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Occhio! La crisi può colpire la Difesa. La mossa di Leonardo e il dibattito europeo

Nonostante gli avvertimenti di esperti e addetti ai lavori, è difficile che la Difesa riesca a evitare i venti di crisi da Covid-19, in Europa e oltre. Di fronte agli appelli per budget consistenti che permettano di affrontare un mondo più insicuro e di rilanciare un settore strategico per la ripresa economica, è probabile che si riaprirà la stagione dei tagli. Lo scenario si disvela di giorno in giorno sui quotidiani d’Europa; ieri, ha fatto il punto nel suo notebook sul Financial Times l’esperta Helen Warrell; oggi, il transalpino Les Echos offre il punto di vista di Parigi con il corsivo dell’europarlamentare Nathalie Loiseau. Nel frattempo, in Italia ci si attrezza per respingere la crisi. Il campione nazionale, Leonardo, ha annunciato l’apertura di nuove linee di credito per 2 miliardi di euro.

FORZE ARMATE MARGINALIZZATE?

Secondo il FT, la Difesa è destinata ad affrontare due problemi, uno di breve termine e l’altro nel medio-lungo periodo. In primis, le Forze armate starebbero assistendo a una “marginalizzazione” del loro ruolo, quantomeno nelle funzioni tradizionali di Difesa della nazione e contributo alla stabilità internazionale. Seppur in prima linea nell’affrontare il virus in supporto alle strutture civili, le componenti militari hanno visto andare in lockdown le attività legate ai compiti precipui, comprese le grandi esercitazioni, gli addestramenti e alcune parti delle missioni internazionali. Questo potrebbe tradursi, spiega la Warrell, in un calo di attenzione (politica e di strategia finanziaria) per questo tipo di attività. La questione è: “Quale è il ruolo della Difesa quando la sicurezza nazionale non riguarda più il numero di truppe, velivoli e portaerei, ma piuttosto la catena di fornitura degli strumenti di protezione personale e le capacità di test?”.

IL LOCKDOWN DEI COMPITI TRADIZIONALI

Per le Forze armate si tratterebbe di fare un passo indietro rispetto alle priorità sanitarie. Lo ha notato il generale Nick Carter, numero uno delle Forze armate britanniche citato dal Financial Times: “Per una volta nella nostra vita, non siamo in prima linea; la parola d’ordine, offrendo il nostro supporto agli altri, è umiltà”. In tal senso vengono intesi i contributi che in tutti i Paesi più colpiti dal Covid-19 (Italia compresa) arrivano dalle Forze armate, costrette così a mettere in lockdown il “day-to-day business”. La sensibile riduzione di Defender Europe 2020, la cancellazione della parata per il Giorno della vittoria in Russia e la sospensione di attività nelle missioni internazionali sono esempio di un blocco dei tradizionali compiti militari.

APPUNTI PER L’ITALIA

C’è da dire che in Italia le Forze armate hanno dimostrato proprio nel contributo alla gestione dell’emergenza Covid-19 di essere un patrimonio di eccellenze per il Paese. Certo, è altrettanto vero che “i compiti per pubblica calamità e casi di straordinaria necessità e urgenza” rappresentano la loro quarta missione. Quarta dopo la difesa dello Stato, la difesa degli spazi euro-atlantici e il contributo a pace e sicurezza internazionali. Il timore paventato dal Financial Times, è che la crisi pandemica possa accrescere la quarta funzione a discapito delle altre. Sembra un timore fondato anche nel nostro Paese, vista la riemersione di alcune correnti anti-militariste (c’è chi propone la Difesa civile) e la ripresa del dibattito (che proprio non ci mancava) sugli F-35. Il tutto, nonostante l’impegno profuso dal ministro Lorenzo Guerini a favore della cultura della Difesa.

MA SE IL MONDO È PIÙ INSICURO?

Tra l’altro, nota lo stesso quotidiano britannico, tutto questo rappresenta un problema perché le esigenze di Difesa non si sono certo attenuate. Anzi, se possibile, il Covid-19 ha reso il mondo un posto più insicuro e competitivo, esasperando il confronto tra potenze e alcuni dossier regionali (vedasi la Libia). Ciò richiederà Forze armate pronte, preparate e ben equipaggiate. È qui che però interviene il secondo problema per la Difesa, quello che agirà nel medio-lungo termine: i rischi di tagli ai budget pubblici per il settore. “È difficile immaginare – scrive la Warrell – che i governi che si stanno riprendendo dallo shock economico privilegino la spesa per la difesa rispetto a quella destinata sanità e all’assistenza sociale”.

LA LIQUIDITÀ DI LEONARDO

Nel suo notebook, la giornalista britannica non tiene conto di un terzo problema, prettamente di carattere industriale, di breve periodo e trasversale a più settori: la crisi di liquidità. Non è un caso che il principale attore nazionale, Leonardo, abbia annunciato ieri sera la sottoscrizione di nuove linee di credito con un pool di banche internazionali per 2 miliardi di euro. Sommato alle disponibilità liquide e alle linee di credito preesistenti, fa sapere l’azienda, l’importo consente di contare su una liquidità totale di oltre 5 miliardi di euro. L’operazione, ha spiegato l’ad Alessandro Profumo, “consentirà di rafforzare ulteriormente la liquidità del Gruppo e garantire adeguata flessibilità finanziaria nel mutato contesto economico causato dalla pandemia Covid-19”. Le linee di credito hanno una durata fino a due anni e non prevedono covenant finanziari.

IL CASO USA

Quello della liquidità è un problema che riguarda non solo l’Italia. Negli Stati Uniti, il supporto al settore industriale da parte del Pentagono è stata una delle prime misure messe in campo, già a metà marzo, contro la crisi pandemica. Il dipartimento guidato da Mark Esper ha chiarito da subito di voler difendere il comparto, disponendo dunque l’aumento dei pagamenti progressivi sui contratti in essere, dall’80 al 90% dei costi per le grandi aziende e dal 90 al 95% per le medie e piccole. Ha inoltre accelerato i pagamenti ai prime contractor, chiedendo loro di fare lo stesso sulle rispettive filiere. Eppure, anche oltreoceano, la partita più delicata riguarda il lungo periodo. Si teme il ritorno ai tetti alla spesa del Pentagono, agli anni della sequestration che seguirono la crisi finanziaria del 2008.

IL PROBLEMA VISTO DA PARIGI

Anche in Francia il comparto è attenzionato. Sin dall’emergere della crisi, il settore dell’aerospazio e difesa è stato inserito dal governo tra quelli su cui basare la ripartenza economica. Resta comunque il timore di budget ridotti rispetto alle aspettative (piuttosto alte per la Difesa d’oltralpe). Oggi, l’eurodeputata Nathalie Loiseau invita a “ripensare la sicurezza e la difesa dell’Europa”. Il punto è molto simile a quello del FT: al momento, le Forze armate sono tutte concentrate su compiti civili; in prospettiva, la sicurezza sanitaria supererà altre esigenze, ma il mondo resterà un posto insicuro, denso di minacce. Ciò renderà necessario finanziarie più e meglio la Difesa in un contesto in cui essa non apparirà più prioritaria agli occhi del grande pubblico. Eppure, spiega Loiseau, “siamo sotto attacco”. Si citano le crisi in Libia, Sahel e Siria, ma anche gli attacchi informatici e le attività di propaganda e disinformazione. L’invito è lo stesso di quello che si sente oltreoceano: non ripetiamo gli errori del passato.

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