, determinazione e passione della sua nuova alleata. “In un momento di crisi, le idee della senatrice Warren saranno più importanti che mai mentre tracciamo una via per andare avanti”.

L’allineamento dei democratici dietro Biden si compie mentre il presidente Donald Trump s’appresta ad annunciare oggi le direttive per la ripartenza dell’America, dopo avere affermato che l’epidemia di coronavirus ha forse superato il suo picco. Ieri, Trump s’era dichiarato stufo di vedere in tv vecchie partite e aveva espresso l’auspicio che lo sport riapra.

Nella giornata di mercoledì 15 aprile, i morti da coronavirus nell’Unione sono stati 2.569 – mai così tanti – e hanno superato i 28 mila: oggi potrebbero superare i 30 mila, mentre i contagi s’avvicinano a quota 650 mila, su un totale mondiale di oltre due milioni, secondo i dati della Johns Hopkins University. Trump, ora, dice di sperare che i morti, a conti fatti, siano meno di cento mila.

Con il taglio dei fondi all’Oms, Trump ha azzeccato una di quelle mosse che fanno l’unanimità: contro. Il taglio dei fondi degli Usa all’Oms gli vale una valanga di critiche, a partire dal commento di Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Uniti: “Non è proprio il momento di ridurre le risorse dell’Oms”, nel pieno della pandemia da coronavirus. Critiche arrivano da Mosca e Pechino, da Bruxelles e Parigi e Berlino.

Oltre che, naturalmente, dal partito democratico. “Insensata, pericolosa e illegale”: così la speaker della Camera Nancy Pelosi bolla la volontà di bloccare i fondi all’Oms, preparandosi a contrastarla in Congresso. “Lo stop di Trump ai fondi per l’Oms che guida la lotta mondiale al coronavirus è insensato… Possiamo combattere con successo questa pandemia solo attraverso una risposta internazionale coordinata nel rispetto della scienza e dei dati”.

Nel rialzo della tensione politica, il presidente minaccia di utilizzare la sua “autorità costituzionale” per sospendere formalmente le due camere del Congresso – ora in pausa sino a inizio maggio -, così da potere procedere con le nomine della sua Amministrazione, alcune delle quali legate all’emergenza coronavirus.

Gli Usa sono il principale contribuente dell’Oms: ne coprono circa il 15% dei costi, meno di quanto asserisce Trump, che ha l’esagerazione facile. Si tratta, comunque, di 893 milioni di dollari tra fondi pubblici e privati, stando ai dati sul sito dell’Organizzazione, riferiti al biennio 2018-’19. La Cina sta molto più giù nell’elenco dei donatori, con circa 85 milioni di dollari. Il contributo dell’Italia è stato di 59,4 milioni.

Da quando è scoppiata la pandemia, le donazioni sono notevolmente aumentate e l’Oms ha creato un fondo, il Covid-19 Solidarity Fund, con l’obiettivo di raccogliere 675 milioni di dollari entro aprile: dagli Usa sono già arrivati 15 milioni, dalla Cina 20 milioni.

(Usa2020)

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