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Trump alle prese con il virus fra conta dei morti e controcanto di Fauci

Da qualche ora, un pannello luminoso installato a Times Square, a New York, il Trump Death Clock, l’orologio della morte di Trump, scandisce i decessi per coronavirus che si sarebbero potuti evitare con una reazione più tempestiva del magnate presidente. L’iniziativa ricorda l’orologio dell’Olocausto nucleare, che segna i minuti alla mezzanotte d’una guerra atomica.

Il pannello di Times Square, luogo icona della città di Donald Trump, è quasi a quota 50mila morti, sulle oltre 80mila del conteggio ufficiale: basandosi su considerazioni scientifiche, ma in parte speculative e/o arbitrarie, il conto parte dal presupposto che il 60% dei decessi avrebbero potuto essere evitati se la Casa Bianca avesse varato le restrizioni una settimana prima di quanto ha fatto.

E mentre il presidente, spinto da considerazioni economiche, insiste per riaprire l’America, che ormai di fatto lo è, Anthony Fauci, il virologo più ascoltato negli Usa, membro della task force dell’amministrazione Trump, si appresta ad ammonire il Senato che una riapertura troppo rapida comporterà per i cittadini statunitensi “sofferenze e morti non necessarie”. È stato lo stesso Fauci ad anticipare che cosa intende dire al Senato, con una mail ai media.

Fauci è uno degli specialisti che devono oggi deporre “da remoto” di fronte alla Commissione Sanità del Senato, dopo che il presidente gli ha vietato di deporre alla Camera, controllata dai democratici. È la prima volta che Fauci parla al Congresso dopo la proclamazione dell’emergenza nazionale per l’epidemia di coronavirus a marzo: Fauci lo farà senza avere al fianco il presidente Trump, com’è sempre avvenuto nei briefing alla Casa Bianca, dove i due si sono spesso contraddetti.

Intanto, alla Casa Bianca è scattato l’obbligo della mascherina per tutti i membri dello staff che entrano nella West Wing, l’ala dove ci sono lo Studio Ovale e gli uffici presidenziali. La decisione è stata presa dopo alcuni casi di contagio fra i collaboratori del presidente e del suo vice Mike Pence, che vengono entrambi sottoposti al tampone ogni giorno e che sono finora risultati sempre negativi.

Nel memo inviato allo staff si spiega che le mascherine saranno disponibili nello studio medico della Casa Bianca, si invitano tutti a rispettare le norme del distanziamento sociale e si varano restrizioni per gli ospiti. Le nuove regole, tuttavia, non riguardano – è scritto espressamente – Trump e Pence.

In un tweet, il presidente ieri sosteneva che “i numeri del coronavirus sembrano molto migliori, scendono quasi ovunque, si stanno facendo grandi progressi!”, probabilmente riferendosi al numero dei decessi di domenica, 776, il più basso da marzo. Ieri, i morti sono stati 830, ancora sotto i mille, e il numero dei decessi complessivo, secondo i dati della Johns Hopkins University, è ormai vicino agli 81mila, mentre i contagi sono quasi 1.350.000.

Una nuova stima dell’Institute for Health Metrics and Evaluation della Washington University prevede oltre 137 mila morti in America entro i primi di agosto, per via delle riaperture e della possibilità di tornare a muoversi liberamente da una parte all’altra del Paese. L’ultima stima di Trump era di 95 mila vittime.

Ieri il presidente ha annunciato lo stanziamento di un miliardo di dollari per finanziare i test in tutta l’Unione, dicendo che ne sono già stati fatti oltre 9 milioni, circa 300mila al giorno. Brett Giroir, sottosegretario alla Sanità, lo ha però corretto: i soldi stanziati sono 11 miliardi, non un miliardo.

Tensione sempre alta con la Cina, che, attraverso i suoi hacker e la sua rete di spionaggio, starebbe tentando di rubare ai ricercatori americani i risultati ottenuti nella ricerca d’una cura e d’un vaccino contro il coronavirus. A lanciare l’allarme sono l’Fbi e il Dipartimento alla sicurezza nazionale che mettono in guardia dall’offensiva cinese.

E Trump ritwitta un articolo del sito di destra Daily Caller che riprende rivelazioni di Der Spiegel, basate su fonti dell’intelligence tedesca, secondo cui fu proprio il presidente cinese Xi Jinping a chiedere all’Oms il 21 gennaio di ritardare la diffusione di informazioni sulla trasmissione da uomo a uomo del coronavirus e la dichiarazione di pandemia.

Dal canto suo, la Cina ha replicato alle “bugie” e alle “accuse assurde fabbricate” da politici e media Usa, il cui fine “è di spostare su Pechino la colpa” della inadeguata risposta americana all’epidemia. Sul sito del Ministero degli Esteri, c’è un testo di 30 pagine con 24 risposte ad altrettanti quesiti, così da ribattere ai rilievi più comuni.

Un esempio: le definizioni di “virus cinese” o “virus di Wuhan” spesso usate da Trump e dai suoi: in base a un “reality check”, l’Oms ha già chiarito che il nome della malattia “non dev’essere associato a un particolare Paese o luogo”. Il documento cinese si apre con una citazione di Lincoln: “Puoi ingannare tutte le persone per un po’ di tempo e alcune persone per tutto il tempo, ma non puoi ingannare tutte le persone per tutto il tempo”.

GpnewsUsa2020

 

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