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Un tavolo di dialogo a favore del Venezuela. L’iniziativa di Lacava

Ci sono riusciti il Sudafrica e la Colombia, perché non potrebbe riuscirci il Venezuela? Rafael Lacava, economista e governatore dello stato Carabobo, membro fedelissimo Partito Socialista Unito del Venezuela di Nicolás Maduro, e uno dei fondatori della Rivoluzione Bolivariana con Hugo Chávez, è convinto che la strada giusta per risolvere la crisi venezuelana è il dialogo.

Più di mezzo milione di follower su Instagram, Lacava è considerato uno dei politici più seguiti sui social in Venezuela. E per questo ha approfittato dell’audience che ha per convocare un tavolo di negoziazione tra il governo di Maduro e l’opposizione. “Il presidente della Repubblica (Maduro, ndr) ha teso la mano in diverse opportunità all’opposizione per fare una tregua – spiega il governatore a Formiche.net -, per finire questa polarizzazione politica così forte che c’è in Venezuela e che ha portato conseguenze tanto negative per il popolo venezuelano. Credo che il momento è opportuno, per la pandemia globale che viviamo. La politica, la leadership politica venezuelana, la leadership imprenditoriale, accademica e religiosa devono superare le ideologie e le ambizioni personali, perché qui la gente sta soffrendo”.

La proposta dunque è far sedere a un tavolo diversi rappresenti di governo e opposizione. La sede messa a disposizione da Lacava è il Campidoglio di Carabobo, dove opera il palazzo del governo regionale dello Stato da lui guidato: “Nonostante i numerosi tentativi di boicottare l’attività, il primo incontro ha superato ogni aspettativa. C’erano molti partiti dell’opposizione, rappresentati delle università, imprenditori, studenti. C’era un pubblico molto nutrito e sono emerse idee molto interessanti che danno un valore aggiunto per l’intesa nazionale”.

Lacava ha scritto ai partiti che non hanno voluto partecipare e sottolinea che la porta resta aperta: “Hanno fatto un comunicato quasi insultandomi, ma io non cado in questo confronto perché è inerte e poco fecondo […] Io continuerò a invitarli finché capiranno che sederci a parlare è una necessità. E lo dico dalla trincea dei vincitori, perché dall’autoproclamazione, Guaidó non è mai stato così impopolare come ora”.

La situazione del Venezuela è molto complessa. Secondo Lacava, il nodo del problema sono le sanzioni imposte dagli Stati Uniti. Ed è questa la causa della mancanza di benzina nel Paese, che ha le riserve di petrolio più grandi del mondo.

“Fino a poco fa aveva carburante – spiega il governatore -. Gli Usa hanno aggravato il blocco navale delle nostre coste, evitando che qualsiasi privato o impresa riesca ad avere rapporti commerciali con la statale Petróleos de Venezuela (Pdvsa), soprattutto per gli additivi, così importanti per produrre benzina nelle raffinerie. Questo ha provocato un collasso totale della produzione e dei magazzini. Oggi stiamo cercando di produrre noi gli additivi con tutta la problematica tecnologica che questo comporta”.

In questo senso Lacava si è detto sorpreso e indignato dalle dichiarazioni di un’esponente dell’opposizione venezuelana residente a Miami che ha chiesto di impedire l’arrivo di “navi che, grazie agli accordi bilaterali con la Repubblica Islamica dell’Iran, stanno cercando di aiutarci a risolvere il problema […] La gente sta soffrendo per colpa di questo embargo”.

L’economista è convinto che gli altri Paesi possono svolgere un ruolo importante per il dialogo: “C’è una gran parte della comunità internazionale che scommette a favore di questo dialogo. Il nostro governo nazionale, guidato dal presidente Nicolás Maduro, ha creato iniziative come quella di Barbados o Repubblica Dominicana. Purtroppo sono state attaccate da un settore radicale dell’opposizione che preferisce la metodologia delle sanzioni contro il popolo venezuelano. […] Ma c’è molta gente, una comunità internazionale cosciente e intelligente, che sa che l’unica forma di superare la crisi del Venezuela è attraverso il dialogo”.

Lacava ricorda la sua esperienza come mediatore nel caso del giovane americano Joshua Holt, arrestato in Venezuela dal 2016: “Sono stato scelto per migliorare i rapporti bilaterali con gli Stati Uniti. Sono andato più volte a Washington e ho parlato con il presidente Donald Trump per più di 15 minuti al telefono. Ho ricevuto il presidente della Commissione di Rapporti Esteri del Senato Usa, Bob Corker, durante la visita in Venezuela. È stata una negoziazione importante che ha dato un buon risultato”.

Ora la situazione del Venezuela è molto più complessa, come spiega Lacava, ed è necessario un patto per promuovere azioni che aiutino alla popolazione: “Non possiamo continuare in questa polarizzazione, questo confronto ostile che dura da tanti anni, in mezzo ad una pandemia globale. […] Dobbiamo prendere misure congiunte per sostenere la gente. […] La politica la fanno i politici e gli statisti per il bene delle generazioni attuali e quelle che verranno, per il bene del Paese, e per questo abbiamo lanciato questa proposta di dialogo. Anche seguendo l’iniziativa del presidente Maduro del dialogo permanente”.

Lacava è un politico fuori dal comune. Sui social network balla, canta e parla con un linguaggio molto vicino alla gente comune. Anche se in molti dicono che ha consiglieri di marketing politico in Germania e in Italia, lui sostiene che la sua è una forma di comunicare spontanea, improvvisata, che è riuscita a calare nel pubblico più giovane: “Sono un politico atipico. La gente è incuriosita da me. Sono riuscito a intrecciare la musica, lo sport e il divertimento. […] Tutto è entrato in simbiosi con il mio ruolo politico e questo mi dà forza. Ho avuto fortuna che è uscito bene ma non era pianificato. La gente è satura della politica e si avvicina alle cose diverse”.

Per avere successo in questa missione di dialogo in Venezuela Lacava dice di essere disposto a tutto: “Non ho nessun problema di sacrificare il mio futuro politico per arrivare ad un’intesa perché la gente sta vivendo molto male e i politici non possiamo restare passivi”. Ma alla domanda se è disposto, anche, di cambiare trincea politica dice di no perché non pensa che quello aiuterà. Lui resta federe ai suoi principi e alla sua visione politica.

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