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La democrazia in periodo di crisi sanitaria. Serve una revisione della Costituzione?

Di Simone Mazzucca

Questo difficile periodo che vede il mondo sconvolto dal punto di vista sanitario, economico e sociale, ha posto diversi spunti di riflessione anche per gli equilibri delle democrazie occidentali.

In Italia si sta sviluppando un interessante dibattito attorno a possibili interventi di revisione Costituzionale per rendere la nostra Carta “adeguata” alla gestione di emergenze come quella che stiamo vivendo.

Non da ultimo anche Camera e Senato hanno dovuto affrontare la difficile applicazione dei regolamenti parlamentari ai tempi del Coronavirus. Ricordiamo come la seconda e la terza carica dello Stato hanno da subito dichiarato che l’attività del Parlamento sarebbe proseguita senza abdicare alla propria funzione, ciò ha previsto l’applicazione di metodi di funzionamento straordinario come per esempio le presenze contingentate in grado però di garantire comunque la rappresentatività dei Gruppi Parlamentari. Un tema molto rilevante che meriterebbe un approfondimento proprio per la natura parlamentare della nostra Repubblica.

Durante la prima conferenza stampa alla presenza dei cronisti da quando è iniziato il lockdown, rispondendo a una domanda del giornalista di Sky Tg 24, Massimo Leoni, il Presidente del Consiglio ha sostenuto che, terminata la fase emergenziale, sarà opportuno fare una riflessione, con tutte le forze politiche, attraverso un dibattito pubblico, per “registrare” l’assetto costituzionale che riguarda, per esempio, il riparto delle competenze tra Stato e Regioni.

La risposta si inserisce pienamente nel confronto in corso attorno a tre grandi temi di carattere politico e costituzionale: il rapporto tra Stato e Autonomie Territoriali, il bilanciamento dei diritti personali, il ricorso alle fonti secondarie per la gestione dell’emergenza e il conseguente rapporto tra il potere esecutivo e legislativo.

Come abbiamo visto vi sono stati momenti di discussione serrata tra il governo centrale e le Regioni e tra maggioranza e opposizione sul ruolo e sulla centralità del Parlamento.

È interessante richiamare una recente intervista alla Presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia che rispondendo alle domande di Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera ha affrontato in tre diversi passaggi i limiti e i margini di manovra che la Costituzione prevede per affrontare situazione di emergenza.

“La nostra Costituzione – sostiene la Presidente – a differenza di altre, non prevede lo ‘stato d’eccezione’. Dunque, anche in situazioni di crisi valgono i principi di sempre, ma ciò non significa che non si debba tener conto delle circostanze e delle loro peculiarità. […] Potremmo dire che i principi costituzionali sono sempre finestre aperte sulla realtà”.

Una mancanza, quella dello stato d’eccezione, che sicuramente non può essere considerata come una dimenticanza dei Padri costituenti, considerato anche che la nostra Carta nasce proprio in un momento straordinario, dopo la fine del secondo conflitto mondiale e della dittatura fascista. Una scelta che meriterebbe una rilettura dei lavori della Costituente per approfondire il dibattito attorno a questo tema.

E a proposito delle divergenze che si sono venute a creare, pur non volendo entrare nel merito delle singole questione Cartabia aggiunge “voglio ricordare che nella Costituzione sono indicate le ragioni che possono giustificare limitazioni dei diritti e gli strumenti con cui tali limitazioni si possono imporre”.

In merito ai limiti degli interventi straordinari la Presidente della Corte ha dichiarato “la Corte costituzionale ha affermato in varie occasioni che più la compressione di un diritto o di un principio costituzionale è severa, più è necessario che sia circoscritta nel tempo. Le limitazioni si giudicano secondo il test di proporzionalità che risponde a queste domande: si sta perseguendo uno scopo legittimo? La misura è necessaria per quello scopo? Si è usato il mezzo meno restrittivo tra i vari possibili? Nel suo insieme, la norma limitativa è proporzionata alla situazione?”.

Possiamo dire che con queste domande la Presidente Cartabia ha anticipato i principi che la Corte potrebbe seguire in caso di pronunciamenti su questi temi? Si tratta comunque di un consolidato approccio alle questioni utilizzato anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo quando è chiamata ad esprimersi in materia di tutela dei diritti fondamentali.

Ma qual è il quadro normativo all’interno del quale il governo si è mosso durante la crisi?

Si tratta dell’articolo 32 della Costituzione (La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana), l’articolo 117 della Costituzione che elenca le materie di legislazione concorrente (tra questi il diritto alla salute) e in ultimo l’articolo 120 della Costituzione (Il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria oppure di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali. La legge definisce le procedure atte a garantire che i poteri sostitutivi siano esercitati nel rispetto del principio di sussidiarietà e del principio di leale collaborazione).

Per quando riguarda invece la legislazione ordinaria ricordiamo la legge 833/1978 istitutiva del Servizio sanitario nazionale, il decreto legislativo 117/1998 che ripartisce le competenze ad emanare ordinanze in materia di igiene e sanità e infine il decreto legislativo 1/2018 che disciplina il ruolo della Protezione civile regolamentando ruolo e poteri del Presidente del Consiglio.

Dal dibattito pubblico è emerso con chiarezza che una riflessione sulla ridefinizione dell’equilibrio dei poteri in situazioni come quella che stiamo vivendo possa essere oggetto di una revisione.

Del resto non sarebbe la prima volta che il Parlamento affronta questo tema. Si ricorda da ultimo che anche la riforma costituzionale approvata dal Parlamento la scorsa legislatura, mai entrata in vigore per via della bocciatura referendaria, aveva eliminato la competenza concorrente, aggiungendo per esempio, rimanendo sul tema sanitario, alla competenza esclusiva dello Stato le “disposizioni generali e comuni per la tutela della salute, per le politiche sociali e per la sicurezza alimentare”, mentre spetterà alle Regioni solo la “programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali”.

Qui il dossier completo con le schede di lettura del centro studi della Camera.

Si vedrà quindi se il Parlamento deciderà di revisionare questa parte della nostra Carta Costituzionale, circoscrivendo le modifiche per affrontare i periodi di emergenze, oppure se si vorrà mettere mano anche agli equilibri tra Stato e Autonomie Territoriali fuori dalla straordinarietà. Il dibattito è aperto e sarà sicuramente interessante seguirlo per le innegabili ricadute sulla struttura dello Stato e sulla quotidianità di tutti.

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