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L’immagine della Cina nel mondo è ai minimi. Italia esclusa

“Le relazioni tra Washington e Pechino scivolano velocemente verso una crisi senza precedenti dal 1989, ai tempi del massacro di Piazza Tienanmen che mise fine alla rivolta democratica”, scriveva oggi Federico Rampini sulle colonne di Repubblica raccontando la nascita dell’inchiesta statunitense, tra intercettazioni e testimoni scomparsi, che ha permesso al segretario di Stato Mike Pompeo di incolpare la Cina per le origini del Covid-19.

Spesso, in particolare da chi sogna un regime change in Cina, era stato fatto un paragone tra il coronavirus e il disastro di Chernobyl, un precedente di errore umano che segnò l’inizio della fine per il regime sovietico e delle sue menzogne. Ma Piazza Tienanmen non era ancora stata tirata in ballo. L’ha fatto oggi non soltanto Rampini ma soprattutto — e non ce ne voglia Rampini — l’agenzia di stampa Reuters, che ha rivelato l’esistenza di un rapporto cinese, preparato dall’influente think tank China Institutes of Contemporary International Relations e presentato ad aprile dal Guojia Anquan Bu (l’agenzia governativa d’intelligence e di controspionaggio) ai vertici di Pechino tra cui il presidente Xi Jinping, che avverte: il sentimento anticinese globale è ai livelli massimi da Piazza Tienanmen. Si tratta, hanno spiegato le fonti dell’agenzia, di un’ondata guidata dagli Stati Uniti e che deve mettere in guardia Pechino: si rischia il peggiore degli scenari, uno scontro armato tra le due superpotenze.

Quella della Reuters è una vera e proprio bomba sui rapporti tra Stati Uniti e Cina. Che però lascia aperte tre questioni. La prima: al sentimento anticinese globale corrisponde anche un crescente dissenso interno o, al contrario, il Covid-19 ha rafforzato il nazionalismo cinese? La seconda: l’avvertimento dello scenario da scontro armato è concentro o è piuttosto una minaccia di Pechino a Washington? La terza: e in Italia? Un sondaggio di Swg aveva rilevato che per il 36% degli intervistati per sviluppare le proprie alleanze al di fuori dell’Europa, l’Italia dovrebbe guardare più alla Cina. Per non dire delle simpatie cinesi del grillino Alessandro Di Battista, secondo cui Pechino vincerà la Terza guerra mondiale.

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