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Il vaccino targato Bill Gates è sempre più vicino. Le novità da Novavax

New York – Un mese fa, in un’intervista al Times, Bill Gates ha promesso che una volta trovato un vaccino efficace contro il coronavirus avrebbe contribuito finanziariamente per garantire la sua produzione e diffusione di massa. Ora, le notizie che arrivano da un’azienda con sede nel Maryland, fanno sperare che questo obiettivo sia più vicino. Secondo quanto rivelano i media Usa, la Novavax ha avviato ieri la fase 1 della sperimentazione del vaccino contro il Covid-19 in Australia, con circa 130 partecipanti dai 18 ai 59 anni.

I risultati clinici verranno diffusi a luglio, e se saranno promettenti partirà la fase 2 in diversi paesi, inclusi gli Stati Uniti, con persone appartenenti ad una fascia di età più ampia. Gli sforzi di Novavax per combattere il coronavirus sono sostenuti da 388 milioni di dollari della Coalition for Epidemic Preparedness and Innovation (Cepi), coalizione tra organizzazioni pubbliche, private e filantropiche lanciata a Davos nel 2017 per sviluppare vaccini per fermare le future epidemie, e che ha tra i fondatori la Bill & Melinda Gates Foundation. La missione di Cepi, come si legge sul suo sito, è di “accelerare lo sviluppo di vaccini contro malattie infettive emergenti e consentirne un accesso equo durante le epidemie”.

Novavax è il più grande investimento della coalizione di sempre. “La somministrazione nei primi partecipanti a questo studio clinico è un risultato significativo, che ci avvicina di un passo alla necessità fondamentale di un vaccino nella lotta contro la pandemia – ha affermato il Ceo della società, Stanley C. Erck – Non vediamo l’ora di condividere i risultati a luglio e, se saranno promettenti, iniziare rapidamente la fase 2”. Il co-fondatore di Microsoft, da parte sua, in un lungo post sul suo blog, Gates Notes, aveva scritto che la pandemia è “come una guerra mondiale, tranne che in questo caso siamo tutti dalla stessa parte”.

Sulla strada per la ricerca di un vaccino poi, Gates e la moglie Melinda, attraverso la loro Fondazione, sono degli esperti, considerati tutti gli sforzi e le risorse impiegate negli anni per “sradicare malattie” come, polio, malaria e Hiv. Adesso la lotta è contro il Covid-19 e l’azione richiesta è urgente: per questo il miliardario filantropo è in contatto con diversi studiosi e si tiene aggiornato su tutti i programmi più innovativi.

Intanto, negli Usa, e non solo, continua il dibattito sull’idrossiclorochina, il controverso farmaco anti-malarico la cui efficacia è stata messa in dubbio da diversi esperti che hanno avvertito del rischio di gravi effetti collaterali, soprattutto cardiaci. A sostenerne i benefici è invece il presidente Donald Trump, che la settimana scorsa a sorpresa ha annunciato di aver utilizzato il farmaco a scopo preventivo (previa consultazione con il medico della Casa Bianca, ha assicurato). Ieri, il Comandante in Capo ha detto di aver terminato il ciclo di due settimane: “ho appena finito, e sono ancora qui”.

Nelle stesse ore, l’Organizzazione mondiale della sanità ha comunicato la decisione di sospendere i test sull’uso del medicinale, manifestando preoccupazioni per la sicurezza. In una conferenza stampa virtuale il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus ha precisato che l’Oms ha sospeso “temporaneamente” in via precauzionale gli esperimenti clinici sull’uso dell’anti-malarico in corso con i suoi partner in diversi paesi.

Una decisione che fa seguito alla pubblicazione venerdì scorso nella rivista Lancet di uno studio secondo il quale il ricorso alla clorochina e ai suoi derivati, come appunto la idrossiclorochina, nel trattamento del Covid-19 è inefficace quando non dannoso. I pareri continuano pero’ ad essere discordanti: la ricerca, infatti, è stata giudicata “confusa” dall’infettivologo francese Didier Raoult, tra i pionieri nell’uso dell’idrossiclorochina, il quale ha affermato di voler continuare con questo metodo nell’ospedale per le malattie infettive di Marsiglia dove lavora.



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