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Bordate presidenziali. Se fra Trump e la Casa Bianca c’è Barack Obama

Un attacco senza precedenti di Barack Obama a Donald Trump, sulla gestione dell’emergenza: ci sono leader “che non fanno neppure finta di essere responsabili”, ha detto l’ex presidente, pronunciando il discorso di laurea per migliaia di studenti di università tradizionalmente nere. Obama li ha spronati “a prendere l’iniziativa”, in un momento in cui chi è alla guida dell’Unione “non sa quel che fa” nel rispondere all’epidemia di coronavirus.

Parlando ‘a remoto’ ai neo-laureati, Obama ha fuso i toni ‘motivazionali’ dei discorsi di solito fatti in queste circostanze con la critica alla gestione della crisi che ha ucciso quasi 90 mila persone solo negli Stati Uniti e ha ‘azzoppato’ l’economia e il lavoro. “Questa pandemia ha definitivamente alzato il velo sul fatto che tantissimi uomini al comando non sanno cosa fare”.

Obama non ha nominato direttamente Trump, la cui gestione dell’emergenza, tardiva all’inizio, poi altalenante, infine tutta tesa alla ripresa delle attività, è stata a più riprese criticata da Joe Biden, candidato democratico alla Casa Bianca, e da altri esponenti dell’opposizione democratica, oltre che dalla comunità scientifica.

Secondo i dati della Johns Hopkins University, sabato ci sono stati nell’Unione 1,224 vittime e oltre 25 mila nuovi casi. Il totale delle vittime è salito a 88.754 e quello dei contagiati a 1.467.884.

Il discorso di Obama s’inquadra nel clima politico e sociale statunitense che, sul New York Times, Frank Bruni racconta così: “Ho sentito di donne musulmane in America che sono schernite perché vestono la hijab. Ho sentito di uomini ebrei presi in giro per i loro copricapi. E adesso ho sentito l’ultima: un mio amico è stato insultato per strada da uno sconosciuto perché aveva la mascherina”.

“Eppure –prosegue Bruni – c’è in giro un virus piuttosto cattivo e un modo per evitare di diffonderlo è di coprirsi naso e bocca. Chiamatela responsabilità civica, chiamatela scienza. Ma la scienza non è una risposta al tribalismo di questo nostro Paese ‘disfunzionale’, dove verità è ciò che dà sostanza ai nostri pregiudizi, nutre la nostra rabbia e stimola la nostra antipatia verso persone che abbiamo deciso essere nel campo avverso”.

E le mascherine protettive, “che Dio ci aiuti, sono totem tribali”: queste precauzioni di buon senso “si sono tramutate in dichiarazioni d’identità controverse”. Qualche giorno fa, Politico titolava “Indossare la mascherina è da liberale compiaciuto. Rifiutarsi d’indossarla è da tosti repubblicani” un articolo di Ryan Lizza e Daniel Lippman, che notavano come “in un’America profondamente polarizzata tutto può essere politicizzato”.

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