A mente libera, oggi possiamo dire di vivere in un mondo nel quale paghiamo il prezzo di un mancato investimento, se non di un disinvestimento, nella capacità politica. Siamo nel pieno di un cambio di era, di una svolta storica in una transizione che dura da più di trent’anni.
Ciò che certamente sappiamo è la crisi de-generativa dell’ordine liberale, ciò che ha “retto” il mondo dalla fine della seconda guerra mondiale ai giorni nostri. Crediamo che quell’ordine liberale rappresenti – ancora e soprattutto oggi – un alibi pressoché disperato che le classi dirigenti dei Paesi più benestanti usano per nascondere la propria incapacità di guardare in faccia la realtà, di (ri)pensare la politica in un quadro più generale di (ri)pensamento del pensiero.
La sfida che oggi è di fronte alle classi dirigenti (in primis, ma non esclusivamente, agli intellettuali e agli uomini delle istituzioni), è la loro necessaria de-omologazione dal pensiero dominante (o da ciò che ne resta). Fattore urgente perché riguarda la loro scomparsa, in termini di “incidenza agente”, dal palcoscenico della storia: le classi dirigenti rischiano di venire travolte dalla potenza di un disagio crescente e di diseguaglianze insostenibili nonché dall’aggravarsi di fenomeni come i cambiamenti climatici, le migrazioni, le crisi economico-finanziarie, le pandemie.
Inter-in-dipendenza
Soprattutto l’innovazione ci sta mostrando l’esperienza di cosa voglia dire essere interdipendenti. In sostanza, senza banalizzare, occorre diventare consapevoli che non c’è libertà possibile senza l’altro. Questo è il punto, noi crediamo, sul quale si debba impostare un pensiero davvero globale.
Il “sistema mondo” è un grande mosaico e, in quanto tale, non può essere considerato come la semplicistica sommatoria dell’esistente. In un pensiero globale, l’interdipendenza deve essere intesa come inter-in-dipendenza; è solo “tra” le differenze, nel profondo di frontiere che non sono confini, che possiamo pensare a una resiliente architettura del mondo. E’ finito il tempo dell’ordine pre-definito, di un qualcosa al quale ci si deve adeguare e che, in quanto tale e automaticamente, ricondurrebbe tutte le differenze a unità.
Nessun sistema, per quanto potente, può porsi al centro dell’arena planetaria e considerarsi il punto di riferimento per tutti gli altri. Nella inter-in-dipendenza, infatti, funziona solo il dialogo.
Ciò che rivela
Se c’è qualcosa che COVID-19 ci mostra è il bisogno di dialogo. Quando si fanno richiamo alla cosiddetta “comunità internazionale”, in realtà si parla di una entità inesistente, una sorta di assemblea di governo del mondo senza alcun potere ma, ciò che è peggio, senza alcuna idea. Invece hanno potere, e idee che spesso non condividiamo (ma ciò poco importa ai fini della riflessione), gli appartenenti a tale (presunta) comunità (gli Stati, tutt’altro che scomparsi, e certe leghe/gruppi con una storia antica) che agiscono non come membri della stessa ma come soggetti che devono salvare il “loro” destino e quello della “loro” gente. Come se il “loro” destino non appartenesse al destino planetario e se la “loro” gente non appartenesse all’umanità.
Il COVID-19, in sostanza, ha reso più evidente la tentazione dei sistemi all’autoreferenzialità. Sembra essere finito il tempo nel quale ci si scopriva allegramente, ma forse molto superficialmente, avventurieri nel mondo, vogliosi di scoprire nuovi mondi, di lasciarsi alle spalle l’idea di confine. Certo dovevamo “usare” una libertà ritrovata (si pensi all’euforia collettiva da crollo del muro di Berlino e da collasso dell’URSS) nell’illusione della “fine della storia”.
Grazie al COVID-19 ci troviamo a fare i conti con la dogmatizzazione di una interdipendenza senza pensiero strategico e che, traumaticamente, sta corrispondendo al suo fallimento. Soprattutto l’Occidente non sembra possedere le categorie culturali dell’inter-in-dipendenza.
Ciò che – a ben guardare – dovrebbe diventare reale è il ritorno a una Politica (ri)pensata. D’altronde, è il mondo che ce lo chiede.
(Professore di Istituzioni negli Stati e tra gli Stati e di History of International Politics, Link Campus University – Editor, The Global Eye, http://globaleye.online – autore di “La grande metamorfosi. Pensiero politico e innovazione”, Eurilink University Press 2020, http://eurilink.it/prodotto/la-grande-metamorfosi-pensiero-politico-e-innovazione/)